Bruno Baldassarri ha 28 anni e si trova a Las Palmas de Gran Canaria come tirocinante dell’università di Bologna in una società professionista di calcio a 5, allenatore fisico di una squadra spagnola. Laurea triennale in scienze motorie cui seguirà la specialistica in Scienze e tecniche delle attività sportive, alle spalle un viaggio in Messico quando aveva 18 anni e un anno di Erasmus in Spagna, da sempre è affascinato da ciò che «un viaggio sempre regala» e dalla «curiosità per il nuovo e per le esperienze che lascino una traccia».
«La mia prima importante e impagabile esperienza all’estero è stata ad Huesca, sede dell’università di Saragozza, che mi ha permesso fra l’altro di intrecciare amicizie vere con persone con cui tuttora mantengo i contatti. I primi due mesi le lezioni universitarie per me erano dialoghi senza significato, ma la voglia di imparare e l’aiuto degli amici spagnoli mi ha permesso di impratichirmi in fretta della lingua, tanto che presto sono stato in grado di parlare con disinvoltura. Ora mi trovo invece a Gran Canaria dove, come preparatore atletico nel “Galdar Futbol Sala”, tengo un corso di core training per un’impresa di servizi sportivi. Tramite Guillermo Quesada, un vecchio amico residente sull’isola, sono entrato in contatto con il preparatore atletico storico della società, Cayetano Gonzalez Salgado e se sono qui lo devo alla possibilità e alla fiducia che entrambi mi hanno accordato. Ho anche modo di lavorare come barista-cameriere in discoteca, compatibilmente con i miei impegni. Questa è per me un’esperienza importantissima, lo spagnolo è diventato ormai la mia seconda lingua, lavoro in un ambiente nuovo a livello professionistico, con atleti dalle diverse esigenze e caratteristiche. Quando sono arrivato ero spaventato da tutto questo e da uno sport in merito al quale non avevo nessuna esperienza, a contatto con giocatori stranieri professionisti con esperienze in tutto il mondo e presenze nelle rispettive nazionali. L’eccitazione del nuovo si mescolava al timore di non essere all’altezza, visto che avevo tra le mani una squadra di professionisti nel momento più importante della stagione. Ho iniziato a studiare, a comprare libri sull’argomento, a parlare con preparatori atletici del settore, a lavorare direttamente sul campo, senza nessun aiuto esterno. Ho cercato di trasformare le difficoltà in occasioni, mi sono prefissato degli obiettivi e lavoro in funzione di questi, adattandomi spesso a carenze strutturali e societarie importanti. La miglior conferma del buon lavoro svolto è stata la chiamata per la stagione in corso. Un aspetto di cui vado orgoglioso è la totale assenza di infortuni fra gli atleti fino ad ora, considerando quanto sono frequenti i traumi nel calcio per la natura stessa dei gesti tecnici ripetuti centinaia di volte durante un allenamento o una partita. Mi sento fortunato: faccio un lavoro che mi piace in un’isola dove le persone vivono a ritmi lenti, dove il rumore del mare è la colonna sonora delle giornate e il sole riscalda ogni mese dell’anno quest’isola che amo, come amo la sua gente, dal carattere aperto. Per temperamento non ho difficoltà a stringere amicizie, e anche qui ho molti buoni amici. Le nuove conoscenze e le possibilità che esse portano con sé rappresentano secondo me l’essenza principale di un viaggio. Inoltre, l’esperienza che sto vivendo mi ha reso cosciente delle mie possibilità di poter fare questo lavoro, bene o male non spetta a me giudicarlo, ma sicuramente ora mi sento pronto per altre esperienze di questo livello. Noto, qui, una maggior approssimazione, una più scarsa cultura del lavoro in quanto sacrificio, ma molta più disponibilità al nuovo. Quella che si percepisce in moltissimi ambiti è la condizione di isolamento, e non lo dico in senso negativo. Ogni popolo e ogni luogo hanno il proprio stile che va conservato e migliorato, senza che la globalizzazione sfumi quelle differenze così importanti e caratteristiche di ogni cultura. L’Italia è un paese competitivo, la nostra è una terra di lavoratori: tutto ciò si capta meglio su un’isola come questa, dove la competizione è minore e le persone troppo spesso si siedono sul poco che conoscono, sui risultati raggiunti da qualcun altro. Posso affermare che il nostro sistema scolastico ci prepara in maniera adeguata, me ne rendo conto lavorando con ragazzi che hanno seguito un percorso di studi simile al mio, senza però esser mai stati messi a contatto con la necessità di innovare. Mi sento avvantaggiato rispetto a molti miei coetanei e una grande parte di questo merito lo devo agli ottimi maestri che mi hanno insegnato la cultura del lavoro e di un costante miglioramento al quale tendere attraverso la curiosità, l’umiltà e la passione. La gente qui è più disponibile ed aperta verso gli sconosciuti di quanto non lo sia in Italia e nell’ambiente lavorativo i rapporti sono in genere meno professionali e più personali. Le relazioni umane per me sono una priorità: mi ritengo un amico vero ed è per questo che posso contare su amici altrettanto leali. Nella vita di ogni giorno noto una minor cultura dell’immagine; vedo i bambini che riempiono le piazze e le spiagge giocare a pallone senza campi né porte; noto l’educazione e i sorrisi che ti accolgono in un bar o al supermercato; noto con piacere che cinque minuti di ritardo sono quasi fisiologici per questo sistema. In Italia dovremmo imparare a vivere con meno pressioni, molte delle quali autoindotte dallo stress e dalla frenesia delle nostre giornate orientate alla produttività e riempite al minuto. Dovremmo imparare che perder tempo, o meglio dedicarsi tempo, non è uno spreco, anzi, il contrario. Per quanto qui mi trovi bene, mi mancano mia madre e mio padre con il loro esempio, i miei nonni con i loro consigli e la loro serenità, mio fratello ed il suo esserci, i miei amici con tutto ciò che ci unisce da anni. So che prima o poi ritornerò in Romagna, ad Imola e a Marradi: sarà impossibile per me tagliare definitivamente le radici tanto forti che mi legano al mio mondo, il che non esclude assolutamente il fatto che l’attuale esperienza sia solo una tappa di un cammino. Spero di avere altre opportunità di vivere all’estero, di poter viaggiare e conoscere nuove realtà per molto tempo ancora. Un saluto a tutti, Bruno – [email protected]».