È partito poco meno di un mese fa per gli Stati Uniti Giorgio Bornia e ci ha inoltrato un simpatico “diario di viaggio” in cui descrive la sua vita recente… dal momento del suo decollo da Bologna all’arrivo a Tallahassee. Qui, nella capitale della Florida, sede di due università, oltre che del Tallahassee Community College e della Pat Thomas Law Enforcement Academy e importante centro commerciale e agricolo, Giorgio trascorrerà i prossimi sei mesi.
Classe 1984, Giorgio Bornia è dozzese, a Dozza ha frequentato le elementari, per passare poi alle medie a Toscanella e allo scientifico Valeriani a Imola. Dopo la laurea specialistica in Ingegneria energetica all’Università di Bologna, sta ora terminando il suo primo anno di dottorato.
Don Marco Renzi, già direttore del Nuovo Diario, è stato suo parroco a Dozza e ne mette in evidenza la spiccata intelligenza, la dote speciale del saper stare con gli altri, la simpatia: «Qualsiasi cosa faccia gli riesce bene. Gioca a basket con buoni risultati, è molto bravo a suonare la chitarra, della quale proprio io gli ho insegnato i primissimi rudimenti, per non parlare dei suoi esiti negli studi. Impegnato in parrocchia, segue i ragazzini nel catechismo».
Vi proponiamo di seguito alcuni stralci del suo racconto.
Studente di dottorato alla facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna – dipartimento di Ingegneria energetica, nucleare e del controllo ambientale (Dienca) – Giorgio si trova alla Florida State University, Department of Scientific Computing come “visiting student” (la traduzione, “studente visitatore”, è bruttina, osserva Giorgio) per il semestre autunnale.
«Faccio ricerca con il professor Max Gunzburger sul metodo degli elementi finiti e la teoria del controllo ottimale per la fluidodinamica. Mi trovo in questo momento nell’ufficio del Department of Scientific Computing, un luogo più “umano” di quanto non lo sia il mio attuale alloggio, che cerco di usare per i pasti e per dormire e poco più. … Il mio primo impatto con la Florida è stata la sala dell’Orlando International Airport, un mega spazio su cui si affacciano alcuni costosissimi hotel: sembra una serra, con la copertura in vetro e dentro le “mie” prime palme della Florida. Anzi no, le prime le avevo viste dall’aereo, mentre notavo dall’alto che c’erano solo case di due piani al massimo e i marciapiedi erano proprio in mezzo ai giardini come nei film.
Dopo il lungo volo, con il Lynx Bus e poi un altro autobus e cinque ore circa di viaggio sono arrivato alla meta. Nel percorso mi prefiguravo l’università… in un modo completamente diverso da come è in realtà.
Ci sono iniziative simpatiche qui: ogni venerdì pomeriggio, ad esempio, c’è la Coffee Hour al Centro Internazionale, la scorsa settimana c’è stato l’incontro di accoglienza nella sede degli “Alumni”, che sono praticamente gli ex-allievi della Florida State University). Un bel salone ben arredato, un gran buffet.
Per la mia sussistenza quotidiana mi sono procurato in un supermercato quanto mi occorre per cucinare, ivi compresa una tovaglia di plastica, comoda da pulire, con dei galletti disegnati sopra e i versi dell’Infinito di Leopardi… non potevo avere di meglio!
Quando esco dall’area del campus mi sembra di essere quasi – molto quasi…- come alla processione in Valsellustra o in via Calanco. Nel mio percorso ad un certo punto vedo un giardino bellissimo e mi ci immagino la casa del Mayor: no, è il vecchio cimitero di Tallahassee, non so bene di quale confessione religiosa. Ci è sepolto anche Murat. Mi chiedo che cosa ci sia venuto a fare Achille Murat, il figlio di Gioacchino Murat e di Carolina Bonaparte, proprio qui a Tallahassee. Va beh.
Faccio una passeggiata al parco dello stadio: è il momento dell’intervallo della partita, ci sono bambini che fanno le arrampicate sulle rocce finte, gente che lancia un pallone da football cercando di beccare il centro, venditori di magliette dei Noles, e in fondo la mitica band che suona Tainted Love. Io mi guardo in giro, mi volto e vedo lo stadio più da lontano e penso alle feste delle tagliatelle e al croccante e allo zucchero filato alla sera al mare a Bellaria.
Sono con i nuovi amici di qui e incontriamo una ragazza armena che studia Media Production e che ho scoperto essere andata al mare domenica scorsa… che invidia, devo rimediare!
Fra una mezz’oretta la partita ricomincia ma noi, ormai saturi di questo tipo di atmosfera, decidiamo di tornarcene nei nostri luoghi. Vedo una scritta, tailgate. Mentre riaccompagno l’armena verso casa, le spiego il significato del tailgate. Io credevo che volesse dire “cancello con coda”, nel senso che la gente fa la coda al cancello prima di entrare nello stadio. E invece no, il tailgate è la porta del baule, quella che tutti aprono per scaricare la roba e si mettono a campeggiare ovunque. Anche, e spesso, di fianco alla marmitta. Ho fame, ora torno a casa e mi faccio un uovo almeno. E domani penne… See you all! Giorgio».