Silvia Petrini sta terminando un’esperienza a Bruxelles, forse quando leggerete la sua testimonianza sarà già rientrata. Nel suo curriculum ci sono precedenti soggiorni di studio in Olanda, Danimarca e Provenza. Ama viaggiare, conoscere posti e culture differenti, ma “la casa… – scrive – è sempre la casa”!
«Quando avevo 10 anni ho costretto la mia famiglia a un viaggio gratuito alle Canarie perché avevo paura dell’aereo… Ora, a 24 anni, nella mia famiglia sono quella che viaggia di più. Mio padre me lo rinfaccia sempre… Sono sempre stata affascinata dalle lingue straniere, per questo ho deciso di frequentare il Liceo linguistico Alessandro da Imola: ho avuto modo di conoscere, oltre all’inglese che avevo studiato già alle medie, anche il francese e il tedesco e di fare le mie prime brevi esperienze all’estero (e, di conseguenza, di vincere il mio terrore per l’aereo…). Prima lo scambio culturale con l’Olanda, poi l’Euromeeting in Danimarca e un soggiorno studio di una settimana in Provenza. Dopo la maturità ho deciso di perseverare nell’ardua impresa di imparare bene le lingue e quindi ho deciso di iscrivermi alla Scuola superiore di Lingue moderne per interpreti e traduttori di Forlì. Per poter studiare l’inglese – necessario… – e il tedesco – la mia lingua preferita -, ho dovuto abbandonare il francese, che adoravo. La mia lingua preferita è sempre stato il tedesco e non è un caso, dato che ho sempre avuto una passione sfegatata per le grammatiche complesse e logiche. Nel 2005/2006 spinta dalla voglia di conoscere più approfonditamente la cultura tedesca, oltre che dalla necessità impellente di praticare la lingua, ho trascorso cinque mesi bellissimi alla “Universität zu Köln di Colonia”, nell’ambito del progetto Erasmus. Ed è stata la conferma del mio amore per la Germania, oltre che il primo soggiorno davvero lungo lontano da casa. Dopo l’Erasmus, la laurea triennale e poi di nuovo la Scuola interpreti. Ora sono iscritta al corso di “Laurea specialistica in traduzione settoriale” ed è proprio il mio percorso di studi che mi ha portato a Bruxelles per svolgere un tirocinio di un mese alla Dgt, la Direzione generale di traduzione della Commissione europea. Qui, oltre a tradurre per la Dgt, raccolgo materiale per la mia tesi, che è all’inizio.
Non è stato facile abituarsi al Belgio e un mese è davvero poco per poter dire di essersi ambientati del tutto. Di certo le mie conoscenze pregresse non mi hanno aiutato: non conoscevo la cultura belga e non parlavo francese da cinque anni… quindi continuo a fare figuracce in mensa scambiando le mele per patate e rimanendo imbambolata mentre mi spiegano che cos’è una zucchina! Ma, anche se mi perdo ancora per il centro, anche se non sempre riesco a rispondere a tono alle persone che mi parlano, alla fine sono riuscita ad ambientarmi e a rafforzare (anche se di poco, purtroppo) questa lingua rimasta “nel dimenticatoio”.
Per quanto riguarda il tirocinio, ho avuto modo di lavorare in un ambiente stimolante con traduttori competenti e disponibili, oltre che di confrontarmi (e fare quattro risate, anche!) con “stagiaire” di altre nazionalità europee. È stato istruttivo, interessante, stimolante e spesso anche divertente.
A Bruxelles si respira un clima ben diverso rispetto a Imola: tante culture si fondono, le istituzioni europee che fanno da sfondo agli spostamenti mattutini per raggiungere il posto di lavoro… ma Imola un po’ mi manca. Quello che mi manca di più? Le persone che mi aspettano a casa… È sempre bello viaggiare e immergersi in altre culture, ma è proprio all’estero che si capisce che cosa si ha a casa propria. Ogni paese ha il suo lato bello, ogni paese è pronto ad accoglierti, ma la casa è sempre e solo una. Ed è da casa che mi arriva il calore che mi aiuta ad affrontare serenamente queste nuove esperienze. Sono sempre felice di partire e poi sono ancora più felice di tonare dalle persone care, arricchita, cresciuta, con più stimoli e conoscenze da condividere. Non so se e quando ripartirò… ma so che la mia casa è Imola, con i miei campi di Casola Canina e con le persone che mi aspettano. A presto».
Silvia