Dal 6 al 14 luglio Marco Pascucci, imolian nella Repubblica Ceca, è stato a Imola. Non era, il suo, uno dei soliti rientri periodici degli imolesi che risiedono all’estero e che, per le festività principali o per le vacanze estive, fanno una più o meno lunga visita a casa. Marco ha lasciato Imola a 14 anni e non è più tornato fino, appunto, all’inizio di questo caldo mese di luglio. Di lui e del suo trasferimento con la famiglia a Choceñ, non lontano da Praga, abbiamo raccontato in questa rubrica due anni fa (https://www.ilnuovodiario.com/imolians.cfm?wid=5574). Nei giorni scorsi lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato le sue sensazioni. Appena rientrato in quello che ormai è il suo Paese d’adozione, ha messo per scritto le sue considerazioni, che vi riportiamo.
«Un viaggio a Imola… Per tanti anni non ho sperato altro che poter tornare nella mia vecchia città e camminare per le sue strade. Quest’anno sono finalmente riuscito a realizzare il mio sogno, anche se solo per nove giorni. Sono contento di aver visitato Imola e dintorni. Ma devo subito dire che l’effetto che questa gita ha avuto su di me è stato ben diverso da quello che originariamente pensavo. Per tanti anni, nella mente, vedevo me stesso, col cuore che si stringe, mentre cammino per i vecchi luoghi e rivivo esperienze ormai perdute. Pensavo che rivisitare i vecchi posti mi avrebbe in qualche modo avvolto nella nostalgia e riportato indietro nel tempo. E invece no. Sin dal primo istante in cui ho poggiato piede sul suolo imolese ciò che ho provato è stato più simile a disillusione. A quanto pare sono stato via troppo a lungo, ho lasciato trascorrere troppo tempo, e per questo il mio ritorno non è stato un ritorno a casa, ma piuttosto la visita di un turista che però conserva come il ricordo di un sogno di tutti i luoghi che vede… Camminando per le vie mi sono sentito uno straniero, “io a questi posti non ci appartengo” mi dicevo “anche se in fondo mi piacerebbe”. Sia come sia, mi sono trovato bene. Ci sono state tante cose, anche le più semplici e banali, che mi hanno piacevolmente colpito e che mi hanno infuso energia nuova.
Una cosa, che forse a chi vive in zona sembra normale, è la gentilezza delle commesse e delle cassiere nei negozi. A parte che durante tutta la mia visita ne ho incontrata solo una che mi abbia dato del “lei”, mentre tutte le altre mi hanno dato del “tu”, ho notato che hanno sempre il sorriso stampato in viso, cosa piuttosto rara in Repubblica Ceca. Anche la barista dell’autogrill nel quale ci siamo fermati durante il percorso in pullman verso l’Italia (saranno state le 4 del mattino…), pur non dissimulando una certa stanchezza, si è rivolta a me con molta naturalezza e gentilezza. Questo atteggiamento mi ha stupito molto.
E che dire dei mitici anziani che si ritrovano sotto l’orologio del centro o nei vari bar? Cinque o sei vecchi amici, alcuni con un giornale o la Gazzetta in mano, seduti attorno al tavolino davanti ad una tazzina di caffè a discutere di politica o di sport o delle mogli, o a giocare a briscola, parlando in quel dialetto che capisco poco, ma che amo moltissimo…
La città nel suo complesso è rimasta come la ricordavo, anche se moltissimi dettagli sono cambiati: i telefoni delle cabine telefoniche, le panchine lungo il viale, il monumento che non c’è più, il lastricato della piazza, i centri commerciali e qualche altro particolare in qua e in là…
La cosa più bella è stata rivedere i miei vecchi amici e compagni di scuola e altri volti del passato. Soltanto un’oretta dopo il mio arrivo, ancora con lo zaino sulle spalle e tutto il resto, mi sono imbattuto in Luigi Baldisserri, il mio professore di lettere alle medie! Non so che ricordo ne abbiano i miei compagni di classe, ma a me Baldo è sempre stato simpatico e come professore ha sempre avuto il mio rispetto. Rivederlo mi ha reso molto felice.
Otto anni sono otto anni, per certi versi sono pochi, per altri molti. Ci si può convincere dell’una o dell’altra cosa, ma soltanto rivedendo le persone del mio passato mi sono reso conto di quanto in realtà tutti siamo cambiati. Mi sono separato dai miei amici quand’ero un ragazzino e sono tornato da giovane uomo. E anche loro, naturalmente, i miei compagni ed amici, sono diventati “grandi”. Rivederli e notare come siano cambiati, dove siano arrivati nei loro percorsi mi ha caricato le pile dell’energia vitale. E mi ha anche fatto cambiare di 180° certe mie opinioni o decisioni.
Ad esempio, dopo aver visto che tutti hanno la patente di guida io, che ero sicuro di non volerla conseguire, ho cambiato idea e vedrò di patentarmi a mia volta entro la mia prossima visita in Italia. In più, ho arricchito il mio vocabolario di vari termini e slang giovanili, che non conoscevo e forse non si usavano quando abitavo a Imola. Infine, è stato bellissimo poter rivedere tanta gente!
Ho apprezzato molto la presenza dei miei amici imolesi nei giorni che ho trascorso in Romagna e non penso che li ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto sentire così a mio agio. In particolare ringrazio Pietro per avermi ospitato, mettendo a mia disposizione la sua casa, e per la pazienza che ha avuto nello starmi dietro per tanti giorni, considerando che per lui erano particolari perché si stava preparando alla discussione della tesi e successiva partenza per l’estero. Grazie a tutti per i momenti passati assieme. Con questo vorrei salutare tutti quanti. Ripensando a tutti voi non posso nascondere un po’ di tristezza e nostalgia, ma devo dire che avete anche soffiato e ravvivato un bel po’ la fiammella della gioia e della speranza che stava poco a poco morendo in me. Alla prossima!
Marco».