12, Luglio, 2025

Da Brema per amore

Seconda puntata di “Strangers & the city”, che anche questa volta ha per protagonista una signora di lingua tedesca. Dopo l’Austria con Evelyn, ecco la Germania con Sfefanie Poetzsch, nata e cresciuta in una bellissima città, Brema, cuore pulsante della Germania nord-occidentale, situata sul fiume Weser e patria dei famosi “musicanti”. Città anseatica, Brema ha alle spalle 1200 anni di storia e gioca con il fascino dei viaggi nello spazio col modulo Columbus della stazione spaziale e mette in campo straordinari progetti come l’Universum Science Center.

Stefanie Poetzsch ha poco più di quarant’anni, e a Imola abita da una quindicina di anni. Viene spontaneo chiederle cosa l’abbia portata nella nostra città. Risponde decisa: «L’amore!».
E poiché il cronista è curioso, ci facciamo raccontare. Chi è il “colpevole”? Il professor Alessandro Buscaroli, che Stefanie ha conosciuto una notte di Capodanno: non a Bema né a Imola, ma a Parigi. Un incontro casuale, il classico colpo di fulmine. Un paio d’anni di trasferte per l’uno e per l’altra, facendo la spola tra Imola e Brema, tra Brema e Imola. Parlando in inglese, lingua nota ad entrambi. E alla fine Stefanie ha deciso di lasciare la sua città, la sua famiglia e il suo lavoro (insegnava ginnastica in alcune palestre) e per lei e Alessandro sono suonate le note della marcia nuziale.
Come ha imparato l’italiano, che non conosceva? «Inizialmente ho seguito a Bologna un corso di base di italiano, poi ho continuato da sola, parlando. Non sono del tutto soddisfatta dei miei progressi, ho ancora qualche scoglio da superare».
Sono nati due bambini, che oggi hanno 11 e 12 anni: «Conoscono perfettamente il tedesco, lingua che ho insegnato loro sin da piccoli e che hanno praticato da sempre con i nonni e i parenti. Ora a volte correggono il mio italiano…».
Nostalgia di Brema? «Sì, mi manca un po’ la grande città, dove ci sono più occasioni di uscire e più vita. Mi mancano la mia lingua, i miei genitori e mia sorella, che però vedo almeno tre o quattro volte l’anno. Dell’Italia mi piace il clima (non in questo periodo!), la gente, il cibo. Mi piacciono molto la pasta e i passatelli in brodo. Mi sono fatta molti amici, le persone sono aperte, trovo però che gli italiani manchino dell’autoironia che hanno i tedeschi. E forse siete un po’ più superficiali».
Come è stato il suo impatto con il mondo del lavoro? «Mi sono adattata facilmente. All’inizio ho insegnato tedesco, poi ho lavorato in un esercizio commerciale e quindi in un’azienda di Casalfiumanese. Infine, pensando ad un tipo di attività che in Germania è abbastanza diffusa e avendo trovato un’amica che condivideva questa idea, ho aperto con lei, Cinzia  Cenni, il negozio ’Le fate’ (in via Nino Bixio, n.d.r.) dove vendiamo giocattoli, abbigliamento e accessori usati per bambini: in sostanza tutti possono portare in vendita le cose che i bimbi non utilizzano più, secondo la filosofia del “vendiamo per te quello che a tuo figlio non serve più”».
Si è mai sentita “straniera” a Imola? «No, non mi sono mai sentita discriminata in quanto straniera, ovunque mi sono sentita ben accolta, magari a farti sentire straniera sono i rapporti con gli uffici per i documenti e per le pratiche sanitarie. Dovrò superare questa difficoltà dato che per il nuovo anno avrei in progetto di chiedere la cittadinanza italiana, pur mantenendo anche quella tedesca. Questo presuppone un periodo di necessari rapporti con il mondo della burocrazia».

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