Siamo in un periodo di globalizzazione totale ed in tutti gli Stati e le città del mondo le popolazioni si interscambiano per l’arrivo di persone che emigrano da un territorio all’altro, da un continente all’altro. Come abbiamo visto dalle statistiche comunali pubblicate recentemente anche Castel Bolognese non è esente da questo fenomeno e anche da lì qualcuno è emigrato in altre nazioni. Da oltre cinquant’anni è partito per il Brasile Sauro Bagnaresi, discendente dalla famiglia di Giovanni, ben noto in paese col soprannome di Bacocco, fratello di Carlo Bagnaresi, una delle vittime di cui parla Pansa nei suoi libri, medaglia d’oro al valore militare del Presidente della Repubblica. Attualmente si trova a Castel Bolognese suo figlio, anch’egli di nome Sauro, venuto a far visita alla sua cugina Maria Cristina e a lui abbiamo rivolto alcune domande in ricordo del babbo e anche in merito alla sua condizione attuale.
Ci parli del babbo e della sua vicenda in Brasile
Mio babbo nacque a Castel Bolognese il 7 gennaio 1929 da padre ferroviere e all’età di due anni, a seguito del trasferimento del padre, si trasferì a Verona, dove trascorse tutta la sua giovinezza. Al termine degli studi nella facoltà di Ingegneria elettrica, venne assunto da una ditta di Milano, che, in quel periodo aveva vinto un appalto in Amazzonia per la fondazione e costruzione della città di Brasilia, per cui venne mandato a lavorare in quello Stato. Successivamente si stabilì a San Paolo, dove si sposò con una brasiliana di nome Cleide, di mamma spagnola e padre italiano. Ebbe due figli, Sauro Junior e Sandra; ha fondato una sua propria società di impianti elettromeccanici, la Sisa, che ebbe fino a 3.000 dipendenti, poi ceduta al momento del pensionamento.
Ora ci parli di lei e dei suoi rapporti con l’Italia e la Romagna…
Sono nato a San Paolo il 18 giugno 1955. Laureato in Medicina ed in Legge, con una prima specializzazione in Chirurgia generale e poi in Chirurgia pediatrica. Attualmente sono professore di Chirurgia pediatrica all’Universidade Federal di San Paolo e primario del servizio pediatrico dell’Ospedale Beneficencia Portuguesa, sempre di San Paolo. Parlo abbastanza bene l’italiano che ho imparato da solo, sollecitato da una zia, originaria di Ravenna, la quale, dopo essere andata in pensione, è venuta ad abitare con noi in Brasile. Questa zia parlava solo in italiano e, a volte, anche in dialetto romagnolo, per cui anche di dialetto qualcosa capisco. Mi sono sposato due volte e ho avuto dal primo matrimonio due figli; il primo si chiama Sauro Neto (che vuol dire nipote) ed il secondo Piero. La seconda moglie è di origine lituana e si chiama Cristina.
Sono molto legato alla terra castellana tramite questa zia che da Ravenna veniva spesso a Castel Bolognese a trovare la famiglia Bagnaresi ed era a conoscenza di tante storie di questo paese, tutte storie che mi piacevano molto, che non ho mai dimenticate. Ecco perché, appena posso, vengo in Romagna a vedere i posti dove si sono svolti i fatti che la zia mi ha raccontato.
Cosa ci racconta del suo attuale soggiorno tra noi?
In questa settimana, accompagnato dalla mia cugina, ho visitato il paese e ricevuto tanti libri sulle vicende castellane e me li porto volentieri in Brasile sia per farli vedere e leggere ai miei figli, ma, soprattutto, per curare e mitigare la nostalgia del mio animo per queste terre che hanno dato i natali a mio padre e che rappresentano per me una seconda patria, tant’è vero che ho recentemente chiesto anche la cittadinanza italiana. Nella mattinata di venerdì 1 ottobre, insieme a mia moglie e ad alcuni parenti e amici, sono stato ricevuto dal sindaco di Castel Bolognese, Daniele Bambi (nella foto, a sinistra), che mi ha consegnato il gagliardetto con lo stemma comunale e alcune pubblicazioni relative al paese; è stata anche questa una cerimonia che mi ha fatto sentire a tutti gli effetti un italiano e, soprattutto, un castellano e mi ha riempito il cuore di grande commozione e di tanto onore.