Chiara Sorbello ha 23 anni ed ha frequentato il liceo scientifico Rambaldi – Valeriani prima di iscriversi all’università. Alle spalle ha un’esperienza negli Usa ed ora si trova a Parigi.
«Sono iscritta al quinto anno di giurisprudenza a Bologna, ma attualmente sono a Parigi in Erasmus e studio alla Sorbonne. Ho frequentato la quarta liceo negli Stati Uniti con l’associazione Afs-Intercultura: l’anno in America è stato uno dei più belli della mia vita. Decidere di partire da sola per un anno intero a diciassette anni è stata sicuramente una scelta coraggiosa, che mi ha insegnato tantissimo sotto numerosi punti di vista. Ho arricchito il mio bagaglio culturale, conosciuto nuove persone di tutto il mondo con le quali, ancora adesso, mantengo rapporti fantastici e fraterni. Ero ospite di una “host family” che considero tuttora come una seconda famiglia. Ho frequentato un liceo tipico americano e mi sono confrontata con un sistema scolastico completamente differente dal nostro. Ho visto il mondo da una prospettiva nuova, imparato una nuova lingua, mi sono scontrata con abitudini non mie. Ho imparato a conoscere i miei limiti, a smussare lati del mio carattere e a rapportarmi con il nuovo, il diverso. Dopo questa esperienza mi è tornata la voglia di ripartire e così ho preso questa decisione anche nel corso degli studi universitari, più “adulta”, e questa volta in Europa. Ho optato per il programma Erasmus perché ho trovato molto interessante l’idea di avere l’opportunità di studiare in un’università europea e conoscere un nuovo sistema. Ho scelto la Francia e Parigi in particolare innanzitutto per una questione linguistica: ho studiato francese solo alle medie, ma almeno non sarebbe stata per me una lingua completamente nuova, e mi attirava la possibilità di studiare e vivere un periodo della mia vita in una città come questa, della quale è impossibile non innamorarsi. Parigi mi sorprende ogni giorno di più, vivace culturalmente e con un’atmosfera magica ovunque. Ogni giorno c’è la possibilità di fare qualcosa di nuovo o scoprire qualche nuovo posto.
Pur essendo una grande metropoli, trovo che Parigi sia comunque a misura d’uomo. Da un punto di vista accademico, la Sorbona è molto rinomata e mi è stata consigliata da diversi professori. Sono molto contenta di questa mia decisione, ho stretto ottimi rapporti con altri studenti stranieri o italiani, Erasmus come me. Vivo alla Cité Universitaire de Paris e mi considero molto fortunata: il campus è bellissimo e molto ben organizzato, abitato da diecimila studenti. Non ci si sente mai soli, siamo molto tutelati e ho modo in ogni momento di confrontarmi con ragazzi/e come me. Per quanto riguarda l’università, il sistema universitario francese è piuttosto diverso da quello italiano. Durante i corsi abbiamo dovuto consegnare settimana per settimana dei compiti. E’ stato un po’ come tornare a scuola! Diciamo che, nonostante la Sorbona sia un’università molto grande, accademicamente parlando siamo stati molto “monitorati”. Senza entrare troppo nel dettaglio dei compiti, posso dire che la “methodologie française” è estremamente diversa da quella italiana. E’ stato abbastanza difficile abituarsi anche perché, a volte, questa difficoltà che accomuna tutti noi stranieri non è sempre compresa dai professori o assistenti francesi. Inoltre gli esami si concentrano tutti nei primi quindici giorni di gennaio… Per quanto riguarda gli aspetti più pratici, non ho avuto grossissimi problemi con la lingua, ma piuttosto con la burocrazia. Le prime settimane le ricordo di corsa tra un ufficio all’altro per tutti i documenti dell’università, affitto e banche. Ma sono comunque piccole difficoltà che si superano in fretta! Quanto al mio impatto con i francesi, per molti aspetti ho trovato un po’ di rigidità. C’è un fortissimo rispetto per le regole, non si ammettono eccezioni. All’università c’è una grandissima serietà e si lavora molto. Gli studenti francesi che ho incontrato sono comunque mai abbastanza disponibili con noi stranieri, grazie anche al fatto che molti di loro hanno fatto esperienze all’estero e sanno cosa significhi imbattersi in un nuovo sistema scolastico, con regole diverse e una nuova lingua. Affetti: ovviamente mi mancano immensamente i miei genitori, il mio ragazzo, le amiche e gli amici, gli affetti di casa e di sempre, ma è anche vero che qui il tempo vola: sono passati quattro mesi da quando sono arrivata e non me ne sono quasi accorta! Inoltre grazie a skype, facebook ed internet riesco a sentire tutti più vicini e a renderli partecipi della mia esperienza. Un saluto da Parigi, Chiara».