Vecchia conoscenza de Il Nuovo Diario Messaggero Stefano Dall’Aglio, meglio noto come Stefanino, che abbiamo incontrato
nella rubrica dedicata agli imolians nel 2008. Il nostro fireman londinese, vigile del fuoco all’aeroporto di Heathrow, ora è sposato con una ragazza di Faenza: hanno un bellissimo bimbo che sta crescendo bilingue. Da sempre appassionato di bicicletta, Stefano fa triathlon e da qualche anno nei momenti liberi dal lavoro va in giro per il mondo a fare gare, trascinando a volte con sé anche la moglie (lei lavora in uno studio legale) e il figlio; poi organizza ciclo- tour, insomma fermo non sta mai. Basti dire che ha visitato, ad oggi, 54 diversi stati del mondo, in particolare praticamente tutti i Paesi asiatici. Noi andiamo per il fine settimana in riviera? E Stefanino si fa un week end lungo in Mongolia. L’ultima sua avventura in ordine di tempo è stata la recentissima partecipazione al settimo festival Gengis Khan Mtb Adventure e Grasslands Marathon, svoltosi nella regione autonoma della Mongolia interna, in Cina, e costituito da due diverse discipline sportive: mountain bike (200 km. in tre giorni) e maratona cross country: «Il tutto si svolge nelle praterie lussureggianti che circondano città come Xiwuqi, nella parte più settentrionale della Mongolia interna – racconta Stefanino -. Sono stato invitato a partecipare da amici come il Team manager della Wtb, Daniel Carruthers, e il Race director dell’evento, Kris Van de Velde, che fa parte della Nordic Ways. Partito nel pomeriggio del 2 luglio scorso da Londra per Pechino e poi per Xilin Hot, da dove mi hanno portato a Xiwuqi con due ore di macchina, sono arrivato alla meta esausto e in piena notte, dopo 17 ore di viaggio effettivo e una dozzina di ore in attesa negli aeroporti con al seguito i bagagli, tra cui la mia mountain bike smontata e riposta nella sua comoda valigia. Il mattino del 4 luglio, montata la bici, ho fatto un giro nelle praterie con Jari, un finlandese residente a Pechino per motivi lavorativi. Eravamo ad un’altitudine di circa 1.100 metri con oltre 30 gradi di temperatura. L’evento attira all’incirca 2mila persone, includendo partecipanti e familiari, gente proveniente da varie parti del mondo, e naturalmente anche l’organizzazione di Nordic Ways che conta 50 componenti nel suo staff, e poi i rappresentanti dei media. La cittadina in cui ci trovavamo è situata in Cina, a circa 50 km. dal confine con la Mongolia. Abbiamo gustato piatti tradizionale come la HotPot, prelibatezza composta di pentolini caldi con acqua con vari condimenti da aggiungere come carne di yak, montone, agnello, pecora e poi verdure e spezie. La gente continuava ad arrivare e si gustava il sapore della competizione. Venerdì 5 luglio il via della prima tappa di 63 km, con 35 gradi. Purtroppo il mio stomaco fa i capricci, ma partecipo nell’Arena di Nadamu alla cerimonia di apertura, ci sono anche i mongoli arrivati in massa per vincere (il premio per il vincitore equivale a un anno di lavoro per un operaio in Mongolia). La prima tappa ci offre un’incredibile bellezza di paesaggi e i profumi delle erbe, mentre le ruote della bici sfrecciano nella prateria. Il sabato 500 persone partecipano alla maratona e i ciclisti alla seconda tappa di 44 km. La gara finisce e la padronanza mongola la fa da regina, la magliab gialla resta a uno di loro. La sera possiamo scoprire come vivono i mongoli allo stato moderno: la cena viene servita in un grande yurt, la tipica tenda/casa dei mongoli, dove le danze e le classiche cerimonie fanno da intrattenimento mentre degustiamo delicatezze culinarie come montoni alla brace. Intanto il meteo ci offre un momento spettacolare: a ovest vediamo il tramonto, a nord e a sud la tempesta, a est si stagliano due arcobaleni. Il 7 luglio ultima tappa, cento chilometri, con 34 gradi e vento forte. La gara si conclude ancora con la supremazia mongola. Sul podio, in finale, tre mongoli. La premiazione viene fatta nella piazza centrale ed attira tutta la popolazione che vuole scattare foto
con i partecipanti e raccogliere autografi. Tutti tornano nelle stanze dei propri alberghi a smontare e impacchettare le bici nelle valige. Per me ricomincia l’avventura di 17 ore di viaggio per tornare a casa, sperando di non perdere le coincidenze. È stato un fine settimana intenso: anche se il mio fisico non era in forma, l’esperienza è stata immensa, memorie indimenticabili e amicizie che resteranno perenni. Con me ho portato un po’ di Italia, devo ringraziare Barbara Visani della Biotex che mi ha provvisto di abbigliamento tecnico e intimo sportivo per l’evento e Luca Poli della Sh+ per il casco e l’occhiale tecnico. Tutto mi è stato immensamente utile».
Volato in Mongolia per il week end per una maratona da 200 km in bici
