Questa settimana vi presentiamo Eleonora, la persona che nelle due precedenti settimane ci ha inviato il suo ’Diario africano’, cronaca dei mondiali di calcio direttamente dal luogo in cui si svolgevano. Sentiamo ora qualcosa su di lei.
«Mi chiamo Eleonora Comana, tutti mi chiamano Lalla sin da quando ero bambina. Sono nata in Zambia nel 1959, i miei genitori sono arrivati in Africa negli anni 50. Il mio papà aveva 17 anni quando raggiunse suo fratello che già lavorava in Zambia. La mia mamma, originaria di Firenzuola, era arrivata un po’ prima, ha finito la scuola secondaria in Africa, dove ha conosciuto mio padre, originario di Bergamo. Io sono l’unica dei loro quattro figli ad essere stata mandata alla scuola italiana – non so perché solo io! -. Nel pomeriggio frequentavo la scuola italiana ed il mattino quella inglese, in casa parlavamo e parliamo solo inglese e l’italiano, che ho lasciato dai tempi della scuola, ora non mi viene più così naturale. Penso in inglese poi traduco in italiano. Ho due figli maschi, il grande, Cody (nelle foto da solo e con la madre), è laureato e ha appena iniziato a lavorare a Johannesburg, l’altro ha iniziato quest’anno l’università a Cape Town e gioca nella squadra di rugby dell’ateneo».
Il marito di Lalla, Jeremy Moolman (nella foto assieme al figlio minore), è un afrikaner, di pelle bianca, parla oltre all’inglese l’afrikaans, una lingua derivata principalmente dall’olandese del XVII e XVIII secolo. Lalla e Jeremy vivono a 1.300 metri di altitudine in una grande fattoria che si chiama Coetzerskloof, ed il paese più vicino, Somerset East, è a 60 chilometri, nell’Eastern Cape (il capoluogo della provincia in cui risiedono è Port Elisabeth). Sono proprietari di un grosso allevamento di bestiame bovino e di recente hanno dovuto alienare l’allevamento delle pecore a causa di grossi problemi creati dai felini selvatici.
«I ragazzi ormai sono grandi, noi continuiamo a vivere nella fattoria. E’ una vita molto serena e i nostri figli hanno avuto un’esperienza unica crescendo qui, con tantissimo spazio, fra gli animali, la natura e la caccia. Continuano a tornare a casa per le vacanze per godersi la vita della loro fanciullezza. La mia famiglia mi manca molto, i miei genitori stanno ora in America, a San Diego, e il viaggio è lunghissimo, circa trenta ore dalla nostra porta di casa alla loro. Chissà come sarebbero andate le cose se fossero tornati in Italia invece che sistemarsi negli Usa?! Per fortuna internet aiuta a tenere i contatti, anche se noi qui abbiamo un limite mensile sui “downloads”: il nostro computer e una linea telefonica che usiamo per le emergenze operano via satellite. Ritornando ancora una volta ai ’mondiali’, gran peccato che l’Italia abbia perso, i famosi ’azzurri’ hanno sempre fatto parte delle coppe mondiali e il fatto che si siano fatti mettere alla porta in quel modo è stato anche per noi un imbarazzo e disappunto enorme. Cody era alla partita e ci diceva che i tifosi se l’aspettavano. Grande feste per il dopo partita invece a Port Elizabeth per gli inglesi: tifosi dappertutto, ristoranti pienissimi, vera grande atmosfera da party. Ci siamo divertiti un sacco. Ho incontrato tre giovani ragazzi nel bus che parlavano l’italiano, ma non mi pareva proprio tale… Non ho potuto resistere dal chiedere di dove fos- La piccola Lulù non ce l’ha fatta, è morta alla vigilia del Natale scorso. Non è riuscita dunque a sopravvivere al passaggio dell’eredità della padrona, che alle cure dell’amata e fedele cagnolina aveva legato il destino di una parte significativa delle proprie cospicue proprietà. La storia è di quelle da film americano. Alla morte di una facoltosa signora, nel 2002, il testamento parla chiaro: lascerò i miei possedimenti a chi si prenderà cura di Lulù.
Dopo la scomparsa della padrona di Lulù, Luisa Fanti vedova Melloni, aprendo il testamento si scoprì che la villa (nella
foto) e relativi fabbricati posseduti dalla signora in via Calanco, nel Comune di Dozza, erano stati lasciati ai Comuni di Imola e Bologna. Una metà dei proventi dalla vendita per ciascuno. Purché venissero rispettate due condizioni: i due enti si sarebbero presi cura della cagnolina e avrebbero apposto una lapide all’ingresso dei rispettivi canili municipali. Posta la targa, passarono i mesi, poi gli anni. Nel frattempo, per le spese di accudimento della fortunata bestiola, affidata alle amorevoli cure dell’ex governante di casa Fanti, i due Comuni si dividevano le spese, circa 300euro a testa al mese. Dopo otto anni, tre aste andate deserte e, come detto, la morte alla vigilia di Natale della piccola Lulù, il lascito di villa Melloni ha finalmente trovato un acquirente. La prima asta, con prezzo di base di 1.141 milioni di euro, andò deserta nel maggio del 2004. La seconda nel settembre del 2005. La terza nel marzo 2009. Procedendo per successivi ribassi il prezzo a base d’asta è giunto a 872mila 865 euro. Due piani con salone per i ricevimenti, ampia mansarda, giardino alberato a cedri del Libano, cantina, mobili e terreni per 5mila 699 metri. Aggiungendo cinque euro a quell’ultima cifra un avvocato residente a Dozza nel marzo scorso l’ha acquistata col vincolo al mantenimento dell’uso residenziale e il divieto a frazionarla in più appartamenti. Nelle casse comunali entreranno così 436mila 435 euro. Purtroppo Lulù non c’è più: forse ora avrebbe avuto modo di tornare a scorrazzare nel bel giardino di villa Melloni, magari accolta dai nuovi proprietari. Forse avrebbe fatto piccole incursioni nelle stanze della grande casa padronale in cui aveva condiviso le sue giornate con Luisa Fanti, trattata come fosse la figlia che la signora bolognese non aveva avuto. Di certo è stata una cagnolina fortunata: la sua padrona non le ha fatto mancare nulla nemmeno quando l’ha dovuta lasciare per sempre. Non capita a tutti, spesso nemmeno agli umani. sero, mi hanno spiegato che erano svizzeri e che parlavano il dialetto del canton Ticino! Erano sorpresi per il clima. Avevano visto la neve atterrando con l’aereo. Neve in Africa?! Ora qui le giornate sono
stupende. Di notte si scende sotto zero, ma di giorno arriviamo ai 20 gradi. Saluti dall’Africa, Lalla».