Dell’esperienza all’estero di Alexandros Chatgilialoglu, oggi 28enne, abbiamo già riferito nel 2008 quando si trovava in Canada, a Toronto, per il suo dottorato di ricerca (www.nuovodiario.it/attualita.cfm?wid=4604). Alexandros ci manda ora una ’seconda puntata’ della sua storia da imolian. Questa volta si trova nella parte meridionale della San Francisco Bay Area, nella California settentrionale e precisamente a Silicon Valley: ha vinto la prestigiosa borsa di studio Fulbright-Best (Business Exchange and Student Training) – http://www.bestprogram.it -, un programma bilaterale Italia-Usa fondato dall’omonimo senatore americano al fine di valorizzare l’imprenditoria high-tech italiana.
«Sono Alexandros, sto frequentando un Certificate in Technology Entrepreneurship all’Università di Santa Clara, a Silicon Valley: seguo un programma iniziato il 15 settembre scorso, che si concluderà il 15 marzo e comprende corsi di imprenditorialità, marketing, business. Faccio parte di un numero ristretto di persone con borsa Fulbright, un programma fondato dopo la guerra dal senatore statunitense Fulbright per favorire scambi culturali ad alto livello fra vari paesi e gli Stati Uniti (http://fulbright.state.gov). Molti studenti Fulbright sono diventati successivamente personalità importanti a livello mondiale, premi Nobel, capi di stato, imprenditori. Studio qui con altri 14 colleghi, ognuno con un forte background scientifico, con laurea e molto spesso un dottorato di ricerca in materie scientifiche e un’idea imprenditoriale ad alta tecnologia da sviluppare per creare un’azienda high-tech. Mi trovo a conversare quotidianamente con ingegneri aerospaziali, biomedicali, informatici e biotecnologi, in un ambiente molto stimolante. Dopo la laurea in biotecnologie farmaceutiche ho conseguito il dottorato di ricerca in Biologia cellulare. La mia idea imprenditoriale consiste nello sviluppo di un metodo per il miglioramento di modelli sperimentali all’interno del laboratorio. In altre parole, applicando il metodo da me sviluppato, sarà possibile eseguire una ricerca scientifica più avanzata e migliorare lo studio dello sviluppo di nuovi farmaci. Vorrei creare la mia azienda una volta ritornato in Italia.
La Silicon Valley è un ambiente incredibile, unico al mondo nella sua struttura e nei suoi molteplici e interconnessi meccanismi. Non è un caso che, racchiuse in un centinaio di chilometri fra San Francisco e San Josè, si trovino molte delle più importanti aziende high tech, le quali hanno cambiato profondamente il nostro modo di vivere: una accanto all’altra ci sono Google, Facebook, la Intel, Yahoo, la Pixar, la Apple, la Genentech, Adobe, Skype, la seconda sede della Microsoft, Twitter, eBay…
Il meccanismo di funzionamento di questo “ecosistema” è complesso, con alcuni punti fondamentali: nella Bay Area ci sono due delle università più importanti al mondo, Stanford e Berkeley, piene di premi Nobel e con tanti soldi da investire nella ricerca, vera base della crescita di nuove start-up.
Inoltre, qui esistono i Business Angels e i Venture Capitalists, persone che investono cospicue somme di denaro (da 100.000 a 10 milioni di dollari) nelle piccole aziende, aiutandole a crescere velocemente.
Da sottolineare, la potenza del networking, in parole povere le conoscenze, ma non col significato italiano del termine: qui vengono organizzati circa 500 eventi a settimana con tematiche diverse, il cui scopo principale è conoscere gente, scambiarsi la business card e rimanere in contatto. I favori, a differenza dell’Italia, si fanno fra persone di alto livello, alle quali si viene presentati per la propria bravura e per il valore della propria idea imprenditoriale. Così, chiunque può trovarsi in ascensore con Mark Elliot Zuckemberg (ventiseienne informatico, imprenditore e dirigente d’azienda statunitense, mentre era studente ad Harvard ha fondato il sito di social networking Facebook con l’aiuto di un collega e di due amici; oggi è amministratore delegato di Facebook e la rivista statunitense Forbes lo ha nominato “Il più giovane miliardario del mondo”; nella foto è quello più a destra, mentre Alex è quello più a sinistra -n.d.r.) o a prendere il caffè con Larry Page (uno dei due fondatori di Google) e avere la possibilità di parlare della propria idea … Se piacerà all’interlocutore, l’assegno è solo una formalità. D’altronde è così che sono nate le loro aziende e il Give Back (cioè aiutare i nuovi imprenditori) è uno dei pilastri che rende questo posto unico.
Vorrei raccontarvi anche delle mie vacanze di Natale: sono stato alle Hawaii con la mia ragazza e due amici. Un posto meraviglioso, che ho descritto nel mio blogwww.chatatravelling.spaces.live.com. Hawaii: il solo nome fa compiere al nostro cervello evoluzioni mentali, evoca spiagge meravigliose, collane di fiori, ballerine, foreste tropicali… e, certamente, le Hawaii sono anche questo, ma sono soprattutto tanto, tantissimo altro. È come se Dio avesse deciso un giorno di condensare tutto ciò che di meraviglioso sa creare in un unico punto del pianeta: si tratta di un continente in miniatura, immerse nella vastità dell’oceano più grande del mondo. E allora, girando per queste meravigliose, incredibili isole, capita nello stesso giorno di fare snorkelling con squali, tartarughe, delfini, incredibili pesci colorati e poi di perdersi fra alberi, piante ed orchidee di dimensioni extralarge in qualche giungla tropicale alla ricerca di una cascata. E, non contenti, dopo aver sorseggiato un buon cocktail alla frutta o aver gustato una matura papaya scelta tra le dieci varietà esistenti, si possono tranquillamente scalare i vulcani più alti al mondo (4.000 metri sul livello del mare, molto di più dal fondo dell’oceano) e perdersi nelle mille sfumature ocra, nere, rosse, gialle che la dea dei vulcani Pele ha disegnato in cima a questi giganti. Se ci si stanca di nuotare con tartarughe che sbucano da ogni parte, la natura riserva ancora uno degli spettacoli più suggestivi al mondo, la lava che a cascate cade nell’Oceano fra esplosioni, lapilli, fumi e colori incredibili, ingrandendo la superficie di queste isole come se non riuscissero a contenere tutte le meraviglie che il Signore ci ha messo.
E dunque eccoci di ritorno, con uno zaino pieno di sensazioni impossibili da dimenticare, con la consapevolezza che c’è molto più di hawaiano al mondo di quanto si possa credere (il termine Wikipedia viene dall’hawaiano wiki = veloce) e con la convinzione che Aloha e Mahalo (“ciao” e “grazie”) possano solo uscire da un cuore puro, come quello di questa bellissima gente, di questo straordinario pianeta-terra in miniatura. E allora… Mahalo di cuore a queste terre (e mari) e a chi ha condiviso con me questa “lush” e “stunning” adventure. Alexandros».