12, Luglio, 2025

Pasotti a New York tra diritto ed economia

La “comunità imolese” a New York si fa sempre più ricca.  Ecco dalla Grande Mela la testimonianza di Piero Pasotti, 37 anni, impegnato in una ricerca interdisciplinare sulla governance delle imprese e sul ruolo degli stakeholders in una delle università più famose e prestigiose del mondo. Si occupa anche dello studio dei fenomeni che portano alla discriminazione (etnica, religiosa…) e all’emanazione di leggi che proteggono gli individui dalle discriminazioni.

«Sono nato a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, e cresciuto sulle Dolomiti venete (Cortina). Ho iniziato le scuole superiori a San Vito di Cadore e mi sono trasferito a Imola a 16 anni; sulle rive del Santerno mi sono diplomato in quello che all’epoca si chiamava semplicemente “I.T.C. Luigi Paolini”. Mio padre è nato ad Imola, a Sasso Morelli per la precisione, dove mio nonno faceva il mezzadro; si trasferì in Cadore per motivi di lavoro alla fine degli anni ‘60, lì conobbe mia madre e… da cosa nasce cosa, anzi due: io e mia sorella.
Imola per i primi anni della mia vita è stata una delle due ricorrenti località delle vacanze: Imola era il luogo dove ci si recava d’estate per trovare i nonni, gli zii e i cugini del lato paterno. I parenti del ramo materno si trovano invece sulle Dolomiti e in Francia, ma questa è un’altra storia che ha molto a che fare con l’estrema povertà della montagna veneta nell’immediato dopoguerra.
Ho conseguito la laurea in Economia e commercio (indirizzo Economico tecnico) a Bologna e nell’autunno del 1999 ho lasciato Imola per Siena, dove andavo ad iniziare il dottorato di ricerca. Tre anni dopo ho ricevuto una borsa di studio per la mobilità europea dei dottorandi che mi ha permesso di trascorrere un semestre all’Università di Amburgo, “Istituto per l’analisi economica del Diritto”.
Nel febbraio del 2011 sono venuto a New York alla “School of Law” della Fordham University: qui insegna il mio coautore, Martin Gelter (professore di Comparative Corporate Law), col quale porto avanti da alcuni anni una ricerca interdisciplinare, fra diritto ed economia, sulla governance delle imprese e sul ruolo degli stakeholders.
Negli ultimi anni sono stato “professore a contratto” di Economia dei mercati finanziari alla facoltà di Economia di Forlì e assegnista di ricerca del dipartimento di Scienze economiche di Bologna. I miei interessi di ricerca si concentrano su due argomenti: il primo attiene al ruolo degli stakeholder nella governance delle imprese tradizionali e cooperative. Volendo semplificare all’estremo, cerchiamo di capire se si possono disegnare leggi oppure organizzare le imprese in modo che non si ripetano casi come Parmalat, Enron, Worldcom o, più vicino a noi, la Coop Costruttori di Argenta. Il secondo argomento di cui mi occupo è lo studio dei fenomeni che portano alla discriminazione (etnica, religiosa, ecc.) e all’emanazione di leggi che proteggono gli individui dalle discriminazioni. A New York i servizi agli studenti sono ovviamente migliori, anche se la perfezione non è di questo mondo. L’Università è organizzata in modo molto diverso rispetto alle nostre, basti pensare che l’intera Fordham University, con tutti i suoi corsi di laurea, ha più o meno gli studenti della sola Facoltà di Giurisprudenza di Bologna. Anche lo studio è organizzato in modo differente: normalmente in aula ci sono fra i venti e i trenta studenti al massimo e i docenti sono ovviamente nella condizione di dedicare loro molto più tempo, sia per via del numero ridotto di “allievi” che per la più giovane età (negli Usa si diventa normalmente professori intorno ai 35 anni) e infine per via di una diversa organizzazione dell’università. Una nota a parte riguarda l’insegnamento delle discipline giuridiche: negli Stati Uniti questo tipo di insegnamento non esiste a livello bachelor (laurea). Tutte le “Scuole di Legge” qui sono Graduate School (l’equivalente della nostre Scuole di dottorato o Scuole di specializzazione), per cui si può iniziare a studiare legge (un percorso che dura tre anni) solo dopo aver ottenuto un’altra laurea. Ci sarebbero molte altre differenze da notare che vanno dal clima fortemente competitivo fra gli studenti (qui nessuno fa copiare un collega) e le università, fino agli altissimi stipendi dei docenti e molto altro ancora.
Premesso che gli Usa sono un grande paese e New York fa un po’ eccezione da tanti punti di vista, per me i rapporti con le persone sono stati ottimi. Devo dire che, avendo viaggiato parecchio, ben prima di arrivare sapevo già a cosa andavo incontro. New York è una grande città dove le persone sono molto impegnate, quando ci si rapporta con loro bisogna sempre tener presente che il loro tempo è prezioso e non va sprecato. E’ una città fortemente multietnica dove è normale avere come vicini persone che provengono da India, Albania, Afghanistan, Francia… Molto raramente, però, quantomeno a Manhattan, le persone conoscono i loro vicini di pianerottolo…
Mi chiedete cosa mi manca dell’Italia: potrei citare il Parmigiano reggiano, oltre ovviamente agli affetti. Quanto ai rapporti interpersonali, qui sono molto più diretti: in sostanza, le persone non perdono tempo a “indorare la pillola” quando c’è qualcosa che non va.
Progetti per il futuro? Il finanziamento col quale sono venuto qui prevede che io rientri in Italia alla fine del mio periodo a New York, ma non mi dispiacerebbe affatto tornare all’estero.
Saluti da N.Y.,
Piero Pasotti,
[email protected]».

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