Terminato un periodo di lavoro molto impegnativo per la presentazione dei progetti che i clienti dello studio per cui lavora porteranno alla Canton Fair, una fiera molto importante in Cina, Gianluca Gimini ci scrive da Shanghai.
«C’è davvero tanto da dire su Shanghai, una città folle… Ho un gruppo su Facebook (’Mai dire Shanghai’) dove carico le foto e cerco di spiegare ciò che vedo o ciò che mi viene raccontato. Forse il taglio dei commenti è un po’ irriverente, in realtà apprezzo e rispetto la città e la popolazione, quindi spero che nessuno mi fraintenda. Shanghai con i suoi 20 milioni di abitanti è una città ricca di contrasti, tantissima ricchezza e tantissima povertà, spesso mescolate in modo assurdo. Quindici anni fa i ricchi erano pochissimi, oggi sono tanti, ma non hanno perso memoria di quando non avevano i servizi in casa e non si trovano a disagio nel passare per i quartieri dove queste comodità ancora mancano.
Sono nato nel 1983, ho vissuto ad Imola (salvo una parentesi di due anni in California con la mia famiglia) fino al conseguimento delle maturità classica; ho studiato architettura a Ferrara e, giunto al terzo anno, mi sono reso conto che i miei interessi vertevano più sul disegno del prodotto che sul progetto di edifici. Amando l’ambiente della Faf (la facoltà di architettura di Ferrara, appunto) non ho mai preso in considerazione la possibilità di recarmi a studiare altrove, ho seguito il mio corso di laurea odiando solo gli esami di calcolo strutturale e coltivando autonomamente la mia passione. Ho optato per una tesi in disegno industriale, condividendo il progetto con un collega (“Accessibilità nomade, la ricerca degli ingombri minimi nel progetto di un camper universalmente accessibile”, un veicolo da diporto ad utenza allargata): è stato molto apprezzato e ha ottenuto la pubblicazione su ’Plein Air’, tanto che ho a lungo sperato potesse valermi come biglietto da visita per trovare un buon impiego in patria nel campo del disegno industriale… ma mi sbagliavo.
Dall’ottobre del 2008 alla primavera scorsa ho inviato innumerevoli curricula, in particolare a studi milanesi ed europei; ho partecipato a qualche concorso di design e grafica ed ho intanto realizzato il mio sito, www.gianlucagimini.it, nel quale pubblicavo i miei lavori.
Il mio primo contatto con il Morph Design, il piccolo studio di Shanghai dove lavoro da cinque mesi, è avvenuto nel marzo scorso. Mio padre aveva segnalato il mio sito ad un conoscente che lavora con vari studi di architettura e di design sparsi per la Cina ed uno di questi ha pensato di contattarmi. Scoraggiato per la mancanza di offerte di lavoro dall’Europa, non ho esitato ad accettare la proposta, anche se ciò significava trasferirmi. Il titolare dello studio, Per Erik Bjornsen, è un architetto italo-norvegese da molti anni passato al disegno industriale e da cinque residente a Shanghai. Ho accettato quasi a scatola chiusa, dopo una sola intervista via Skype a colmare le decine di migliaia di chilometri di distanza… e non vi nascondo di essere partito da Imola con qualche timore. Ma ho avuto fortuna. Il lavoro è molto bello e sto imparando molto. Ci occupiamo del progetto di innumerevoli tipi di prodotti, dall’idea all’esecutivo: in questi mesi ho disegnato soprattutto oggetti per la cucina (macinapepe, termometri da vino e da carne, pentolame, borracce… ). Ho carta bianca come creativo e non è sempre facile ma, nei limiti della mia ancora modesta esperienza, mi pare di aver raggiunto buoni risultati. Alla fase creativa segue l’incontro con i clienti (spesso nel distretto industriale dove sono quasi tutte le aziende con cui lavoriamo), che scelgono alcune tra le proposte dello studio, siglano un contratto per lo sviluppo delle medesime e, a questo punto, dallo schizzo si passa all’industrializzazione del prodotto. Questa forse è la parte più bella: richiede astuzia più che fantasia. Abbattere i costi di produzione con un buon progetto non è semplicissimo, coniugare l’ergonomia, l’estetica e la semplicità di costruzione ancora meno, soprattutto quando i clienti all’estetica ci tengono il giusto (ma sono io a tenerci!). Spesso mi trovo a ’violentare’ i miei progetti, che mi sembravano tanto belli allo stadio di schizzo, ma risulterebbero antieconomici da realizzare così come li ho concepiti. Riuscire a trovare una buona soluzione per salvare la forma e la funzione è una grande soddisfazione. Disegnare i 3D definitivi non è l’acme del divertimento, ma mi sta insegnando moltissimo. Comincio ad essere indipendente nello scegliere gli spessori più idonei da dare ai materiali a seconda del caso e ad avere buone nozioni sullo stampaggio a iniezione, sull’imbutitura e nei molti altri processi industriali coinvolti. Il mio ’capo’ ha pazienza e sta insegnandomi tutto quello che c’è da sapere. I clienti sono tutti industriali cinesi e siamo nella patria del falso: l’idea di pagare delle royalties per un lavoro d’intelletto attecchisce con grande difficoltà. Ma un po’ li capisco. D’altra parte possono star certi che il progetto che loro ’pagano’ entro tre mesi sarà ’gratuitamente’ copiato dalla concorrenza. E’ un meccanismo perverso e se ne stanno accorgendo. La crisi mondiale in questo ci ha aiutati: anche in Cina non c’è più spazio per tutti sul mercato, molte aziende hanno chiuso e qualcuno ha deciso di investire sulla qualità del design invece che sulla guerra dei ribassi. Le aziende che si rivolgono al Morph Design sono le più ’illuminate’, in sostanza.
Fuori dall’ufficio mi prodigo per autopromuovermi come grafico e designer freelance: ce la sto mettendo davvero tutta, provo a sfruttare qualcuna di quelle opportunità che si dice in giro fiocchino qui a Shanghai e in generale in Cina.. Metto a frutto la mia passione per la grafica disegnando poster e locandine per un locale e sto prendendo accordi con un negozio per disegnare t-shirt, mentre cerco di organizzarmi per prototipare autonomamente alcuni miei progetti. Insomma, tante cose bollono in pentola, vi terrò informati sui futuri sviluppi!
Cordialmente, Gianluca»
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