Diamo il via da questa settimana ad una rubrica che si alternerà a quella tradizionale degli Imolians.
Sono tanti gli imolesi all’estero, ma ancor più numerosi sono gli stranieri residenti nel nostro circondario: abbiamo pensato di occuparci anche di loro.
A dare il via alla prima puntata è Evelyn Brandecker, ormai borghigiana a tutti gli effetti, anche se ovviamente resta molto legata alla sua Linz, bella città austriaca sul Danubio, colorata metropoli culturale, innovativa e molto gettonata dai turisti che visitano l’Austria. Linz è la terza città austriaca per popolazione, capoluogo dello stato federato dell’Alta Austria, dichiarata capitale europea della cultura nel 2009.
Evelyn Brandecker è una bella signora cinquantottenne. L’abbiamo incontrata nei giorni scorsi e ci ha raccontato come è giunta in Romagna. Ha trascorso a Linz i primi 18 anni della sua vita tra famiglia e studi, per poi spostarsi per alcuni periodi in Germania, dove ha lavorato nel campo della moda e come segretaria. Attratta dall’Italia e dalla lingua italiana, si trasferisce per un anno a Torino come ragazza alla pari presso una famiglia per accudire un bimbo: «L’italiano (che parla perfettamente e senza nessun accento che ne tradisca le origini, n.d.r.) l’ho imparato a Torino parlando, guardando la televisione, senza studiarlo e senza seguire corsi. Forse ho una particolare predisposizione o forse nel mio dna c’è qualcosa di italiano, chissà… Ad ogni modo, terminato il mio periodo piemontese sono tornata a casa, ho lavorato come modella, poi come segretaria in un albergo in montagna e lì un bel giorno è arrivato Augusto Giorgi, manager della Cooperativa Ceramica di Imola, che poi è diventato mio marito. Mi sono trasferita con lui in Italia e abbiamo avuto tre figli, due maschi, Daniele e Simone, che ora hanno 28 e 26 anni, e una femmina, Petra, che ne ha 18. Purtroppo un brutto male si è portato via Augusto qualche anno fa, e sono rimasta con i miei tre figli e con una situazione non facile. Petra, infatti, ha una disabilità psichica che si è manifestata quando era piccolissima e seguirla non è sempre così semplice. Trovo che per affrontare queste situazioni l’Italia non sia organizzata al meglio, in Austria la sanità funziona diversamente… Qui tutto è molto complicato, ci sono difficoltà per l’assistenza, c’è spesso anche scarsa informazione da parte degli enti e organismi preposti in merito ai diritti e ad alcune facilitazioni di cui un disabile può godere: certe cose le ho scoperte da sola, senza che nessuno me ne avesse mai parlato. Ci si deve battere a scuola per ottenere le ore di sostegno, e mi ha fatto male a volte dover chiedere, quasi strisciare per ottenere risposte. Anche la scelta della scuola superiore è stato un grosso problema, ma ora Petra è iscritta al Cassiano da Imola, anche se non può seguire un normale percorso scolastico. Abitiamo a Borgo Tossignano dove mi trovo molto bene».
Cosa rimpiange dell’Austria? «Fermo restando che l’Italia mi piace molto per il clima umano, perché la gente è aperta e solare, per le bellezze artistiche delle città, per i tanti aspetti culturali, la storia, il mare e la cucina, che ho ormai fatto mia dopo aver rimpianto all’inizio della mia presenza qui alcuni nostri piatti e il pane nero… al di là di tutto questo rimpiango, sì, l’organizzazione, l’ordine, la precisione, il rigore. Forse alle positività dell’Italia bisognerebbe dare un aiuto in più, non si fa molto per mettere in evidenza certi luoghi che invece sono molto belli. Fin da quando i miei figli grandi andavano a scuola mi ha colpito il fatto che ogni anno, alla ripresa dell’anno scolastico e dopo tre mesi di vacanza, non ci fossero i libri e spesso nemmeno gli insegnanti. Questo in Austria non succede. L’altra cosa sconvolgente sono le liste di attesa in ambito sanitario. E mi pare che l’Italia dia poche regole anche agli extracomunitari, che a volte rivendicano diritti senza sottostare ai doveri. Comunque sia l’Italia mi piace».