9, Luglio, 2025

«Ecco la mia Grecia in crisi»

La drammatica crisi greca ha occupato i giornali e i telegiornali degli ultimi giorni. Da Atene ci scrive Laura Loreti, imolian che dal 1981 è titolare di un’agenzia viaggi nella capitale ellenica insieme al marito.

In questi ultimi mesi, per non dire anni, in tutto il mondo si sente parlare di Grecia a proposito e sproposito: cosa succede in questo piccolo limbo di terra che si trova al confine tra l’Europa e la Turchia alla fine della turbolente penisola balcanica? Da residente, mantenendomi il più neutrale e obiettiva possibile, vorrei spiegarvi cosa sta realmente succedendo. Le misure di austerità della Troika, rigidamente applicate in Grecia tra il 2010 e il 2014 in una sorta di commissariamento del Paese da parte dell’Unione europea, si sono accanite su un popolo che a differenza di quello che si sente dire è tutt’altro che indolente e spendaccione, come si può vedere nelle recensioni dell’Organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico (Ocse) dove si legge che in Grecia si lavora in media 2.032 ore all’anno (la media dei Paesi europei è 1.776 ore annue). Il reddito medio dei paesi europei è di 17.092 euro a famiglia, in Grecia è di 15.877. L’esito delle famigerate riforme strutturali volute dall’Europa è stato rovinoso e ha provocato una catastrofe umanitaria: dal 2009 a oggi il Pil è crollato del 25%; il rapporto debito pubblico/Pil è salito al 185% (nel 2014); la disoccupazione totale è al 27%; quella giovanile al 60%; 1.200.000 persone hanno perso il lavoro dal 2009 a oggi; il 30% delle attività imprenditoriali ha chiuso i battenti dal 2009 ad oggi; i salari sono diminuiti del 40% rispetto al 2009; le pensioni sono state dimezzate rispetto al 2009; la povertà è raddoppiata rispetto al 2009; il tasso di povertà infantile è del 41%; rispetto al 2009 il 250% in più delle famiglie vive senza corrente elettrica; il 56% della ricchezza è posseduta dal 10% della popolazione. I soldi dati ad Atene in tutti questi anni non hanno mai raggiunto il popolo, ma sono stati dati per salvare le banche. Avendo presente tutta la situazione dopo anni di austerità siamo arrivati al referendum del 5 luglio, che secondo me ha rappresentato una scelta molto coraggiosa in condizioni di ingerenze e pressioni senza precedenti, con le banche chiuse e i mezzi di informazione interni ed all’estero che facevano terrorismo mediatico, presentando il Paese peggio che se fosse in guerra! Per la Grecia non si trattava, come si è voluto far credere, di una scelta di rottura con l’Europa, ma la volontà di tornare ai valori che stanno alla base dell’Ue (ricordo che il momento di massima solidarietà nella Ue è stato nel 1953 quando venne tagliato il 60% del debito della Germania, dopo la guerra). Abbiamo votato perché il nostro governo si impegni a una soluzione socialmente giusta e sostenibile, senza cadere negli errori del passato che hanno condannato l’economia greca, portandola (come quella dell’Europa in generale) in un vicolo cieco, con l’attuazione di programmi che non solo non ci hanno portato fuori dalla crisi, ma ci hanno spinto ancora più verso di essa. Con questo riconosco che la colpa maggiore è dei governi greci che si sono succeduti negli ultimi cinque anni: ci hanno portato sull’orlo del fallimento creando rapporti clientelari, rafforzando la corruzione e gli intrecci tra politica ed economia, lasciando incontrollata l’evasione fiscale. Ma la cura imposta da Bruxelles non ha funzionato perché malgrado le riforme e il memorandum non hanno portato alla giustizia fiscale. Oltretutto, in questi anni la Grecia ha continuato a comprare armi, basta ricordare che nel 2010 importò dalla Germania, per un valore complessivo di 403 milioni di euro, 223 panzer e un sottomarino. Il “no” dei greci al referendum è stato votato con la speranza che con questo governo si possa veder ripartire l’economia e che i soldi non vengano “mangiati” dai politici come in passato. Si spera che i fondi verranno meglio utilizzati e ridistribuiti nelle infrastrutture del Paese. Per quanto riguarda la vita quotidiana nulla è vero di quello che è stato riferito nei giorni scorsi: i supermercati sono pieni di viveri, non è venuto a mancare nulla. I benzinai hanno regolarmente benzina. È vero, le banche sono chiuse e si possono ritirare solo 60 euro al giorno a conto, ma considerate che 60 euro per 30 giorni fanno 1.800 euro al mese! Chi ha uno stipendio o una pensione così alta nell’Europa della crisi? Per fortuna non ne ha patito il turismo, nella nostra agenzia non abbiamo avuto cancellazioni e continuano ad arrivare nuove richieste. Spero di avere contribuito a fare un po’ di chiarezza. Se volete aiutare la Grecia nell’unica “industria” che possiede, continuate a visitare la Grecia, a godervi il suo mare e visitare i suoi innumerevoli siti e musei. Un caro saluto da Atene

Laura

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