Eccoci al nostro secondo incontro con Martina Zavagli, che nel novembre dello scorso anno ci scriveva da Vienna, dove ha lavorato alla Un-Spider, un’agenzia dell’Onu che fornisce informazioni e servizi utili per la gestione delle calamità naturali. Prima ancora di approdare in Austria Martina era stata per alcune esperienze di studio a Barcellona e a New York. Questa volta è partita nientemeno che per il Rwanda, un Paese certo non “facile”, che sta faticosamente cercando di realizzare un sistema democratico e di pacifica convivenza interetnica dopo il tragico genocidio di cui fu teatro nel 1994, quando l’etnia hutu massacrò in un mese ottocentomila tutsi. Dall’Africa orientale la nostra imolian, 28 anni il prossimo mese di settembre, ha pensato di inviarci le prime impressioni in questo suo “Diario dal Rwanda”.
«Appena scesa dall’aereo, l’aria afosa mi ha confermato che stavo veramente mettendo piede in Africa, più precisamente in Rwanda. Se mi guardo indietro, anche solo un anno fa non avrei mai immaginato di arrivare a fare un’esperienza del genere, e invece, nel giro di qualche mese, sono passata dalle montagne austriache al verde equatoriale africano. La scelta che mi ha portata in Rwanda è stato il risultato di un percorso che da un po’ di tempo a questa parte ho iniziato a seguire in un’ottica di continuità degli studi effettuati e di eventuali sbocchi lavorativi inerenti. La scelta di partire non è stata semplice perché ero cosciente che avrebbe voluto dire lasciare per molti mesi famiglia, amici, città e tutte le comodità alle quali negli anni mi sono abituata. Non è neanche semplice, del resto, spiegare le motivazioni vere e proprie che mi hanno spinta a partire: probabilmente il tutto è stato facilitato dall’essermi trovata di fronte a circostanze e opportunità capitate in un momento in cui è stato naturale prendere al volo quest’occasione.
Sono arrivata, così, in questo piccolo stato: per chi non lo sapesse si tratta di un territorio grande come la Lombardia, a 1.500 metri di altitudine, immerso nel verde. Proprio così, verde, tanto verde, quanto basta per smentire lo stereotipo che l’Africa è solo deserto! Mi trovo in Rwanda appoggiata da una Ong (organizzazione non governativa) di Bologna, “Amici dei popoli” (www.amicideipopoli.org), da più di quarant’anni presente sul territorio a seguito della collaborazione nata con alcune attività missionarie locali.
Attraverso la loro esperienza e il loro aiuto posso inserirmi nella realtà locale più facilmente, proprio perché sono a contatto diretto con il popolo ruandese. Il mio lavoro è inserito in un progetto di cooperazione che “Amici dei popoli” ha avviato negli anni. Nello specifico, sto collaborando nell’ufficio di orientamento al lavoro di un centro di giovani di un quartiere della capitale (Kigali, dove è presente la missione dei Salesiani) che si occupa della formazione di avviamento al lavoro dei ragazzi. Ma ovviamente potrò raccontarvi di più di questa esperienza quando avrò preso maggior familiarità con il compito che mi è stato affidato.
Le emozioni sono molto forti, naturalmente non mancano dubbi e paure, e del resto sarebbe strano se non fosse così, ma credo che quella che sto vivendo possa essere un’esperienza veramente importante, oltre che dal punto di vista professionale, anche come crescita personale. Un’esperienza sicuramente non facile, che mi metterà alla prova più volte, soprattutto nell’affrontare situazioni difficili e tanto lontane dalla nostra realtà.
Tutto ciò che per ora ho conosciuto, oltre alla casa in cui abito, nella quale mi sono perfettamente ambientata (ho già dimenticato lo stress e il tran tran quotidiano italiano!), è stata una parte della capitale, che si distingue per essere già in fermento dalle prime ore del mattino, intenta come è a cambiare volto e identità. Una cosa mi ha particolarmente colpito: vedere, girando per le strade di Kigali, gli operai che lavorano nei cantieri. A differenza nostra, gli uomini, e soprattutto le donne, al lavoro portano le pietre in testa, come se fossero dei cesti. Anche solo la carriola qui sembra essere un bene di lusso! La cosa mi è parsa quasi incredibile ed ho pensato che, oltre allo sforzo fisico richiesto, in queste condizioni anche il ritmo lavorativo inevitabilmente si trasforma.
Con questa particolare immagine, quanto mai impossibile da vedere in Italia, concludo questo mio primo assaggio d’Africa, un continente davvero affascinante da scoprire giorno dopo giorno. Da Kigali, Rwanda, un saluto a tutti da Martina Zavagli».