10, Luglio, 2025

La gente si muove solo in auto. Tutto qui è come al McDrive

Ecco questa settimana l’esperienza di Niccolò Benghi, imolese a Jackson, capitale dello stato del Mississippi. Niccolò ci ha scritto proprio mentre stava per rientrare in Italia.

«Mi trovo a Jackson, Mississippi. Nato e cresciuto a Imola, nel 2006 mi sono diplomato allo scientifico Rambaldi Valeriani, intrecciando con gli altri ragazzi dell’87 le palpitazioni della “maturità” con le emozioni della vittoria dei
mondiali! Mi sono poi iscritto alla facoltà di architettura di Ferrara e, se anche all’inizio avevo scelto un po’ per caso e per sfida, sono stato davvero contento: un bel percorso di studi vario, approfondito e interessante, una bella città e le migliori persone che avrei potuto incontrare. Mi sono laureato lo scorso mese di marzo. La voglia di provare un’esperienza diversa, di approfondire una lingua straniera, di lavorare all’estero è cresciuta nel tempo, durante i corsi frequentati, gli studi intrapresi e gli incontri fatti, sia tra gli amici sia tra i professori.  Ora sono a Jackson, Mississippi, nel South East degli Stati Uniti, famoso per essere meno ricco e “intellettuale” dell’East Coast (NY, Boston, Philadelphia, Washington), ma non per questo meno affascinante. Grandi spazi aperti, interrotti solo dalle lunghissime highway solcate dai tanto enormi quanto orgogliosamente “red-neck” fuoristrada americani. La benzina è aumentata anche qua, e anche se un pieno costa ancora poco in confronto all’Italia (attorno ai 50 dollari, circa 39 euro) le distanze “infinite” e le grosse cilindrate cominciano a pesare anche sulle tasche dei locali. Da queste parti non si esce di casa a piedi per comprare qualcosa per la cena, o un po’ di pane la mattina: si affrontano ogni giorno diverse miglia e lunghe code nel traffico per andare al lavoro, a scuola o a fare shopping e spesso la macchina è vissuta come un’appendice della casa. Oltre ad essere generalmente larghe e alte il doppio di quello a cui siamo abituati, le auto qui sono anche piene di cassetti e recipienti per contenere cibi e bevande, rigorosamente in formato XXL! Del resto non è un caso che un record tutto “mississippiano” sia l’obesità, a dimostrazione che questa non ha nulla a che fare con la ricchezza assoluta, ma solamente con lo stile di vita. Da quando sono arrivato – alla fine dell’estate – ho avuto la fortuna di poter lavorare in un settore del mondo dell’edilizia in forte espansione: il Green Building (bioarchitettura). In particolare ho potuto ottenere il  titolo di “Leed ap”, protocollo americano che certifica professionisti impegnati a perseguire obiettivi di sostenibilità e innovazione nel mondo dell’edilizia. Il movimento “green” è sostenuto e alimentato dall’U.S. Green Building Council, organizzazione noprofit che dal 1993 si è fatta carico di creare un ampio sistema di valutazione della qualità di un edificio, in grado di riconoscere e premiare una dimensione più sostenibile del costruire e dell’abitare, riducendo consumi e sprechi in diversi ambiti e fasi della vita di un edificio, dalla scelta del dove al come costruire, fino all’utilizzo delle nuove tecnologie di cui un edificio può disporre. L’attività di cantiere mi ha pure permesso di conoscere personaggi davvero originali, comprendere più a fondo il loro stile di vita, i modi di fare e di esprimersi, i valori che li caratterizzano. Un esempio che potrebbe sembrar banale è il caffè lungo, vero e proprio compagno nelle attività quotidiane, portato orgogliosamente in giro in capienti borracce termiche per mantenerlo bollente. Quello che ho imparato è che non importa che temperatura ci sia fuori, qualsiasi bevanda deve essere rigorosamente ghiacciata mentre il caffè deve essere sempre rigorosamente bollente! Tutto in America è fatto per essere “quick, easy and convenient”, anche le farmacie e le banche: il modo più facile per acquistare qualche medicinale o versare un assegno è semplicemente starsene seduti al volante della propria auto guidando attraverso gli sportelli esterni del drive-through (esattamente come da McDonald’s)! Il lato estremamente negativo di questo aspetto è che in gran parte di questi stati si è perso il concetto di città, gli spazi sono fortemente dilatati e la gente non attraversa a piedi le strade, ma sposta la macchina da un parcheggio all’altro. Le persone sono disponibili, hanno voglia di conoscerti e, seppur parlando in modo strano (l’accento del sud è davvero complicato da comprendere), hanno sempre un modo gentile di relazionarsi. Le grandi distanze impongono alle persone modi diversi di stare assieme, per cui non è raro far parte di un club o di un gruppo per poter condividere con altri qualche momento insieme, come una cena, una festa… o una corsa! Esistono decine di manifestazioni para-sportive a cui tutti possono partecipare, nate per motivare le persone a muoversi, ma anche per raccogliere fondi a scopo benefico. Come ovunque, anche qui ci sono aspetti negativi e positivi, ma da questa voglia di organizzare attività ed eventi per stare insieme, conoscersi e fare qualcosa per gli altri, possiamo sicuramente imparare. Vorrei ringraziarvi per questa opportunità che mi avete dato: oltre a poter raccontare la mia avventura mi ha anche
permesso di fermarmi a pensare per un po’ a quello che ho fatto e che sto facendo. Direi che ho vissuto un’esperienza fantastica.
Presto rientrerò, ma non metto la parola fine perché continuerò a lavorare in questo settore e può darsi che torni da queste parti: il mio desiderio è viaggiare ancora, scoprire posti nuovi e portare con me altri piccoli pezzi di mondo. Per ora sono solo all’inizio. Buon Natale, Niccolò».

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