Città di poco più di 300mila abitanti, Alicante si trova nella comunità valenziana, sul mare, nella zona orientale della Spagna. Ha una periferia estesissima e un centro piccolo, a misura d’uomo. Ad Alicante studia Beatrice Riccipetitoni.
«Mi presento: mi chiamo Beatrice Riccipetitoni, ho ventun anni. Ho frequentato a Imola le elementari Cappuccini e le medie alle Orsini, poi mi sono diplomata al liceo scientifico sperimentale in comunicazione dalle Visitandine di Castel San Pietro Terme. Dopo la maturità, la voglia e la sete di nuove esperienze, sempre presente in me, ha preso il sopravvento. Cercavo una boccata di aria nuova per la mia mente e così decisi di trasferirmi nella pullulante e frenetica Milano, dove sapevo che allo Iulm avrei potuto frequentare il corso universitario triennale “Turismo culture e territorio”. Mi ero informata e lo avevo trovato interessante, ho subito pensato che poteva trattarsi di un indirizzo che avrebbe potuto aprirmi poi una strada e forse, chissà, mi avrebbe permesso di coniugare la mia passione per i viaggi, per lo studio delle lingue e delle popolazioni con un futuro lavoro. Dalle nostre parti non avevo trovato nessuna opportunità universitaria che mi allettasse e, forse anche perché si tratta di un”vizio” di famiglia, decisi di approfondire il mio interesse verso il fenomeno turistico e tutto ciò che esso comporta, in tutti i suoi svariati aspetti. Grazie all’appoggio dei miei genitori e di una zia paterna, Giovanna, che vive e lavora come chirurgo pediatra a Milano, mi sono dunque trasferita per gli studi nel capoluogo lombardo, dove l’anno scorso ho frequentato il primo anno di quella che fin da subito avevo visto come la scelta migliore per me.
Non contenta, o più semplicemente non abbastanza stimolata da un cielo un po’ troppo grigio per una meteoropatica come me, l’anno scorso ho deciso di far richiesta per l’Erasmus. Destinazione? Spagna, Alicante, Costa Blanca.
Alicante è la città di Spagna con più giorni di sole all’anno e ha un mare azzurrissimo. Mi si presentava l’occasione di aver nove mesi per scoprire le sensazioni che un distacco di questo tipo da famiglia e amici può provocare. Un modo per sconvolgere le mie abitudini, intraprendere un’avventura unica che mi avrebbe permesso di imparare bene una nuova lingua, conoscere una nuova cultura e studenti provenienti da tutto il mondo. Ed anche una vita universitaria completamente differente dalla mia realtà. A marzo ricevetti la risposta positiva e la partenza era prevista per settembre. Nonostante quell’inevitabile timore che sempre accompagna una lontananza da casa di un certo numero di mesi, aspettavo con ansia il momento della partenza e il destino volle che insieme alla comunicazione dell’Erasmus arrivasse anche l’Amore, che mi incoraggiò e mi sostenne nella mia scelta. Entrambi sapevamo che sarebbe stata dura, sentivamo che ce l’avremmo fatta. Potevo ritenermi davvero fortunata ad aver incontrato una persona che non mi ostacolava e capiva quanto fosse importante per me questa esperienza. E’ vero quanto si dice che amare significa non tagliare le ali e la possibilità di volare a chi sta al tuo fianco.
Ho fatto una puntata estiva ad Alicante per trovare un appartamento in quella che sarebbe divenuta la mia città a partire dal mese successivo. A settembre sono partita, felicissima, emozionata e curiosa di scoprire cosa mi avrebbe aspettato.
Il mio secondo impatto con Alicante è stato ancora migliore di quello precedente: a settembre faceva molto caldo e la città, soprattutto la “Playa Postiguet”, una delle varie spiagge, brulicava di turisti inglesi e tedeschi, i più numerosi ospiti stranieri in questa ridente città marittima di poco più di 300.000 abitanti, che sorge ai piedi del monte Benacantil. Mi sistemai nel ’piso’, l’appartamento, e le prime settimane furono di assestamento, alla scoperta della città di giorno, con il mare e la spiaggia, e la sera le puntate nel quartiere antico del centro, il Barrio, dove si concentrano molti locali differenti e si riuniscono i ragazzi per vivere la famosa ’movida’.
E’ risaputo che le popolazioni di queste zone, senza troppe distinzioni di età, amano fare le ore piccole e mangiare ad orari che da noi sarebbero inconsueti. Qui si pranza dopo le due del pomeriggio e non penseresti mai di cenare prima delle nove di sera.
I negozi nel pomeriggio riaprono solo dopo le cinque. Abituarsi al modello di vita spagnolo non è stato faticoso, tutt’altro. Ritmi blandi, soleggianti e calmi nel sud della costa spagnola; dove le persone sembrano tutte più tranquille e soprattutto rilassate. Il mito della “siesta ” regna incontrastato e, se per caso passate da queste parti prendetevela comoda al mattino, perché non vedrete mai un negozio aprire prima delle dieci, panettieri inclusi. Il tempo e l’orologio non sono onnipresenti a dominare le giornate degli alicantini anzi, la fretta non sanno cosa sia e tutti sembrano guadagnarci in salute e “qualità della vita” nonostante la crisi economica, che mi pare molto più evidente e imponente che a casa nostra. All’inizio tutta questa calma a volte finiva con l’irritarmi, soprattutto quando mi trovavo in fila al supermercato o nei negozi. Poi ho imparato a vivere come loro, del resto non c’è niente di male a non aver sempre fretta. Si dice «Vai a Roma e vivi da romano»… detto fatto, pian piano capisci che il cambiamento non è per niente male, ti chiedi perché noi dobbiamo sempre correre e vedi con i tuoi occhi che le persone riescono comunque a svolgere il loro lavoro, le loro commissioni e a portare a termine i loro impegni, guadagnandoci in serenità e tranquillità. Una cosa che ho sorprendentemente riscontrato è quanto questo stile di vita giovi a tutti, specialmente alle persone meno giovani che, forse anche grazie all’aria buona e al clima mediterraneo, sono attivissime. Il Comune mi pare attento, la linea di trasporti urbani è efficiente, tutti usano i mezzi di trasporto con un’agilità impressionante e non è raro vedere gruppi di signore/i anziani passeggiare tranquillamente per la città a tarda sera, nonostante l’elevatissimo tasso di popolazione immigrata presente: almeno all’apparenza, i cittadini mi sembrano ben integrati gli uni con gli altri.
Se dovessi dare un voto alla mia esperienza spagnola fino ad ora sarebbe… dieci! E’ un’avventura unica che consiglio a tutti coloro che abbiano voglia e possibilità di mettersi alla prova e scoprire cosa significhi vivere all’estero, anche solo per un periodo. Mancano tre mesi alla fine del mio percorso e già sale la tristezza se penso al momento in cui dovrò lasciare questa cittadina che mi ha accolto benissimo e mi rimarrà sempre nel cuore. Sono sicura che, quando arriverà il momento di salutare Alicante, per me sarà solo un arrivederci. Beatrice».