12, Luglio, 2025

Alessandro a 29 anni insegna microeconomia

Dieci gli “imolians” in Inghilterra di cui vi abbiamo raccontato la storia. Il primo che troviamo a Leicester, decima città per popolazione nello stato oltremanica è Alessandro Tampieri. Insegna teoria microeconomica nella prestigiosa università di Leicester in qualità di “PhD student and teaching assistant”.

«Sono Alessandro Tampieri, ho 29 anni, ho frequentato a Imola il liceo classico Rambaldi, mi sono diplomato all’Alfieri di Bologna, e a Bologna mi sono iscritto all’università, facoltà di Economia Politica. Mi sono laureato nel 2002 e, dopo alcuni anni spesi cercando di capire cosa volevo fare “da grande”, alla fine ho scoperto che mi piaceva l’idea della vita accademica: mi sono quindi iscritto ad un concorso per un dottorato alla Sapienza di Roma nel 2006 e son riuscito a entrare.
La mia idea iniziale non prevedeva trasferimenti all’estero… e non so nemmeno esattamente come poi mi sia venuta: incominci a incontrare gente con la faccia triste che, finito il dottorato, si barcamenava tra lavori di ricerca e didattiche a contratto, facendo la fila per accedere all’ufficio del professore che magari potrebbe offrirgli qualche opportunità. Se, da un lato, il mio anno a Roma stava confermando positivamente la mia scelta, la prospettiva che mi si presentava mi spaventava abbastanza.
Nel mio campo la cosa migliore sarebbe stata andarsene negli Stati Uniti, tuttavia la distanza mi sembrava eccessiva, così chiesi a un amico ricercatore qualche consiglio sull’Inghilterra, sperando che mi illustrasse la migliore alternativa: mi suggerì diversi posti all’estero dove eventualmente avrei potuto trascorrere un periodo, e fra questi, l’università di Leicester, dove pareva ci fosse proprio un professore molto forte nel campo che mi interessa. Caso volle che poco dopo fui invitato a partecipare ad una conferenza in cui questo professore presenta un suo lavoro; ho considerato questo fatto un segno del destino, così sono andato alla conferenza, mi sono presentato al professore che si stava versando il caffè nella pausa, e gli ho detto che volevo andare da lui a studiare.
Il “prof” non si scompose, mi fece un paio di domande riguardo a ciò che mi interessava e accettò di avermi tra i “suoi”!  Così, l’anno scorso sono venuto a Leicester, e quest’anno sono stato assunto come assistente: mi occupo soprattutto di teoria microeconomica. Insegnare è stimolante, in particolare in un’università internazionale come quella di Leicester: tra i miei studenti ci sono inglesi, cinesi, pakistani, indiani e probabilmente anche studenti di altre nazionalità che non distinguo. Non essendo madrelingua inglese, riuscire a spiegare concetti in una materia complessa a persone che provengono da tutto il mondo mi dà grande soddisfazione. Dal punto di vista della ricerca, sono seguito meticolosamente e spinto a ricercare l’eccellenza.
Nonostante la piega favorevole che gli eventi hanno preso, torno spesso in Italia, grazie ai “term” universitari inglesi che mi lasciano un mese libero sia a Natale che a Pasqua e un paio di mesi in estate. Non faccio molta vita sociale da queste parti, mi sono invece organizzato apposta per lavorare di più quando sono qui e avere maggior tempo libero per le relazioni quando torno a casa. Cerco di mantenere tramite posta elettronica e tramite Facebook la maggior parte dei contatti che mi interessano.
Non so cosa farò al termine del dottorato, dipende dalle strade che si apriranno: con ogni probabilità non tornerò in Italia, dove fare ricerca è difficile e il lavoro del ricercatore è malpagato.
Il mio amore per Imola è stato la principale causa dei miei tentennamenti nell’iniziare un percorso di questo genere: una volta laureato, ho cercato, più o meno consciamente, le strade professionali per stare vicino a casa. Questa strategia si è rivelata a lungo andare fallimentare, e solo di fronte all’evidenza che non era possibile soddisfare i miei desideri lavorativi e contemporaneamente vivere in Romagna ho iniziato a muovermi, prima a Roma e poi a Leicester. Quando inizi a viaggiare nella mente ti si accorciano le distanze, senti che puoi mantenere i contatti che vuoi e, grazie ai voli low cost, puoi tornare spesso. Quindi oggi sarei disposto a continuare a vivere in questo modo, lavorando in un paese che mi gratifica professionalmente, ma che mi separa da casa tutto sommato solo un paio d’ore d’aereo.
Alessandro, [email protected]».

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