12, Luglio, 2025

Elena Venieri in Brasile tra piccoli Pelè

Prima la Cornovaglia e ora il Brasile. Elena Venieri si trova in questo momento a São Paulo e ci racconta la sua esperienza a contatto con una realtà fatta di due città che pur vivendo fianco a fianco presentano aspetti fortemente contrastanti: una città ricca popolata di grattacieli ed una povera il cui simbolo sono le baracche.

Elena Venieri, 25 anni. Se anni fa qualcuno mi avesse raccontato quale sarebbe potuto essere il mio percorso futuro di crescita, non gli avrei creduto.
Mi sono sempre reputata un misto di timidezza e codardia, tanto che la mia roccaforte di amici e abitudini quotidiane erano per me passato, presente e futuro.
E invece… Diplomata nel 2002 al liceo scientifico Rambaldi Valeriani, al momento di scegliere la facoltà universitaria ho optato per ciò che mi avrebbe permesso di continuare quello che più mi piaceva del liceo: l’interazione fra le discipline apparentemente così diverse e la risoluzione di problemi, non solo in campo matematico! Così ho frequentato per un anno architettura a Cesena, per poi passare all’Isia (Istituto Superiore per le industrie artistiche) a Faenza per studiare design. Appena iniziata la laurea specialistica ho capito che se volevo veramente entrare nel mondo del product design dovevo allargare gli orizzonti: Faenza non mi sarebbe bastata. Così ho colto al balzo la possibilità che mi offriva il progetto Erasmus e sono partita per Exeter, Cornovaglia. Cinque mesi lontana da casa, immersa in una cultura (quella della campagna inglese) molto diversa dalla nostra ma, per certi aspetti, veramente interessante. Certo è stato un bel passo avanti per una che non voleva allontanarsi da casa!
Pensavo che questa sarebbe rimasta un´esperienza unica e invece quando, nell’ottobre del 2008, mi sono laureata ho capito che ciò che maggiormente desideravo era “bissare” la Cornovaglia: non tanto l´esperienza di studio, quanto l´immersione totale in una cultura completamente differente.
E così sono partita per il Brasile. Destinazione São Bernardo, nella periferia di São Paulo. Due mesi per capire, conoscere e lasciarsi coinvolgere dal progetto “chiese gemelle” della diocesi di Imola, di cui tanto avevo sentito parlare, ma che così poco conoscevo.
Nonostante sia partita senza sapere una parola di portoghese, é stato praticamente impossibile non diventare un tutt’uno con la socievolezza e la spontaneità dei brasiliani. Ormai i due mesi stanno giungendo al termine, ma posso dire di aver vissuto un po´di tutto in questa immensa città dalle mille contraddizioni: ho giocato a calcio scalza con i bambini delle favelas, sono stata travolta dall´immensa folla dei lavoratori che ogni giorno intasa la metropolitana, ho visitato alcune fazendas che il movimento dei Sem terra, un’organizzazione sociale dei “senza terra” ha espropriato ai latifondisti nel Mato Grosso do Soul, mi sono lasciata coinvolgere dal ritmo della samba ballata per le strade durante il carnevale, ho tenuto fra le braccia bambini talmente magri che le loro braccia sono sottili quanto le mie dita, mi sono abituata al rumore continuo e alla musica che risuona a tutte le ore per le strade (il silenzio è la cosa di Imola che più di tutte mi manca!), ho ballato i primi passi della capoeira al suono del berimbau, ho imparato a preparare la caipirinha e il cachorro quence (l´hot dog di qua!) e, soprattutto, ho iniziato ad apprezzare la voglia di riscatto di tanti giovani dei quartieri poveri che per costruirsi un futuro migliore accettano orari massacranti, lavorando 10-11 ore di giorno per poter seguire i corsi universitari la sera e studiare di notte. É inevitabile non pensare quanto sia stata semplice la vita fin ad ora per me!
Tornerò dunque a casa col pensiero che qui c´é ancora tanto da fare e da donare, che il servizio gratuito, l´essenzialità e la continua voglia di fare del proprio meglio sono valori che ho coltivato in tanti anni di scoutismo e che qui possono veramente diventare concreti. Chissà, magari questo é l´assaggio di una permanenza più prolungata in un prossimo futuro! Atè logo!
Elena,
[email protected]

 

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