Di origine bolognese, hanno abitato fino al 76 a Castel San Pietro Terme prima di trasferirsi in Canada. Un’ avventura lunga una vita quella di Franco Parenti e Chiara Gandolfi, lei nipote dellallora titolare della farmacia Gandolfi in via Appia a Imola. Il signor Franco, diploma di ragioneria e studi di Economia alluniversità di Bologna, si è da sempre occupato di agricoltura: «Avevo una bella azienda a Castel San Pietro, coltivazioni e animali, la mia era la sesta stalla in Italia quanto a produzione di latte. Poi varie cose mi hanno disturbato, ad esempio mi sono rifiutato di lasciare che personale della Camera del lavoro entrasse a controllare lo stato dei bagni delle abitazioni dei miei dipendenti… Così ho deciso di andarmene. Abbiamo venduto tutto e nel 76 con i nostri figli, che allora avevano 3 e 9 anni, e con mia suocera siamo partiti alla volta del Canada, meta Chatham, dove si trovano le aree agricole più fiorenti dellOntario. Qui ho impiantato coltivazioni di granoturco, soia e piselli. Cento ettari di terra di cui mi sono occupato in prima persona e persino i miei figli da piccoli mi davano una mano. Poi loro hanno preso altre strade, Annalisa insegna francese e spagnolo a Bramton, e ha due gemelli; il maschio, Carlo, ha conseguito una laurea breve in ingegneria idraulica e lavora nel campo dei macchinari. Ha due bambini e vive in un lotto della nostra farm». Continua così il racconto di Franco Parenti, che abbiamo incontrato con la signora Chiara nei giorni scorsi a Imola, dove per alcuni giorni erano ospiti di unamica, Graziana Gardelli, che ci ha creato il contatto con loro. Cosa avete trovato di positivo in Canada? «La possibilità, che è stata data anche ai nostri figli, di lavorare senza bisogno di raccomandazioni. Se non si vale non si procede né negli studi né nel lavoro, ma chi merita può far carriera senza aiuti. Chiara ed io siamo sposati da 45 anni e ne abbiamo trascorsi 35 al di là delloceano, senza pentimenti. Abbiamo gestito attività agricole anche a Georgetown, dove tuttora abitiamo, e a Blenheim. Io seguo tuttora le mie terre, anche se sono gestite da altri con una sorta di contratto di mezzadria. Sono terreni ottimi per varie produzioni, dai pomodori agli asparagi alla frutta. Da oltre ventanni abbiamo una casa a Sosua, nella repubblica dominicana, dove trascorriamo alcuni mesi in inverno». Comè stato limpatto al vostro arrivo in Canada? «Mia moglie conosceva un po linglese, io solo il francese. A Chatham la suora di un collegio ci ha insegnato la lingua. Per Carlo, che al nostro arrivo aveva solo tre anni, inserirsi non è stato difficile. Un po più complicato per Annalisa, che per qualche tempo si è sentita “straniera”. DallItalia ci siamo portati fra le altre cose anche ottocento libri, tra cui le poesie di Pascoli e Carducci». Siete tornati spesso in Italia in questi anni? «Io sono tornato quasi ogni anno – spiega Franco – mia moglie per 15 anni di seguito non è venuta. Cosa mi colpisce in Italia? La carenza di parcheggi, la poca “ospitalità” verso gli automobilisti stranieri: è facile prendere delle multe, forse chi viene da altri paesi come turista dovrebbe avere delle agevolazioni in questo senso, dei “pass” particolari. Per quanto riguarda il vitto, apprezziamo il cibo italiano, ma non abbiamo particolari problemi nemmeno in Canada, dove si trovano ottimi prosciutti, coppe, e tanti prodotti simili a prezzi molto buoni. Conosciamo alcune famiglie italiane anche se non frequentiamo in modo particolare gruppi di connazionali. Abbiamo frequentato a lungo un sacerdote barnabita, padre Augusto Pucci, parroco della parrocchia di Oakville scomparso lo scorso anno».