13, Luglio, 2025

Marco Pascucci è in Boemia

Infanzia a Imola e poi via in Boemia: Marco Pascucci, trasferitosi cinque anni fa con la famiglia a Choceñ, nella Repubblica ceca, ci ha scritto raccontando la sua esperienza. Diplomato in pianoforte, al momento insegna italiano.

«Mi chiamo Marco Pascucci, ho vent’anni, a Imola ho frequentato le elementari Cappuccini e le medie Orsini, a dieci anni mi sono iscritto anche alla scuola musicale Vassura-Baroncini, dove è nato il mio interesse per il pianoforte. Non avevo ancora quindici anni quando mio padre, alla soglia della pensione, fu licenziato; per motivi finanziari ci dovemmo trasferire tutti (i miei genitori, le mie due sorelle ed io) dai nonni materni nella Repubblica ceca, in una piccola cittá di circa diecimila abitanti, Choceñ, nella Boemia orientale.
Ho frequentato il conservatorio non lontano  da qui, a Pardubice: cinque bellissimi anni in cui ho imparato a dominare a dovere i tasti del pianoforte e ad utilizzare in modo ottimale le regole dell’armonia e della teoria musicale in generale. Nel 2008 ho sostenuto gli esami finali e sono stato uno dei pochi fortunati a conseguire il diploma con il massimo dei voti. Nonostante ció non ho proseguito gli studi all’accademia musicale. In quest’ ultimo periodo ho infatti deciso d’intraprendere un’altra strada: al momento insegno italiano in un’agenzia linguistica del posto. Questo tipo di lavoro mi soddisfa e mi offre senz’altro maggiori possibilitá d’inserimento di quanto accadrebbe con la musica,  campo in cui la concorrenza è davvero inimmaginabile.
La lingua ceca è un capitolo a sé: già difficile di suo quanto a pronuncia e fonetica, ha anche una grammatica zeppa di regole apparentemente inutili e incomprensibili che rendono il tutto, se possibile, ancor più difficile. Vi sono regole severe anche per la scrittura delle virgole. Saper fare l’analisi logica conviene!  Io ho avuto la fortuna di essere cresciuto in una famiglia bilingue, ogni estate andavamo in vacanza dai nonni, in Italia avevamo varie videocassette in lingua ceca, i miei cugini sono cechi e per potermi far capire quando venivamo in questo paese ho imparato a parlare la lingua già in tenera età. Comprendere la grammatica e ampliare il mio vocabolario è stata poi un’impresa veramente ardua. Nondimeno, ora sono a un livello molto alto di conoscenza della lingua e le poche lacune che ancora mi restano col tempo spariranno sicuramente.
La Repubblica ceca è un paese affascinante. Le estati calde e gli inverni gelidi ne fanno un posto interessante tutto l’anno, da gennaio a dicembre. I cechi sono persone molto singolari. È vero che non si può generalizzare troppo, dal momento che ogni nazione è formata da vari individui, ognuno diverso dall’altro… Alcuni tratti generali credo però di poterli delineare: le persone del posto sono per molti versi gentili, non manca loro il senso dell’umorismo e non hanno paura di prendere in giro, anche se stessi e i propri difetti. Per alcuni versi il loro atteggiamento mi ricorda lo humor inglese.
Nel Paese vi è un largo consumo di birra, la bevanda numero uno in assoluto, e bisogna ammettere che la birra ceca non ha molta concorrenza in Europa e nel mondo, sia per qualità (basti pensare alla Pilsner Urquell), sia per prezzo (mezzo litro in osteria viene a costare sulle 30 corone o anche meno, cioè attorno a 1 euro). Andare con gli amici nelle bettole e nei vari pub cechi è un’attività diffusissima e divertirsi e scherzare (e spesso anche ubriacarsi…) è obbligatorio! Se entrate in un simile locale dovete mettere da parte ogni reticenza: ai giovani non piacciono i tipi “forti e silenziosi”. Il ceco medio è generalmente piuttosto superficiale, consumista, spesso anche invidioso. Trovo che la gente sia spesso piuttosto egoista, a volte capita che non abbiano molto riguardo per gli interessi degli altri, danno piuttosto la precedenza al proprio comfort e, devo ammetterlo, molti hanno una certa tendenza a rubare: è un’abitudine abbastanza diffusa, purtroppo. Si va dai classici furti da ladruncoli alla sparizione di interi fondi finanziari e alla corruzione. Piuttosto diffusa è la xenofobia e il razzismo verso le persone di colore e i Rom in particolare, una minoranza che è piuttosto numerosa soprattutto in certe regioni della nazione.
Nonostante tutto questo, devo dire che vivere qui non è male e che il Paese è molto bello.
Cosa mi manca di Imola e dell’Italia in generale? Sentire parlare l’italiano attorno a me, per le strade, nei bar e nei negozi. L’italiano è davvero una bella lingua. D’altra parte penso che questo mio sentimento sia dovuto molto anche al fatto che è ormai un po’ di tempo che manco dall’Italia. Se dovessi tornare, dopo un po’ mi mancherebbe inevitabilmente il ceco. È per questo che non posso rispondere ad un’altra domanda che spesso la gente mi pone, se penso di tornare in Italia. Se dovessi prendere una decisione in questo senso, se pensassi di rientrare in Italia, non sarebbe comunque per sempre.  Sono tagliato in due in pratica…
Cosa spinge tante persone a trasferirsi all’estero? Non è facile rispondere: i motivi possono essere i più vari. Un lavoro ben pagato, la prospettiva di una carriera migliore, la voglia di conoscere nuovi posti, il bisogno di allontanarsi per poi vedere con occhio diverso le cose vecchie, oppure provare semplicemente un briciolo di avventura. Na shledanou! Marco Pascucci,[email protected]».

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