Seconda puntata dell’esperienza all’estero di Gabriele Guerrini, imolian di ’vecchia conoscenza’, visto che di lui ci siamo occupati nel 2007 (www.ilnuovodiario.com/imolians.cfm?wid=2185) quando, allora ventitreenne, si trovava in California a La Jolla per un anno di studio con il programma Overseas alla University of California – San Diego.
Gabriele è poi rientrato in Italia, si è laureato e nel mese di settembre del 2008 è rivolato negli Usa.
«Dopo un anno accademico trascorso a San Diego sono rientrato in Italia – racconta Gabriele Guerrini – ho conseguito a Bologna la laurea specialistica in Ingegneria civile-strutturale. Nel settembre del 2008 sono ripartito per gli Usa, per conseguire il Dottorato di ricerca in Ingegneria strutturale-sismica, un ciclo di studi che può durare dai quattro ai sei anni. Una vita densa e impegnativa, visto che studio, faccio ricerca nel campo dell’ingegneria delle costruzioni antisismiche e insegno come assistente all’università.
Mi colpisce, questa volta ancor di più rispetto al mio primo periodo di “trasferta” a San Diego, lo stile di vita degli americani: se nel 2007 notavo soprattutto le cose positive e nuove, ora che queste non sono più novità per me mi accorgo di altri particolari sui quali prima non mi soffermavo. Un esempio fra tutti: in questa enorme città non si vedono, se non raramente, persone che passeggiano o camminano per strada (a volte si incrocia qualcuno che fa footing), principalmente a causa del fatto che i negozi e le attività di vario genere sono per lo più concentrate nei grossi centri commerciali o in aree limitate. Il modo di vivere la città è quindi decisamente molto lontano dal nostro. La gente tende a socializzare meno, gli americani vivono “ognuno per sé”, gli stranieri, e non solo loro, spesso si aggregano per etnie, tanto che io frequento normalmente italiani, europei, latino-americani… ma raramente nord-americani. Condivido l’appartamento con un italiano e due coreani, frequento una parrocchia in cui faccio parte del coro e suono il pianoforte alle funzioni, un po’ come a Santo Spirito a Imola, ma anche in questo caso si nota l’assenza di un gruppo giovani affiatato.
Un dato certamente positivo è il clima, che rimane abbastanza costante durante l’anno: la colonnina del mercurio non scende mai sotto lo zero e, anche quando raggiunge i 30/35 gradi, il caldo è asciutto, mai troppo afoso, di solito ventilato. Non nego però che la nebbia possa creare problemi anche qui: capita che l’aeroporto principale di San Diego venga chiuso per questo motivo e, ahimè, ne ho fatto esperienza.
I miei studi sono incentrati sulla sicurezza delle costruzioni contro i terremoti. Attualmente vengo finanziato da un consorzio inter-universitario con sede a Berkeley, il PEER (Pacific Earthquake Engineering Research Center, Centro di ricerca sull’Ingegneria sismica del Pacifico), di cui il mio dipartimento fa parte. Recentemente mi sono recato con docenti e colleghi a Mexicali, una città subito a sud del confine col Messico, per conto dell’EERI (Earthquake engineering research institute, Istituto di ricerca sull’Ingegneria sismica): là abbiamo effettuato un sopralluogo in seguito al terremoto che il giorno di Pasqua ha colpito quell’area, per fortuna senza gravi conseguenze. Alcune foto di questa esperienza si possono trovare all’indirizzowww.photoshelter.com/c/willparson/gallery/Structural-Engineers-Tour-Mexicali-Earthquake-Damage/G0000u7Esfj27Ua8 (le troverete digitando il suo cognome nella ’ricerca’ a questo indirizzo, n.d.r.). Entrambi gli istituti, PEER ed EERI, hanno mandato all’Aquila un team congiunto di esperti dopo il sisma dello scorso anno».
Le opportunità lavorative negli Usa rispetto all’Italia? «Sicuramente le opportunità lavorative sono più stimolanti negli Usa: non si fatica come da noi a proporre e far sì che siano presi in considerazione progetti innovativi, e si viene valutati prevalentemente in base alle capacità e non all’età e all’anzianità di servizio come accade in Italia».
Potrebbe, Gabriele, decidere di restare definitivamente all’estero? «Non saprei, per qualche anno senz’altro, poi vedrò: dipende dalle opportunità di lavoro che potranno prospettarsi in Italia e negli Usa. Certo le mie radici sono a Imola, dove ho la famiglia e gli amici, che approfitto per salutare. Da San Diego, Gabriele – [email protected]».