14, Luglio, 2025

Dalla Romagna a Bruxelles…via mare

“Imola me genuit, tenet nunc Brussellum”: Alessandro Zarantonello arricchisce di un ulteriore capitolo la rubrica Imolians con la sua storia di concittadino che ha lasciato la nostra città ed esportato imolesità. Partito da Imola per arruolarsi in marina, Zarantonello non ha mai perso occasione per farvi ritorno e le sue parole ci trasmettono l’attaccamento e la nostalgia per la sua città. Da quando però presta servizio come funzionario della Nato al quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles, le sue visite si son fatalmente diradate.

«Nato, cresciuto, vissuto e pasciuto a Imola da genitori imolesi – racconta Alessandro Zarantonello – sono partito dalla mia città da più anni di quanti non ve ne sia inizialmente rimasto: infatti subito dopo essermi maturato allo scientifico Valeriani nel 1983, ho passato la selezione per l’ingresso all’Accademia navale di Livorno, l’istituto che forma gli ufficialib della Marina militare». Come mai hai deciso di arruolarti in Marina e di lasciare la tua città? «Non ricordo bene perché ho preso una strada così poco consueta per un imolese (infatti persone che scelgono la vita di mare non son comuni a Imola), comunque credo che in buona sostanza fu per spirito d’avventura e per provare a cavarmela da me. Parte importante l’avranno avuta anche l’attrazione e la curiosità che un cimento così stimolante esercitavano, fatto sta che decisi di provarci; percepivo inoltre l’approvazione e la soddisfazione di mio padre per quanto mi si prospettava e di altro non mi pareva di aver bisogno. Per cui son partito da Imola tranquillo, senza essere alla ricerca di qualcosa in particolare che non trovavo, ma per il solo desiderio di confrontarmi con nuovi stimoli ed esperienze. In effetti, il mattino in cui presi il treno per Livorno non immaginavo che da quella volta in poi le mie successive permanenze a Imola sarebbero state solo temporanee, con una data di partenza già prefissata ogni volta che vi avrei fatto ritorno…». Parlaci della tua carriera nella Marina militare… «Il periodo di quattro anni in Accademia navale è stato un’esperienza pregnante e forte e tra le molte cose che m’ha dato c’è anche il grado di Guardia marina, con il quale ho iniziato la mia carriera di ufficiale del corpo di Stato maggiore. Nel 1987 ho quindi intrapreso il mio periodo d’imbarco su diverse unità navali (protrattosi poi per quindici anni e rotti… ndr.), assumendo differenti mansioni e svolgendo molteplici incarichi, dall’Ufficiale di rotta di nave audace al comandante in seconda di nave artigliere, una fregata della classe Soldati, al comandante di nave Tremiti, un’unità logistica. In questi lustri ho navigato il Mediterraneo in lungo e in largo (oltre a nord Europa, Atlantico, mar Nero, mar Rosso, golfo Persico, oceano Indiano …) e partecipato a molte delle operazioni in cui la Marina militare è stata impegnata, come la missione di scorta
dei mercantili nello stretto di Hormuz, l’embargo in Adriatico nei confronti dei Paesi dell’ex-Jugoslavia, la missione del contingente italiano in Somalia, il pattugliamento anti-immigrazione nel canale d’Otranto ed alcune altre…». Hai mai sentito la mancanza di Imola in tutto questo peregrinare? «Tantissimo! Per tutta la mia infanzia e adolescenza Imola e la Romagna erano stati tutto il mio universo e a quel tempo immaginavo pure lo sarebbero stati per sempre! Ho un ricordo assai vivo e intenso dei miei primi anni vissuti ad Imola: anni di passione, di ricerca, di crescita, di travaglio e di tormento… avendo poi sempre vissuto a Imola o con imolesi, è normale assuefarsi al clima generale e si pensa poi che tale debba esser ovunque… però così non è e ho ben presto imparato a distinguere e apprezzare i tratti del carattere di noi imolesi, del nostro
interloquire e del nostro sentire, di cui avverto ancora la mancanza: è anche per questo che appena posso vi faccio ritorno…».
Come hai trovato Imola cambiata in questi anni? «Tornando periodicamente a Imola, i cambiamenti erano per me più evidenti che per chi non se n’è mai allontanato… Imola si è cristallizzata nella mia memoria come l’ho lasciata trent’anni fa.
Nell’aspetto e nelle abitudini. Che impressione non vedere nessuno a passeggio sotto l’orologio le sere d’inverno prima di cena, oppure nessuno d’estate per viale Dante o alle Acque… e il mercato delle Erbe? E la pescheria nel palazzo di fronte? Ma qui non c’era la Fiat prima? Ma qui han fatto una strada nuova… ma quanto son cresciuti gli alberi in questa via…». Come sei finito a Bruxelles? «Una volta sbarcato dalle navi, sono approdato a Bruxelles al Quartier generale della Nato e, se vogliamo, il vero status di imolian in trasferta all’estero me lo son guadagnato proprio al mio arrivo qui, nel 2002: infatti, prima di approdare ad una stabile scrivania, da imbarcato avevo sì viaggiato molto ma, dopo periodi anche prolungati, facevo sempre ritorno ai patrii lidi, mentre da questa volta la prospettiva era differente e il mio incarico si svolgeva solamente al Quartier generale della Nato nella sedicente Capitale d’Europa. Così, una volta smessa l’uniforme di Ufficiale di marina, mi occupo ora di armamenti navali, favorendo l’opera di integrazione delle Marine dei Paesi della Nato. Trovo l’esperienza internazionale che svolgo ora molto stimolante e interessante: un vero arricchimento. Purtroppo le possibilità di tornare a Imola son molto più limitate e spesso si riducono a qualche giorno per le feste. Parafrasando e adattando quanto detto per il sommo poeta Virgilio: Imola me genuit, tenet nunc Brussellum…».

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