Il fascino immutabile di Vienna ha conquistato anche questa ventisettenne imolese, Martina Zavagli, che ha alle spalle altre esperienze all’estero, a Barcellona e a New York. Martina lavora in questo momento alla Un-Spider, un’agenzia dell’Onu che fornisce informazioni e servizi utili per la gestione delle calamità naturali quali siccità, alluvioni, epidemie.
«Mi chiamo Martina Zavagli, sono nata nel 1983 e pur considerandomi un’imolese a tutto tondo, una parte di me non si è mai accontentata di avere una sola cittadinanza! Dopo il liceo mi sono iscritta alla facoltà di Scienze politiche e ho seguito l’indirizzo in Relazioni internazionali, le mie aspirazioni di mobilità già erano chiare fin dall’inizio: il terzo anno di studi ho partecipato al progetto Erasmus all’università di Barcellona e prima di iscrivermi alla specialistica ho frequentato la Summer school alla New York University per tre mesi, dopo di che sono tornata sui libri! Diciamo che è proprio il mio percorso di studi, ma anche la mia vocazione a non stare mai ferma, che mi ha spinto a muovermi in continuazione alla ricerca di nuovi stimoli provenienti da diversi paesi! Nasce proprio da queste motivazioni di studi, caratteriali e personali la spinta a fare la richiesta come “Intern” in un’agenzia delle Nazioni Unite. Sono stata chiamata a lavorare da settembre fino a fine dicembre al dipartimento Un-Spider dell’Onu di Vienna. Lo Un-Spider si occupa di dare risposte immediate di tipo satellitare alle emergenze climatiche e disastri naturali. Io personalmente mi occupo della sezione dei paesi latino americani e insieme al mio supervisore redigo report sulle missioni che l’agenzia porta a termine e cerco/cerchiamo di trovare future strategie per la risoluzione di problemi partendo dall’analisi di singoli paesi o problematiche attuali (come per esempio il cambio climatico). L’esperienza che sto facendo mi ha completamente inserita in un nuovo mondo che prima non conoscevo, lavorare per un’organizzazione internazionale così importante mi lusinga parecchio, ma la cosa che più mi dà soddisfazione è il fatto di poter far parte completamente di un team. Diciamo che sto imparando molto, ma la possibilità che mi è stata data è unica, e attraverso l’aiuto dei miei colleghi ho accelerato il processo di familiarità con l’agenzia cosicché non è stato per niente difficile ambientarmi e prendere sempre più confidenza con l’ambiente che mi circonda. Ormai è già un mese e mezzo che tutti i giorni varco il metal detector e gate delle Nazioni Unite e posso dire che sono contenta ogni giorno di più di questa esperienza. Senza contare il fascino che un luogo come questo lascia, è come se vivessi in due mondi differenti nello stesso posto. Da un lato c’è l’Onu City e dell’altro Vienna. L’Onu city è un mondo a parte, quasi nessuno parla tedesco (non è neanche lingua ufficiale), ma solo inglese, spesso spagnolo, a volte francese. Persino le feste non coincidono con quelle austriache, le Nazioni Unite hanno proprie festività, così per esempio il primo di novembre sono andata a lavorare quando tutta la città stava dormendo. Per non parlare dei dipendenti, credo veramente che tutte le nazionalità siano rappresentate, capita che nell’ufficio di fianco al tuo ci sia un collega che viene da un paese di cui a fatica riesci a pronunciare il nome. Questa è la Onu City, una piccola città dentro una grande città, Vienna. Ogni giorno mi colpisce sempre di più, con tutte le sue svariate attività, pur non potendo competere con una Londra, Parigi o Berlino, si difende comunque bene. Può essere considerata a tutti gli effetti una città internazionale; io, ad esempio, pur non parlando una parola di tedesco, non ho mai avuto difficoltà nel farmi capire, dato che quasi tutti parlano inglese. E da perfetta città del Nord conserva tutte le comodità che deve avere, i trasporti sono efficienti, la città è pulita e alla portata di tutti e le persone disponibili nell’aiutarti se hai bisogno. Direi che da questa breve descrizione traspare il mio entusiasmo in quello che sto facendo, al tempo stesso comunque non dimentico le mie buone abitudini da imolese e soprattutto i miei cari lasciati sulle rive del Santerno! È vero che mi trovo bene, ma è anche indubbio che una certa nostalgia verso la mia vita imolese rimane sempre, parlo della mia famiglia, dei miei amici, della mia squadra di calcetto, del basket, insomma della mia vita a casa. Con questo scritto spero di aver dato l’idea di come stia vivendo questa esperienza e di aver magari risvegliato in qualcuno la curiosità di fare un viaggetto a Vienna, che in questo periodo dell’anno è proprio speciale! Un caro saluto alla mia amata cittadina! Auf Wiedersehen! Martina ([email protected])».