Da Imola nel 1999 va in Norvegia, nel 2005 si trasferisce in Egitto, ora è di nuovo nel nord Europa: di Daniele Zanoni vi abbiamo parlato quando si trovava a Sharm (latitudine 27° nord). Lo abbiamo risentito qualche giorno fa, come sempre via Skype, dai Paesi scandinavi, in un’isola a nord ovest della Norvegia (latitudine 69° nord). Si trova ad Andenes, sull’isola di Andoya, la più a nord dell’arcipelago delle Vesteralen, a 300 chilometri a nord del circolo polare Andenes è la località della costa norvegese che si trova più vicina al luogo di concentrazione delle balene, nel golfo che costituisce lo zoccolo continentale vi è una stabile presenza di capodogli maschi. In Norvegia Daniele – quarant’anni il prossimo mese di giugno – ha abitato cinque anni: ha lavorato per una ditta che organizza safari di avvistamento balene e come guida turistica, ha studiato biologia marina all’università, si è laureato con una tesi in norvegese sulla distribuzione del capodoglio. Qualche mese dopo lo attendeva la sua nuova destinazione, l’Egitto, dove sino allo scorso febbraio ha fatto parte del centro subacqueo di Emperor Divers a Sharm El Sheik come istruttore subacqueo e guida, curando al contempo articoli di biologia marina per alcune riviste specializzate.
«Eccomi di nuovo su queste pagine, Questa volta da The Whale Centre (www.whalesafari.com), luogo che unisce turismo, studio e ricerca: qui, infatti, si possono fare safari tra le balene, armati di macchine fotografiche e di binocolo, visitare il museo delle balene, studiare e fare ricerca sulla biologia marina e i capodogli, gli odontoceti che possono raggiungere i venti metri di lunghezza e le 75 tonnellate di peso».
E Daniele ci racconta che, mentre era in Egitto, ha saputo che al Whale Centre volevano ampliare il settore della ricerca per agevolare agli scienziati gli studi sui cetacei, i capodogli, le orche e le balenottere minori: «La Whalesafari Ltd cercava un laureato in biologia marina, mi hanno offerto il coordinamento della ricerca e in estate coordinerò le guide. Quando mi hanno contattato non ho esitato a tornare, anche se la mia esperienza a Sharm resterà indimenticabile. Sto anche informatizzando gli uffici, come già ho fatto in Egitto». Già, perché a Bologna, prima di partire per la prima volta per la Norvegia, Daniele ha frequentato per tre anni la facoltà di ingegneria elettronica e a Imola ha lavorato come programmatore.
«Al Centro si fanno ricerche basate sulla fotoidentificazione che permette di riconoscere ogni individuo: il contorno delle pinne dei capodogli corrisponde in un certo senso alla nostra impronta digitale, fotografarle permette di identificarli. Li si fotografa da 20-30 metri di distanza, sono solo maschi, perché per le femmine e i piccoli le temperature qui sono troppo basse. I capodogli si cibano nel mare, superproduttivo, e spesso si spostano verso le Canarie. Collaboriamo con un’azienda delle Azzorre che hanno fotografato gli stessi animali che sono stati qui. Con i microfoni subacquei si studiano i suoni che producono per comunicare, in base all’intervallo e alla frequenza. Per il centro è molto importante il settore della ricerca e ci sono molti docenti che vengono a studiare e giovani che vengono per la preparazione della loro tesi. La conoscenza delle lingue è importante nel mio lavoro e questo punto posso dire di parlare correntemente norvegese, inglese, spagnolo, tedesco e francese e discretamente l’arabo. Ho studiato e ho “investito” sulle lingue».
Fa immersioni nei mari scandinavi? E come passa la giornata? «Immersioni per ora no, comincerò a fine maggio, quando dall’Egitto arriveranno le mie attrezzature, che ho lasciato là. Ma voglio uscire anche in inverno per vedere quali cetacei ci sono. Lavoro dal lunedì al venerdì, 37 ore a settimana, mi resta il tempo per leggere, scrivere e… cucinare. Vivo all’interno del centro, in un edificio dove ci sono gli alloggi».
Come ha vissuto la differenza di clima tra Sharm e Andenes? «Ci si adatta, in questo periodo a Sharm godrei di una temperatura tra i 25 e i 30 gradi, qui siamo a due sotto zero, in estate l’acqua arriva ai dieci gradi e la temperatura esterna può raggiungere i 23-24 gradi».
Pensa di restare a lungo in Norvegia? «Certamente resterò qualche anno, vorrei avviare qualche mio personale progetto di ricerca».
Dove troveremo Daniele tra altri cinque anni? Difficile dirlo.