Ulteriore appuntamento con Daniele Westig, del quale abbiamo raccontato nel 2008 l’esperienza in California e nel 2009 a Hong Kong. Dall’ottobre del 2012 Daniele si trova a Bruxelles, dove già aveva trascorso un paio di mesi nel 2011 per stages alla rappresentanza permanente italiana e all’ufficio di collegamento della Regione Emilia Romagna con l’Ue. Poi, uno stage ufficiale alla Commissione europea, al quale si partecipa dopo una lunga selezione.
«Il mio stage è durato dall’ottobre 2012 a febbraio 2013 – ci scrive dal Belgio Daniele – eravamo 668 stagisti di circa 40 paesi diversi, i più provenivano dai 27 stati membri e la consistenza delle delegazioni nazionali era proporzionale alle popolazioni dei vari stati: una dozzina di maltesi, oltre 70 italiani e 80 tedeschi. Io sono stato impegnato nella direzione generale per il commercio e mi sono occupato del processo di modernizzazione della legislazione degli strumenti di difesa commerciale: la Commissione è paragonabile a un governo, suddivisa in varie direzioni generali che possono ricordare i ministeri nazionali. Il mio ’ministero’ era quello che si occupa di commercio, una delle materie di competenza esclusiva dell’Ue. La commissione può iniziare il processo legislativo autonomamente, poi deve presentare la propria proposta al Parlamento europeo e al Consiglio, i quali decretano il testo che diverrà legge per tutta l’Ue e che alla fine sarà recepito dai parlamenti nazionali in diversi modi a seconda che sia una direttiva o un regolamento. Ero attivo nell’unità che si occupa di difesa commerciale, un ambito politicamente molto delicato e con potenziali ripercussioni su interi settori industriali. La difesa commerciale è quella pratica, controversa per molti economisti, che mira a rendere ’giusta e ragionevole’ la pratica commerciale. Molti Paesi terzi attuano politiche commerciali aggressive vendendo a prezzi più bassi all’estero rispetto al mercato domestico con l’intento di conquistare il mercato europeo con prezzi sottocosto con i quali i produttori europei non possono competere. L’Ue è interessata a far sopravvivere il proprio tessuto industriale e terziario e, applicando dei dazi su certi beni esportati da certi Paesi, cerca in modo amministrativo di proteggere da concorrenza sleale la produzione domestica. In questi grandi sistemi, oltre al classico lavoro amministrativo tipico di un ufficio e oltre a redigere vari report delle conferenze su questo tema, il mio contributo era quello di stilare una piccola ricerca che giustificasse l’operato della Commissione da un punto di vista economico. Sono stati mesi alquanto intensi durante i quali ho potuto guardare in un mondo che i media e l’opinione pubblica ritiene essere grigio, granitico e distaccato dalla realtà, ma che in verità è fatto di persone con idee, passioni, convinzioni diverse che hannon come fine ultimo il bene dell’Ue. Per me èn stato veramente molto arricchente sia personalmente che professionalmente. Quasi 700 giovani dai 22 ai 35 anni hanno iniziato a lavorare contemporaneamente a me, ed è stata una vera e propria miniera di conoscenze, esperienze, culture, idee, sogni… Non mi sono lasciato sfuggire l’opportunità di ampliare la mia rete di conoscenze e ho partecipato alle varie attività proposte agli stagisti organizzate con e dalla Commissione europea. Per incanalare e imbrigliare cotanta potenzialità, la Commissione sponsorizza un’associazione di stagisti il cui principale compito è di rendere il tirocinio un’esperienza a 360 gradi. L’associazione ha un comitato centrale di 5 membri eletti fra gli stagisti che coordinano i vari progetti proposti dai diversi sottocomitati organizzati dagli altri stagisti. Io ho organizzato un gruppo che principalmente s’interessava ad approfondire alcuni aspetti importantin per capire la crisi economica attuale, come il concetto della moneta e l’architettura finanziaria negli Usa e nell’Ue. Ho organizzato alcune gite per una cinquantina di stagisti, la prima a Colonia, la mia città di origine, la seconda a Strasburgo. Mi sono occupato anche di attuare una revisione contabile mensile,. A febbraio, terminato il tirocinio, con altri tre ragazzi ho continuato a collaborare per un mese con la Commissione per organizzare l’accoglienza ai nuovi stagisti arrivati in marzo: un periodo per me estremamente intenso, pieno di imprevisti, orari di lavoro incredibili, conferenze, presentazioni e chi più ne ha più ne metta. Fra le altre cose abbiamo organizzato la conferenza ufficiale per tutti gli stagisti delle istituzioni europee. Oltre al lavoro e attività connesse con gli stagisti ho esplorato Bruxelles e il Belgio in generale. Ho trovato interessante vedere come una realtà internazionale sia calata in un tessuto di per sé già molto multiculturale. La multiculturalità è di casa in Belgio fin dalla sua nascita nel 1831, quando i fiamminghi e i valloni, popolazioni cattoliche, non volevano essere dominate dai protestanti Paesi Bassi e, con la benevole protezione britannica che voleva uno stato neutrale oltremanica, sono riusciti a divenire indipendenti. Le due popolazioni sono molto gelose della propria identità culturale e linguistica e soprattutto a Bruxelles non esiste ambito nella vita pubblica in cui non sia praticato il bilinguismo. Dopo aver terminato, due mesi fa, il mio periodo in Commissione, sono tuttora a Bruxelles alla ricerca di un impiego nell’ambito delle politiche comunitarie».