13, Luglio, 2025

Ilaria Casetti, amici e comunicazione a Valencia

A Valencia, dove risiede anche Sara Errani, tennista massese, sta terminando la sua esperienza come Erasmus Ilaria Casetti, quinta imolian ad inoltrarci la sua storia dalla Spagna.

«Sarò un’imolian ancora per pochi giorni – scrive Ilaria – quindi è proprio arrivato il momento di raccontarvi la mia storia, anche se mettere per iscritto l’esperienza di questo anno mi dà davvero l’idea che sia finito e mi riporta alla realtà.
Dopo il liceo scientifico ad Imola e i primi due anni di Scienze della comunicazione a Bologna mi sentivo un po’ annoiata. Sentivo di avere delle potenzialità che non riuscivo a sfruttare, forse per pigrizia, forse per tedio, fatto sta che decisi di mettermi in gioco e di fare la domanda Erasmus. Vinsi la borsa di studio per 9 mesi a Valencia e fu subito avventura. L’ultima settimana di agosto dello scorso anno i miei genitori ed io inscatolammo la mia vita imolese per poi metterci in viaggio per Valencia. Una volta trovato l’appartamento adatto a me loro ripartirono ed io rimasi sola, sola ma non per molto!
Nuovo paese, nuova lingua, e presto nuovi amici, non c’era tempo per noia o nostalgia. Ho dovuto imparare a vivere da sola e l’arte di adattarmi appresa grazie a tanti anni di scoutismo mi è stata davvero utile. Un po’ difficili i primi giorni, quando sei pieno di timori e timidezze… ma poi ti rendi conto che gli altri ragazzi che incontri sono nella tua stessa situazione ed è cosi che gli amici diventano la tua nuova famiglia.
Poi arriva ottobre e gli impegni universitari incombono. All’Universidad de Valencia ho frequentato corsi di giornalismo e di comunicazione audio visuale perché non esiste un corso specifico di comunicazione. La vita universitaria di un Erasmus in Spagna è abbastanza discontinua: puoi frequentare corsi di qualsiasi anno quindi è raro che tu riesca ad incontrare spesso gli stessi compagni di corso. Diversa anche l’organizzazione degli esami, quasi tutti hanno una parte di teoria da fare in classe e una di pratica da svolgere in gruppo, solitamente fuori dall’orario di lezione. Questo mi ha permesso di fare amicizia con alcuni ragazzi spagnoli, soprattutto nel secondo quadrimestre, quando conoscevo meglio la lingua e riuscivo a partecipare più attivamente alle conversazioni. Devo dire che sono stata un’Erasmus atipica perché ho frequentato quasi tutte le lezioni e alla fine dell’anno posso vantare di aver concluso felicemente il mio terzo anno di università!
Valencia è una città particolare, una fusione tra moderno e classico: da una parte c’è il grande complesso de la “Ciudad de las Artes y las Ciencias” progettato da Calatrava e dall’altra il centro, il “Carmen”, dove è facile perdersi tra vicoli e chiesette in puro stile spagnolo. È qui che la sera puoi andare a “tapear”, a consumare le tapas, sorta di antipasti serviti in piccole porzioni che generalmente vengono accompagnate da un bicchiere di vino o cerveza.
Il must dello studente è trovare i locali con le promozioni “una tapas e una cerveza a 1,50 euro”, e piantarsi lì per iniziare la serata, che in Spagna inizia solitamente alle 22.30/23 con la cena, per poi prolungarsi fino alle 3, quando aprono le discoteche.
Gli orari qui sono particolari, gli spagnoli sono soliti iniziare la giornata lavorativa alle 10, pranzare alle 14/15, fare una siesta di un paio d’ore per poi riprendere a lavorare fino alle 21. La vita è spostata di qualche ora avanti rispetto all’Italia e sia questo, sia la propensione degli spagnoli per il relax fanno sì che lo stile di vita sia meno frenetico del nostro. In tutto meno che nella ’fiesta’, ambito in cui gli spagnoli sono imbattibili: i valenciani, oltretutto, hanno una bizzarra passione per i fuochi d’artificio e tutto ciò che, se acceso, brilla, scoppia o fa rumore. Sono talmente appassionati che hanno camuffato una festa religiosa, “Las Fallas”, in una settimana tutta dedicata al loro passatempo preferito. Durante “Las Fallas”, ogni giorno si assiste allo spettacolo della “mascletà”, nel quale vengono fatte scoppiare numerose file di petardi che creano un effetto davvero assordante. I turisti accorrono a frotte per osservare le grandi costruzioni di cartapesta che rappresentano figure e composizioni di elementi tratti dall’attualità valenziana e per assistere alla loro distruzione, l’ultimo giorno di Fallas, in altissimi falò che simboleggiano la rottura con il passato in favore del futuro. Sono inoltre molto campanilisti, per questo non è raro imbattersi in cartelli stradali scritti solo in valenciano o assistere a festival di cinema e musica tipica. All’Università ci sono corsi tenuti in valenciano, la lingua propria della comunità omonima, una varietà di catalano che tutti parlano, dall’anziano al bambino.
Valencia è famosa per la spiaggia, la paella ed il porto nel quale si sono tenuti l’American’s Cup e il Gran Prix. È una città molto attiva nell’organizzazione di eventi sia culturali che sportivi e questo ha influito sulla mia scelta Erasmus in quanto mi piacerebbe lavorare proprio in questo campo. Qui ho potuto partecipare a festival della moda, prime cinematografiche, direzione di cortometraggi e programmi radiofonici, possibilità che a Bologna difficilmente avrei avuto.
In conclusione posso semplicemente dire che l’Erasmus è un’esperienza che ti stravolge completamente, ti apre la mente e ti dà una spinta pazzesca e la speranza nel futuro, cosa che in questi tempi è un bene prezioso. Ci si rende conto che siamo giovani e che abbiamo un’infinità di possibilità davanti a noi, solo necessitiamo di coraggio, fortuna e un pizzico di pazzia per lasciarci andare ed inseguire i nostri sogni. Prima vedevo il mio futuro nebuloso e lontano, mentre ora mi sono fatta un’idea più precisa dei miei obiettivi e soprattutto una consapevolezza maggiore delle mie capacità. Ritengo di essere cresciuta molto in questo anno, mettermi in gioco in questa nuova esperienza mi ha maturata. Grazie all’aiuto di alcuni amici speciali sono riuscita a smussare alcuni angoli fastidiosi del mio carattere e a fare chiarezza sul mio passato e sul mio presente. Adesso ho la grinta e l’entusiasmo che cercavo, basta solo lo slancio iniziale che ti distoglie dalla quotidianità e dalla noia della routine. Mi sono resa conto che accontentarsi non è mai la soluzione migliore.
Ciò che spero è di poter essere un esempio per i ragazzi imolesi che come me non si sentono soddisfatti, auguro loro di trovare la miccia per accendere la candela senza timore, così da poter risplendere per se stessi e per quelli che stanno attorno.
Ilaria Casetti».

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