Martinica, Antille, regione e dipartimento d’oltremare francese nel cuore dell’arcipelago dei Caraibi. Qui abbiamo scovato Vaifra Melchiorri (al centro col vassoio in mano nella foto). Se siete molto curiosi potete leggere, oltre alla sua storia che qui riportiamo, anche i suoi diari di bordo, all’indirizzowww.vaifra.blogspot.com.
«Salve a tutti! Sono Vaifra Melchiorri, 37 anni, attualmente in Martinica. Cresciuta a Toscanella, ho frequentato il Cassiano da Imola con indirizzo commerciale-turistico. Affacciatami al mondo del lavoro ho cambiato svariati posti in settori diversissimi prima di trovare il classico ’lavoro fisso’ in una piccola azienda meccanica. Lavoro che adoravo, mi trovavo benissimo col capo e i colleghi, ero vicinissima a casa… ma non ero soddisfatta della mia vita. Ho sempre desiderato viaggiare e non sopportavo più di dover attendere le ferie per poterlo fare, la routine mi stava ammazzando! Dopo anni di riflessioni, false partenze, ripensamenti, dubbi e paure (chi lo paga il mutuo senza lo stipendio ogni mese) nell’estate del 2005 ho deciso di tagliare il cordone ombelicale e ho dato le dimissioni, senza sapere dove andare o cosa fare. Era arrivato il momento di partire, volevo andare in un posto caldo perché detesto il freddo. Pensavo a Barcellona oppure al Messico… Per caso mi fu proposto di fare un charter di due settimane come hostess su un catamarano alle Grenadine, nelle Piccole Antille, che neppure sapevo dove fossero. Non ero mai stata in barca se non per qualche week end con gli amici, ma ho deciso di lanciarmi e in un attimo ho trovato la mia strada, anzi ’la mia rotta’. Lavoro come free lance sulle barche a tempo pieno, cuoca/hostess/marinaia: l’estate in Mediterraneo e l’inverno ai Caraibi. Normalmente faccio base in Martinica per charter alle Grenadine, ma mi capita di esser chiamata da altre isole: Guadalupa, Antigua, St.Martin, Isole Vergini e mi sposto dove mi chiamano. Adoro il mio lavoro e non ho nessuna intenzione di smettere… ad ogni viaggio conosco persone diverse e mi piace vedere nei loro occhi la meraviglia quando li porto in quelle piccole baie ’da cartolina’. Mi piace, alla fine di ogni charter, sapere di aver contribuito a rendere migliore la vacanza di qualcuno. Così come lo skipper non è solo un ’autista di barca’, io non sono solo una cuoca: entrambi siamo anche guide turistiche, animatori, intrattenitori e risolviamo i loro problemi, a volte anche psicologi. Gli ospiti arrivano e si mettono in mano tua per dieci giorni, hai il potere di fargli vivere una vacanza normale o una supervacanza ed è una soddisfazione impareggiabile notare che non vogliono più scendere dalla barca per non interrompere il sogno che gli stai facendo vivere.
Qui mi trovo benissimo, nessun problema per la lingua grazie alla mia ottima insegnante di francese delle superiori e anche quando mi reco nelle isole inglesi la mia conoscenza della lingua è sufficiente per sopravvivere. I francesi mi prendono in giro per il mio accento, che però trovano in fondo davvero ’charmant’. Non ho avuto difficoltà ad inserirmi socialmente, mentre iniziare a lavorare è stato più difficile. La concorrenza è tanta e all’inizio, non conoscendomi, nessuno mi offriva lavoro, ero la tappabuchi; con impegno e determinazione ho risalito la classifica e mi dà soddisfazione vedere che l’agenda di impegni si riempie con sempre minor fatica. Il settore marittimo è già particolare di suo, burocraticamente molto complicato, con leggi approssimative, contratti commerciali riadattati al diporto. Mi sono dovuta procurare i documenti marittimi francesi, scontrandomi con una burocrazia poco chiara: sono Italiana in dipartimento d’oltremare francese, quindi regolamentazioni europee, francesi, particolarità dei dom, regole terricole e marittime che si confondono e si incrociano e, soprattutto, tempi caraibici! Dal punto di vista umano le differenze sono davvero tante: in Martinica i francesi sono molto simili a noi, i creoli martinichesi sono diversi, i creoli delle Grenadine ancora di più, un po’ selvatici se vogliamo, con ’regole’ tutte loro. Ho diversi amici nelle Grenadine del sud e a volte parliamo di queste nostre differenze: ci troviamo reciprocamente incomprensibili su diversi fronti e si ride su queste nostre differenze, ma l’importante è mantenere il rispetto per le culture diverse.
Non mi dispiacerebbe stabilirmi definitivamente qui, o forse cambierò completamente destinazione, chissà. In questo ambiente i programmi a lungo termine sono fatti per non esser rispettati, tutto cambia velocemente da un giorno all’altro, spesso non so dove sarò nel giro di un giorno, figuriamoci se posso sapere dove sarò di qui a dieci anni. Ho fatto tre traversate atlantiche, prevedo di farne altre ed è l’esperienza più bella che si possa fare nella vita: mi piacerebbe invitare anche gli imolesi a fare questa esperienza perché l’Atlantico resetta completamente la testa e lo stress, si rinasce e si torna nuovi! L’unica cosa che ogni tanto mi manca è sprofondare nel divano di casa nelle domeniche pomeriggio invernali, con plaid, Tv e tutto il resto. Ho continui contatti con mio fratello Damiano (il mio manager per tutte le cose di casa) e con le persone che mi interessano; dei miei rientri avverto poche persone, anche se mi fa poi sempre piacere rivedere vecchi amici e a Imola non è difficile incontrarsi. Spero sempre che qualche imolese venga a trovarmi e a portarmi un po’ dei tortellini della mia mamma (quelli sì mi mancano). Quando sono a casa, avendo scelto una vita per certi versi vagabonda e randagia, mi sento un po’ fuori luogo, sono cambiata molto e mi risulta impossibile pensare di tornare ad una vita ’normale’: casa, lavoro, aperitivo con gli amici, week end fuori porta. Ho annullato totalmente il mio rapporto (già pessimo) con le banalità inutili ma pur così necessarie per sopravvivere nella cosiddetta civiltà. Quando torno mi sento a disagio soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento: sono fuori moda ormai da anni, vivo in bermuda e infradito, il mio guardaroba si riduce ad una piccola valigia che mi segue nei 12 mesi. Al di là di tutto Imola resta ’casa’, quella vera. Da ’vecchia’ forse mi vedo lì, ma molto avanti nel tempo, spero. Non ho scelto di vivere all’estero, ho scelto una vita diversa, qui sono arrivata per caso, ho trovato la mia dimensione, ciò che cercavo senza sapere che esistesse! Sono molto felice, penso che la vita che sto vivendo sia in assoluto la migliore che potesse capitarmi. Qualcuno potrebbe non essere d’accordo e trovarla troppo precaria: ma se fossimo tutti uguali, sai che noia il mondo?
Vaifra, [email protected].