Ecco la storia della quarta imolese in Olanda, Nadia Rizzuti che, dopo un periodo trascorso a Monaco di Baviera, risiede ora a Maastricht, città di 122.000 abitanti situata nella provincia di Limburgo, di cui è capoluogo. Attraversata dal fiume Mosa (Maas in olandese), da cui prende il nome, Maastricht è famosa per la firma del Trattato tra i dodici paesi membri dell’allora Comunità Europea, oggi Unione Europea, nel febbraio del 1992.
«Eccomi: sono Nadia Rizzuti, ho 31 anni, mi sono diplomata nel ’96 all’istituto tecnico Rosa Luxemburg di Bologna, la cui offerta formativa è un pout pourri di molte materie, da fisica a storia dell’arte a diritto, con parecchie ore di economia e quindici ore settimanali di lingue straniere.
Ho lasciato Imola ufficialmente per motivi di studio (volevo imparare il tedesco), in realtà ciò che mi ha spinto a partire era semplicemente un grande desiderio di indipendenza.
Approfittare del momento in cui sarebbe iniziata la carriera universitaria era sicuramente un modo per andarsene senza sbattere la porta. Così mi sono trasferita a Monaco di Baviera, città che già conoscevo per esserci stata in occasione di uno scambio culturale negli anni delle scuole superiori: appena arrivata, mi ha aiutata a trovare una sistemazione il ragazzo con cui allora avevo effettuato lo scambio, Holgar Hohlbein.
Attualmente vivo in Olanda, a Maastricht per la precisione e lavoro per le “Relazioni clienti” di Chrysler per alcuni mercati. Sono contenta di questa attività, ma non credo durerà a lungo.
Qui mi trovo bene, difficoltà di inserimento neanche troppe; la lingua non è mai stata un problema, visto che in Olanda tutti parlano inglese o tedesco, le lingue che ho studiato. Questo ha chiaramente reso il tutto più facile sin dall’inizio, ma purtroppo non ho ancora avuto modo di imparare veramente bene l’olandese: lavorando in un’azienda di lingua inglese in cui si utilizzano altre lingue straniere, è difficile concentrarsi su quella del posto, tanto più che non si incontrano ostacoli di comunicazione. Tra l’altro anche la televisione e il cinema sono in lingua originale con relativi sottotitoli, quindi non si avverte una reale necessità di apprendere bene l’olandese.
Il lavoro? Qui lo si vive da un lato con maggior serietà rispetto all’Italia, ma al tempo stesso in un certo senso con più… leggerezza. Sembra che gli olandesi pensino «Ci tocca per i prossimi decenni, cerchiamo di fare del nostro meglio per passarli nel modo migliore». Quella loro freddezza, stereotipo di cui sempre si parla, li aiuta probabilmente anche a trovare il giusto equilibrio tra lavoro & privacy, a guardare le cose con un po’ di obiettività e, perché no?, a non prendere sempre tutto troppo seriamente. Gli olandesi sono parecchio festaioli, chiaramente bevono tanto, viaggiano, conoscono gli altri Paesi e, appena scoprono che sei straniero, partono in quarta con le descrizioni di tanti luoghi turistici del tuo paese che hanno visitato e che tu magari nemmeno conosci.
Molto differente rispetto all’Italia è l’approccio “amicizia”. Personalmente, ho incontrato persone che mi sono state molto vicine quando ho vissuto una brutta situazione, tuttavia non ho l’impressione che “riescano veramente a fondersi” con qualcuno, ad avere fiducia completa nel loro prossimo, forse non solo con gli stranieri, ma neanche tra di loro. O magari invece accade e sono invece io a non avere trovato la giusta chiave di lettura. Probabilmente necessitano di più tempo per stringere rapporti di vera amicizia.
In Italia torno sempre molto volentieri, per trovare la mia famiglia e a volte per turismo. Dal punto di vista del lavoro credo che le condizioni in Italia non siano le migliori per pensare ad un rientro e mi pare che il Governo non sia in grado di cambiare le cose. Ascolto Radio Capital tutte le mattine, non vi nascondo il senso di nausea che provo a volte quando sento “alcune” notizie…
Cosa mi manca di casa? Più che di “cose”, parlerei di persone. Oggi è ormai tutto reperibile ovunque. Invece ci sono tre o quattro persone di Imola e dintorni che mi piacerebbe avere attorno un po’ più spesso, ma forse la quantità rovinerebbe quella qualità di rapporti che con loro ho instaurato.
Perché la gente lascia la nostra città e l’Italia? Immagino che le ragioni siano le solite, c’è chi pensa di dare la cosiddetta svolta e spera partendo di cambiare le cose, a volte la partenza può essere dettata anche da un motto di ribellione verso qualcosa o qualcuno. Sicuramente bisogna essere consci di doversi rimettere in discussione. Dall’Olanda, Nadia ([email protected])».