Questa storia ci è stata spedita da Khartoum, nel Sudan, verso Natale. Poi… Giorgio Monti ha avuto qualche problema al suo computer e non ha più avuto modo di recuperare le fotografie che erano al suo interno. Così, solo ora, anche se in realtà è di recente rientrato a Fontanelice dalla sua esperienza all’estero (alla quale, ne siamo quasi certi, ne seguiranno altre…) siamo entrati in possesso anche delle immagini e siamo in grado di proporvi il suo racconto.
«Eccomi qua: Giorgio Monti, pronto a collaborare alla rubrica degli “imolesi in giro per il mondo”… Sono nato a Imola alla fine del 1964 ed ho sempre vissuto a Fontanelice (compatibilmente con gli impegni di studio e lavoro). A Imola ho frequentato il liceo classico, a Bologna mi sono laureato in Medicina e chirurgia e ho preso la specializzazione in Medicina interna. Dopo aver lavorato in diverse città della regione, da nove anni mi sono fermato al Pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Sono sempre stato attratto dall’idea di lavorare all’estero e fin da bambino dicevo che mi sarebbe piaciuto andare in Africa. Così, poco più di un anno fa, ho unito a questa idea un’altra mia passione atavica, quella del volo (ho un brevetto di pilota) e ho fatto un periodo di volontariato in Kenya nel ’Flying Doctors Service’ di Amref, l’African Medical and Research Foundation. E’ stata la mia prima permanenza prolungata all’estero (circa due mesi) ed è coincisa con i disordini che in quel periodo hanno attraversato quel Paese. Lì ho fatto missioni di soccorso, recupero ed evacuazione da Kenya, Tanzania, Sudan, Etiopia, Rwanda, Burundi, Zimbawe e Sud Africa passando da bellissimi ospedali privati a lande desolate dove atterravamo in piste improvvisate e trovavamo persone entusiaste del nostro arrivo. Sono tornato con un patrimonio professionale, ma soprattutto umano, che non riuscirei certo a tradurre in poche righe. Subito dopo ho inviato il mio curriculum ad Emergency che mi ha contattato e mi ha proposto di lavorare nell’ospedale che ha aperto da un anno a Khartoum in Sudan: ora sono qui, nel primo centro cardiochirurgico organizzato da una Ong. E’ bellissimo (in assoluto, non per gli standard africani!) e fornisce un servizio totalmente gratuito di altissimo livello. Visto il contesto nel quale ci troviamo sembra che sia davvero un miracolo. Il centro sta diventando un riferimento non solo per il Sudan, ma anche per le nazioni vicine. In corsia si incrociano persone che vengono dall’Etiopia, dall’Eritrea, dal Congo, dalla Repubblica Centroafricana, dalla Sierra Leone, dal Kenya ed ovviamente dalle diverse regioni del Sudan… fanno parte di popoli molto diversi, spesso in guerra fra loro per cui, al di là del fatto che si mescolano le lingue e i dialetti più disparati, è bello vedere che, in fondo, le persone riescono a stare assieme e i bambini giocano e fanno la stessa confusione che farebbero se fossero nel cortile di casa. Fuori, la vita è piuttosto semplice e vi sono molte limitazioni. Una legge che vieta di fotografare gli edifici pubblici e la povertà (dunque… non so come farò per la foto che mi chiedete); un amico che ha avuto un incidente in automobile si è fatto tre ore di carcere in attesa di chiarire la dinamica dell’incidente, vige la Sharia, quindi niente alcolici. Le donne vivono una condizione di netta dipendenza dagli uomini. Ci sarebbero moltissime cose di cui parlare e raccontare, ma non voglio approfittare della vostra pazienza e del vostro spazio. Spesso ho difficoltà con il collegamento Internet: ci hanno raccontato di un danno ai collegamenti internazionali nei cavi sottomarini del Mediterraneo… Mah!
Mi avevate chiesto anche del Natale. In Sudan (come in tutti i paesi islamici) l’Aid, la festa che conclude il Ramadan, è la principale festa religiosa musulmana, ricorda l’episodio biblico di Abramo e Isacco. Ricorda un po` il nostro clima natalizio, nel senso che le famiglie si riuniscono e festeggiano cucinando piatti a base di montone ed anche dolci al miele. Anche Natale é un giorno di festa, ma di assoluto secondo piano. Ovviamente mancano luccichii, lustrini, pubblicità e film natalizi (e questa é la parte buona!), ma noi italiani un po` bamboccioni dobbiamo fare qualcosa… Assieme a Sauro (un infermiere di Bologna) siamo riusciti ad avere (non vi dico come) il materiale per preparare i tortellini, per cui la vigilia è stata organizzata una task force per la preparazione degli stessi. Alcuni hanno pensato di cercare addobbi per la tavola (alberi e presepe non sono neppure stati presi in considerazione). Per i brindisi (anche per quello di fine anno) non sappiamo ancora, essendo qui l’alcool bandito per legge … Vedremo… Per quanto riguarda la Messa ci sono voci discordanti, qualcuno ci riferisce che ci sarebbe la possibilità della funzione di mezzanotte. Dunque sarà un Natale assolutamente particolare, che passeremo assieme in questa sorta di grossa famiglia allargata che é il gruppo di Emergency, sperando che l’umore di tutti sia quello giusto (mediamente siamo piuttosto caciaroni per cui sono fiducioso). Ora torno al mio lavoro non prima di avere inviato a voi e a tutti gli Imolians i miei più cordiali saluti. Giorgio».