13, Luglio, 2025

Francesco da Mordano alla City

Francesco Marani, 30 anni, è di Mordano. Molta buona volontà e molto impegno lo hanno portato ad occuparsi dell’ambito finanziario a Londra. E con lui sono undici gli imolesi stabilmente residenti in quella città.

«Mi sono diplomato in Ragioneria al Paolini a Imola, nel 2003 mi sono laureato in Economia del Turismo a Rimini con il professor Corrado Benassi, ora preside della facoltà di Economia. Speravo di sviluppare la conoscenza di un settore fondamentale per la competitività del nostro paese, invece alla fine ho sviluppato la passione per i mercati finanziari, principalmente grazie al professor Marco Bigelli, uno dei massimi esperti in Finanza Aziendale in Italia.
Poi ho fatto il servizio civile nelle scuole di Mordano e subito dopo sono partito per l’Inghilterra: volevo vivere un’esperienza all’estero perché ritenevo che la cosa avrebbe avuto per me una valenza formativa notevole, il che si è rivelato vero. Volevo anche assolutamente lavorare nell’ambito finanziario e poiché Londra è la ’capitale europea’, se non mondiale, per certi prodotti, ho individuato questa città come mia meta.
Mi trovo qui dall’aprile del 2004: all’inizio è stata pura gavetta, ho approfondito lo studio dell’inglese e per nove mesi ho lavorato in un cinema. Non appena il mio livello di inglese mi ha permesso di rapportarmi con un ambito professionale ho cercato un lavoro specifico e l’ho trovato in una società di Ricerca e Consulenza in ambito finanziario, per la quale ho fatto l’analista per tre anni. In seguito ho volontariamente cambiato lavoro perché ero interessato ad entrare in una Banca di Investimento. Così nel dicembre del 2007 ho iniziato a lavorare con un contratto di lavoro interinale alla JP Morgan: è stato un periodo interessante ma pesante e allo scadere del contratto mi sono di nuovo messo alla ricerca di un posto, con molti timori… Londra è una città dura, ma dopo tre mesi ho trovato un nuovo impiego come consulente per un’altra società. Praticamente sto ristrutturando il business di un dipartimento dal punto di vista dei prodotti e dei processi operativi all’interno del team. Davvero molto interessante.
Non ho avuto troppe difficoltà ad inserirmi qui, sopratutto se si considera che sono arrivato a Londra da solo, con un livello di inglese medio-basso e senza appoggi di alcun genere. Ma sono proprio le situazioni difficili che ti insegnano a sopravvivere… e infatti ora non ho più paura di nulla. Devo dire che nei tre mesi in cui sono rimasto senza lavoro ero un po’ preoccupato… ma ho cercato che questo non trapelasse nemmeno in famiglia, ho finto che tutto fosse perfetto anche quando non lo era, perché credo che dopo una certa età i figli debbano dare soddisfazioni ai genitori e non pensieri, è come una clessidra che si rivolta, … ora tocca a me!
Del mondo lavorativo londinese apprezzo la dinamicità. Non ci si prende in giro qui, se vali…  vali e vai avanti. Se il tuo ’capo’ si rende conto che puoi far meglio di lui, riesce a farsi da parte e a cederti il suo posto. Esiste una base meritocratica più solida che da noi, sei sempre circondato da persone ambiziose, tutti sono in lotta per diventare qualcuno e questo ti stimola molto. Ho studiato anche qui, corsi di formazione e corsi specifici.
La differenza fondamentale con i nostri sistemi è la praticità. Il metodo anglosassone non ti dice ’Studia la formula’, ti dice ’Questo è il problema, risolvilo’. Magari se ci arrivi usi quella formula. Entrambi i sistemi possono essere validi, unendoli acquisti una grande forza perché ’forma mentis’ e praticità insieme sono un test chiave.
Dal punto di vista umano si vive meglio in Italia. Qui è più difficile legare, anche con i colleghi, finisci col cercare amici ’latini’. Ora ho ottimi amici, tantissimi, e con due di loro ho creato un’organizzazione che promuove party, non a fini di lucro, ma per divertimento. Mi è servita molto questa esperienza, dalla quale sto imparando molto, visto che va portata avanti e gestita come un business.
Per ora mi piacerebbe restare a vivere ancora un po’ qui, per poi iniziare magari un’altra esperienza, anche in un altro paese europeo. Mi piacerebbe seguire un MBA, un master di formazione manageriale, magari in Italia. Sogno di fare qualcosa di mio, mettendo a frutto la produttività e l’ambizione inglese unita al talento/voglia di fare/estro che abbiamo insiti noi italiani.
Di casa mi manca tanto la mia famiglia, i miei nipoti, le mie due sorelle e gli amici cari di sempre. Per fortuna ritorno abbastanza spesso.
Perché si lascia l’Italia? Credo per la voglia di uscire dalla polemica e dal borbottio di una società che da 30 anni si lamenta, ma non riesce a togliersi dall’impasse. La vera fregatura italiana è la politica, che da noi non è mai un mezzo a disposizione del popolo per l’intermediazione e la realizzazione di un bene collettivo.
Allego le foto, una professionale e una in veste più festaiola… penso rendano bene il contrasto. Saluti a tutti, in particolare ai miei genitori a cui voglio un mondo di bene, due persone uniche. Ecco infatti dove sta la vera differenza… un inglese, anzi uno straniero, non potrà mai sapere cosa significa sentirsi amato da una famiglia come posso dire di esserlo io. Saluti anche alle cugine Giuliana e Giovanna Tabanelli che hanno fatto da tramite tra voi e me.
Francesco Marani
[email protected]»

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