13, Luglio, 2025

Un globetrotter dell’insegnamento

Un insegnante perennemente in itinere. Valerio Giovetti si trova a Caracas, in Venezuela, dopo aver saggiato scuole e università di mezzo mondo.

Ha compiuto da poco i 50 anni e buona parte li ha trascorsi con la valigia in mano, volando nei cieli di mezzo mondo per insegnare italiano e storia fuori Italia. Valerio Giovetti è nato a Bologna, dove si è laureato in Storia contemporanea e da quindici anni risiede a Imola. Risiede… si fa per dire… visto che ha scelto di condurre la sua carriera di docente in buona parte all’estero.
Ottiene il ruolo nel 1992 a Gallarate. Poi vince il concorso per l’insegnamento all’estero: lo attende un posto a Pola, in Croazia, alla facoltà di Pedagogia, collaborando al contempo con la comunità italiana.
Nel 96/97 eccolo a Lugo all’istituto per i Servizi turistici e sociali Stoppa, al corso serale. Ma la voglia di ripartire fa di nuovo capolino: superato un altro concorso, altra valigia e via, dal giugno del ’97 sino a dicembre del ’99 Giovetti è a Quito, in Ecuador, dove lavora all’Università cattolica e alla Salesiana e fa l’addetto culturale in ambasciata.
Dal gennaio del 2000 nuova cattedra, questa volta negli States, a New York, all’Hunter College della City, collaborando anche con l’istituto italiano di cultura: «Un prestigioso college pubblico dove ho tenuto corsi di italiano al dipartimento di lingue straniere e un corso in inglese (Italian short story) sul racconto italiano. Nel 2003, terminato l’incarico triennale, sono rientrato in Italia ed ho insegnato per due anni all’Alberghetti a Imola, poi a Ravenna, infine a Riolo Terme all’istituto alberghiero. Mentre ero all’estero ho studiato per conseguire la seconda laurea, in Lingue e letterature straniere, e mi sono laureato nel 2004 con il nuovo ordinamento. Nel 2006 ho dato di nuovo il concorso per la cattedra all’estero e mi sono trasferito a Caracas, arrivandovi proprio nel momento della rielezione di Chávez con relativo clima di tensione e manifestazioni. Sono qui da quattro anni ed insegno cultura italiana e storia alla Simon Bolivar, un’università tecnica, per lo più per ingegneri. Tengo inoltre corsi di lingua italiana all’istituto di cultura e seguo chi fa corsi di certificazione linguistica. Ho tenuto conferenze sulla letteratura italiana e musica per la settimana della lingua italiana, sul tema ’L’italiano e la musica: dall’opera alla musica leggera’.
«L’esperienza a Caracas terminerà il prossimo mese di luglio, la chiuderò un anno in anticipo rispetto al previsto perché voglio stare vicino ai miei figli». Già, perché a Imola ci sono Lisa e Damiano, che lo hanno seguito con la mamma nell’esperienza in Croazia, e autonomamente a New York e in Venezuela per qualche tempo.
Come si è trovato Giovetti nelle varie scuole in cui ha insegnato? «Dal punto di vista scolastico mi sono trovato bene dappertutto, perché il mio rapporto con i ragazzi è sempre stato molto positivo. Dal punto di vista umano la situazione più difficile è stata in Croazia, perché con gli slavi non riuscivo a legare. Gli Stati Uniti sono stati ’in bianco e nero’, poche relazioni belle, poi il resto, umanamente… non c’é stato. Il Venezuela da un punto di vista umano ha molto da insegnare a noi italiani che siamo sempre stressati e spesso arroganti. La gente di qui mi mancherà molto».
E’ faticosa la vita del docente così tanto… fuori sede? «Non è affatto faticosa, lo é molto di più quella di un lavoratore medio italiano, immagino. E anche se a volte c’é qualche inconveniente logistico, ne vale davvero la pena».
Come funzionano i concorsi per l’insegnamento all’estero? «Il concorso si fa su 4 aree linguistiche: inglese, francese, spagnolo e tedesco, in cui viene suddiviso il mondo intero. Io ho partecipato per le due lingue che conosco: inglese e spagnolo».
Una volta rientrato, la prossima estate, pensi di restare definitivamente o ripartirai? «Forse potrei avere un’opportunità di tornare un domani all’estero, ma dipende da una causa che si sta trattando col ministero, relativa al numero massimo di anni in cui si può insegnare all’estero, che non può essere superiore a 15».

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