La testimonianza dall’estero di questa settimana giunge dall’America meridionale. Francesca Dazzani, 26enne imolese, si trova ad Asunción, capitale del Paraguay e una delle più antiche città del Sudamerica, nota come “madre delle città”.
«Mi chiamo Francesca Dazzani, ho vissuto a Imola fino ai 19 anni poi, conseguito il diploma allo scientifico Valeriani, ho deciso di trasferirmi a Bologna per essere più vicina alla facoltá di ingegneria gestionale che ho frequentato fino al terzo anno.
A primavera del 2008 un amico e sacerdote di Comunione e Liberazione mi ha proposto di trascorrere, come esperienza di volontariato, un mese in Paraguay: ho subito accettato, dato che sentivo il bisogno di “cambiare aria”, di pensare un po’ meno a me stessa. E così in agosto sono partita assieme ad altre tre ragazze italiane: destinazione Asunciòn, Paraguay, il cuore dell’America latina! Ci ha accolte una parrocchia di sacerdoti italiani missionari dove, oltre alla chiesa, c’erano anche una clinica per malati terminali e una scuola per bimbi dai tre anni alle medie. Tutto gestito da sacerdoti e molti paraguaiani, grandi e pazienti lavoratori!
La mia “missione” consisteva nel collaborare con Lourdes, la maestra della materna, aiutandola con la sua classe di 15 bambini di tre anni. L’inizio è stato un po’ difficile: non avevo mai studiato lo spagnolo e, come se non bastasse, il Paraguay ha due lingue ufficiali, lo spagnolo e il guaranì, la lingua dei nativi, davvero molto difficile. Ho deciso di concentrarmi inizialmente sullo spagnolo: Lourdes è stata molto paziente con me e in poco più di un mese lo capivo e lo parlavo: del resto mi sono sempre piaciute le lingue straniere, vorrei che mi vedesse adesso la mia prof. del liceo, la signora Xella!
Lourdes, paziente con me come con i suoi piccoli allievi, mi ha praticamente fatto da mamma e mi ha insegnato come ci si rapporta con i bambini e come li si educa. Oltre a questo impegno mattutino, la sera insegnavo italiano in parrocchia ad un gruppo di adulti. All’inizio la cosa mi preoccupava, il solo pensiero di dovermi trasformare in docente mi spaventava. Con la perseveranza e il tempo mi sono appassionata a questa attività, del resto l’italiano è una lingua bellissima, anche se zeppa di regole (pane per i miei denti!). All’avvicinarsi del ritorno in Itlia, le altre ragazze sono partite, ma io ho deciso di rimanere altri nove mesi a lavorare come volontaria nella parrocchia San Rafael. Sono tornata a casa nel maggio del 2009 e mi sono quasi subito trasferita a Milano per lavorare nel bar di un ospedale per bambini ma, dopo sei mesi, la stravolgente decisione: torno in Paraguay! Ed ecco che il giorno di Natale ho preso l’aereo e sono tornata qui, e da qui credo che non mi muoverò più. Ho preso in affitto un piccolo posto dove vivere e ho iniziato a cercare un lavoro. Ho anche conosciuto un ragazzo, Iván, figlio di cileni ma nato in Paraguay; da poco più di un anno siamo fidanzati e direi che questo è il motivo principale per cui mi sono stabilita qui definitivamente. Naturalmente sento la mancanza dei miei amici in Italia, vorrei condividere la mia vita con loro e non solo via Skype, ma ognuno sta seguendo il suo cammino. Quasi tutte le mie amiche ultimamente si sono sposate ed io spero di seguire il loro esempio il prossimo anno: Iván ed io ci sposeremo nella mia bella Italia.
La mia vita sta finalmente prendendo una direzione precisa, mi sono iscritta alla Facoltà di contabilità e seguo un corso di formazione per lavorare come hostess di terra in aeroporto.
Qui la vita è tranquilla, tutti lavorano e studiano allo stesso tempo, l’università si può facilmente frequentare la sera dalle 18.30 alle 21.30: vado agli esami senza aver studiato troppo, ma prendo buoni voti. In Italia, devo ammetterlo, c’è molta piú disciplina!
Le persone sono fondamentalmente buone, respiro quell’aria di serenità che in Italia non trovavo, ma credo che ciò sia dovuto anche al fatto di aver vicino un ragazzo meraviglioso che mi ha accolta nella sua vita e che ormai è anche la “mia”, la mia famiglia. Iván ha imparato alcune parole e frasi in italiano, stiamo facendo pratica per quando arriverá un figlio, che dovrà imparare due lingue fin da piccolo.
Ci sono però anche alcune cose a cui proprio non mi abituo: intanto, il caldo pazzesco! L’inverno dura due settimane, per il resto dell’anno ci sono 40 gradi all’ombra e un’umiditá pari al 98%. È davvero dura. Asunciòn, poi, è un po’ trascurata, quando piove le fogne non funzionano e la città diventa una grande Venezia: se vuoi attraversare la strada devi rassegnarti ad immergere le gambe nell’acqua fino ai polpacci. I mezzi pubblici, piuttosto vecchiotti, non vengono rinnovati “per mancanza di soldi”: questa è la grande scusa del Paese. E, infine, purtroppo c’è molta corruzione; immagino sia così un po’ ovunque, ma in nessun altro luogo lo avevo notato come lo noto qui, forse perché ho già accettato il Paraguay come il mio Paese al punto che, sono sincera, ai mondiali dell’anno scorso ho versato due lacrime quando ai quarti è stato eliminato.
Ormai mi sento paraguaiana, penso e parlo spagnolo come se fosse la mia prima lingua, ho imparato ad amare un Paese che non è il mio e mi sento bene con le persone che mi circondano perché sono semplici, disponibili e socievoli, mi sento accolta e stimata e questo è un grande passo. Quindi: “Te quiero Paraguay!”. E, in guaranì, “Rrohayhu Paraguay!”. Ciao da
Francesca,
[email protected]».