9, Luglio, 2025

Lorenzo Marchetti, from Santa Barbara City College

Santa Barbara, cittadina affacciata sull’oceano Pacifico ai piedi delle montagne di Santa Ynez, nello stato della California, è meta di turisti da tutto il mondo grazie al suo clima e alle sue bellezze naturali. Santa Barbara è nota, oltre che per le sue belle spiagge, anche perché giovani di tutto il mondo la scelgono per gli studi. Il prestigioso Santa Barbara City College è la favorita «study destination» in America. E qui si trova un altro giovane imolese volato negli Stati Uniti: Lorenzo Marchetti, che compirà a breve i 21 anni.
«Mi chiamo Lorenzo Marchetti, ho 20 anni, sono nato a Roma ma cresciuto in tutto e per tutto a Imola. Ho frequentato le elementari alla scuola Chiusura, le medie alle Valsalva e le superiori al liceo scientifico Rambaldi Valeriani (sperimentazione scienze). A Imola, oltre a dedicarmi agli studi, ho anche giocato a calcio per un lungo tempo per la società Calcio Imola 2004, inoltre mi dilettavo nel collaborare con i locali della nostra zona (Vie en Rose, Baccara Lugo e Giradischi Faenza). Mi sono trasferito perché sono abbastanza convinto che viviamo tutti in un mondo che è più grande della realtà in cui si è cresciuti e credo che per essere competitivi al massimo nel mondo del lavoro ci si debba essere, almeno in parte, formati all’estero. Ho avuto la possibilità di fare questa esperienza e ho deciso di coglierla al volo, dopo aver vissuto un anno a Londra, studiando e lavorando come cuoco, appena finito il liceo. Ora frequento il Santa Barbara City College, uno dei migliori degli Usa. I college sono le strutture che coprono i primi 2 o 3 anni di studio negli Stati Uniti; gli studi vengono poi completati passando da un college ad una University che, dopo altri due anni, rilascerà il bachelor, con l’obiettivo di trasferirmi in un prestigioso ateneo come quello di Los Angeles, l’università della California. A Santa Barbara sto studiando Global Studies, che comprende relazioni internazionali, economia internazionale e sociologia internazionale. Negli Stati Uniti mi sono trovato subito davanti a realtà diverse da quelle a cui ero abituato: la nazione è molto «individualista», ognuno prepara il proprio corso di studi, ognuno organizza la sua vita, difficilmente arrivano aiuti dall’esterno, a meno che non siano espressamente richiesti. Mi sono adattato abbastanza in fretta e devo dire che, non sentendo troppo la mancanza di casa, ho imparato a utilizzare il mio tempo al meglio: ho i miei ritmi di studio senza alcuna pressione, coltivo le mie passioni (musica, cultura, calcio e via dicendo) e ho stretto amicizie abbastanza forti: per il Thanksgiving, ad esempio, sono stato invitato da un amico americano a casa sua, con la sua famiglia, e devo dire che è stata una esperienza magnifica. Di casa e dell’Italia mi manca tutto ciò che è legato alla cultura e, soprattutto, alla cultura del cibo. Qui si mangia male e in modo poco sano, dato che per l’americano medio non è importante cosa mangi, basta che costi poco. Quantità e non qualità, non il massimo insomma… Per quanto riguarda gli studi, questo mondo a noi sembra assolutamente il paradiso. Qui gli studenti hanno strutture a disposizione per ogni genere di situazione, i campus si evolvono in aree paragonabili a città, anzi, sono città vere e proprie, abitate solo da studenti e professori. Biblioteche, aree studio e aree relax, piscine, stadi, tutto ciò che è necessario e superfluo nello stesso tempo è all’interno di queste “città”. Non esistono esami che coprono vastissime parti di programma, ma ogni giorno ci sono classi, come a scuola, e alla fine di un determinato percorso si arriva all’esame. E questi esami non fanno paura, se una persona è stata abbastanza furba da seguire le lezioni costantemente, studiare un minimo, ecco allora che i risultati sono ottimi. L’altra parte degli studi è legata ai progetti individuali che ogni classe ti assegna: all’inizio di ogni semestre i professori fanno scegliere una ricerca, un progetto che ogni studente dovrà portare a termine per la fine del semestre. La ricerca è premiata quasi più dei classici esami, e sinceramente, si è spronati a fare del proprio meglio quando si ha a che fare con progetti che riguardano solo noi stessi e la materia di studio. Dalle università degli Stati Uniti escono persone pronte per lavorare senza alcuna paura, perché il lavoro è qualcosa di già insito durante il corso di studi. Vivo in un ambiente fortemente internazionale perché Santa Barbara ha una forte componente studentesca e quindi l’integrazione è molto più facile rispetto ad altri posti. Per ciò che concerne la lingua non ho avuto grandi problemi perché già parlavo fluentemente inglese, l’ho sempre studiato e successivamente ho fatto un anno di rodaggio a Londra. Kind regards. Lorenzo Marchetti».

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