9, Luglio, 2025

Jessica nella terra di Goethe

Ecco dalla Germania Jessica Poli, 21 anni. Ha frequentato il liceo linguistico Alessandro da Imola, dopo di che la sua grande passione per le lingue straniere l’ha portata a scegliere il corso di laurea in Lingue e letterature straniere di Bologna, dove ha studiato e studia tedesco, francese e polacco. In casa sua si è sempre respirato un clima internazionale, poiché la mamma è traduttrice e il padre viaggia spesso all’estero per lavoro. Jessica ci scrive da Mainz, sede di un’università e di una diocesi cattolica, città di quasi 200.000 abitanti nota anche per il suo carnevale.
m.ad.m.

«L’Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, /ancora truffe al forestiero, si presenti / come vuole. /Onestà tedesca ovunque cercherai invano, /c’è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; /ognuno pensa per sé, è vano, dell’altro diffida, /e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé». Goethe, il grande poeta e scrittore tedesco, descrisse così la penisola italiana che trovò nel corso del suo viaggio – fuga tra il 1813 ed il 1817 e, forse, la situazione del nostro Paese non è cambiata di molto. Quella tedesca, contrariamente a quello che possiamo pensare, è molto simile alla nostra. Quando ad ottobre sono partita per un semestre di studi a Mainz (Magonza), capoluogo della Renania-Palatinato, con il programma Erasmus, non ho avuto dubbi sulla scelta della nazione: da un lato volevo migliorare il mio livello di tedesco, dall’altro desideravo trasferirmi in un Paese in cui ordine e disciplina rigorosa fossero all’ordine del giorno. La mia disillusione – dopo code per uffici universitari senza avere concluso nulla, autobus che non passano oppure sono in ritardo, moduli di iscrizione andati persi… – è l’unica nota negativa alla mia esperienza, che giungerà al termine alla fine di febbraio. Ma anche questo fa parte dell’avventura. Il sistema universitario che ho potuto sperimentare alla Johannes Gutenberg Universität, è molto diverso dal nostro, più americano direi, poiché predilige l’aspetto pratico a quello teorico. Inoltre, non esistono gli esami orali tanto che, quando si cerca di spiegare a uno studente tedesco questa modalità di verifica così diffusa in Italia, rimane sbalordito. Molti corsi infatti prevedono delle Referate, ovvero un’esposizione di circa 15 minuti su un argomento preparato a casa, altri delle tesine, altri ancora delle Klausuren, domande a scelta multipla svolte al computer. A lezione è richiesta una partecipazione attiva, l’insegnamento è molto nozionistico e per gli esami bastano le poche definizioni inserite nelle slide fornite dal docente. Non esiste nemmeno una bibliografia da studiare e devo ammettere che mi manca molto preparare gli esami italiani: leggere molte opere, le relative critiche e gli appunti di professori che saprebbero parlare per ore ed ore di quell’argomento senza mai fermarsi. Manca soprattutto la soddisfazione di prendere un voto alto dopo la tanta fatica ed energia messa nello studio. Il rapporto con i compagni tedeschi è molto difficile perché non parlano molto volentieri con gli stranieri, ma fortunatamente le attività promosse dal comitato Erasmus – tra cui le gite a Weimar, Erfurt e Colonia – mi hanno permesso di allacciare rapporti con altri studenti stranieri, in prevalenza francesi oppure italiani come me (nella foto Jessica, dietro a destra, con le amiche Albane di Digione, Carlotta di Alessandria ed Eleanor di Glasgow). Per quanto riguarda la lingua non ho avuto grosse difficoltà visto che studio il tedesco da vari anni, anche se le solide basi grammaticali scolastiche non reggono il primo impatto con l’espressione orale; inoltre, frequentare le lezioni all’università mi sta dando la possibilità di raffinare la lingua e soprattutto il lessico. Dell’Italia mi manca molto – oltre ovviamente la mia famiglia – il sistema universitario, le parole di solidarietà scambiate con dei compagni di corso che magari non si conoscono nemmeno, ma con i quali si condivide comunque un destino. Mi manca l’alto livello di cultura generale in campo umanistico, che qui è purtroppo pressoché inesistente. L’Erasmus è in ogni caso un’occasione che tutti gli studenti dovrebbero cogliere perché rende più indipendenti e amplifica molto la visione sulla materia dei nostri studi. Da studentessa di germanistica è stato emozionante arrivare a Weimar e vedere la statua di Goethe e Schiller che troneggiava sulla piazza principale e indicare alle compagne i nomi di vie con opere che avevamo studiato l’anno precedente, ricostruire avvenimenti della vita di questi autori, notare con disappunto che i loro nomi immortali sono dati a dei centri commerciali. Non dimentichiamo che l’esperienza di studi all’estero fa anche apprezzare quello che abbiamo a casa nostra e che però, spesso, denigriamo. Auf Wiedersehen Imola und bis bald! Arrivederci Imola e a presto! Jessica».

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