Ha lasciato vari anni fa la Calabria questo “imolian d’adozione”, cresciuto a Mammola, una cittadina situata tra l’Aspromonte e le Serre, sorta tra il mare e la montagna sulle rovine di Malea, la colonia locrese ricordata da Tucidide.
Antonio Albanese ha 34 anni, è arrivato ad Imola dopo un’esperienza di lavoro in una società di consulenza a Milano. Si trova ora a Suzhou, in Cina, nella provincia del Jiangsu, lungo la riva del fiume Azzurro e sulle sponde del lago Taihu. La città è famosa per i suoi ponti di pietra, le pagode e gli splendidi giardini, che sono diventati un’importante meta turistica. Suzhou è stata un’importantissima città per quanto riguarda l’industria della seta durante la Dinastia Song (960 – 1279), posizione che continua a mantenere ancora oggi. È una delle città col più alto sviluppo economico della Cina.
«Ho 34 anni, mi sono laureato in Economia a Bologna ed ho lavorato in un primo tempo a Milano. Nel 2004 entrai in Cefla a Imola per uno stage a completamento di un master in finanza e controllo di gestione che avevo seguito a Bologna. Dopo un paio d’anni da pendolare tra Bologna e Imola ho deciso di trasferirmi ad Imola, dove ho vissuto stabilmente per tre anni sino a che, a fine aprile del 2010, per motivi di lavoro mi sono spostato in Cina. In Cefla mi è stata infatti prospettata l’opportunità di fare un’esperienza nelle società controllate di Suzhou (a circa 100 chilometri da Shanghai), dove sono impegnato come “financial controller” per le tre società di Cefla in Cina (due produttive ed una di trading). Mi trovo abbastanza bene anche se non è esattamente come vivere a Imola o in Italia in generale… In realtà questo trasferimento non mi ha creato particolari disagi, anche grazie ad altri “espatriati” Cefla che erano già qui prima di me e mi hanno aiutato ad integrarmi. La lingua? Beh, se intendiamo il cercare di parlare con i cinesi che non parlano inglese …per me è un po’ come trovarsi all’era della pietra: vado avanti a gesti! Per il resto, se devo confrontarmi con persone che parlano inglese non ho incontrato difficoltà».
Quali differenze salienti ha riscontrato dal punto di vista lavorativo tra l’Italia e la Cina?
«Premetto che il mio lavoro si svolge principalmente all’interno dell’azienda, dove ho quindi rapporti soprattutto con i colleghi cinesi o come me trasferiti qui. Potrei dire che ho riscontrato differenze significative legate all’aspetto Paese in particolare quando mi sono dovuto confrontare con l’ambiente esterno. Le differenze sono tante, ma mi piace guardare anche e soprattutto alle cose che ci accomunano o nelle quali non siamo poi tanto diversi. E in queste si deve prima di tutto trovare un punto di avvicinamento ad un popolo che prima di giudicare è importante cercare di capire».
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
«Penso di ritornare in Italia! Questa è un’esperienza bellissima e sono molto contento di poterla fare ma, in futuro, non so ancora quando, tornerò in Italia».
Cosa le manca dell’Italia e di Imola?
«Mi mancano i weekend estivi al mare, i weekend invernali in montagna per lo sci, le uscite domenicali in mountain bike su per i colli, il paesaggio, la natura…. Mi chiedete perché tante persone si trasferiscono all’estero. Ritengo si tratti di scelte dettate dal desiderio di cercare nuove opportunità, ma anche il dinamismo, la voglia/speranza di andare in un posto in cui le cose non peggiorano giorno dopo giorno! In particolare, almeno per quanto riguarda il paese in cui mi trovo, sto notando che in molte persone l’interesse per la Cina è legato alla voglia di trovarsi in un Paese dove le cose continuamente cambiano, si sviluppano, migliorano. Se qualcuno fosse interessato ad avere informazioni sulla Cina, può contattarmi tramite voi. Buon anno da Suzhou,
Antonio».