12, Luglio, 2025

Maurizio Matta tra quattro continenti

Dal Texas giunge l’articolata testimonianza di Maurizio Matta, che per ragioni di spazio abbiamo dovuto ridurre. Non sottraiamogli dunque altre righe….

Mi presento: Maurizio Matta, 37 anni, imolese adottivo, nel senso che Imola non è il mio luogo di nascita, ma è senza dubbio la città a cui sono veramente legato. L’orientamento di vita che rappresenta il fondamento della mia esistenza è stato fortemente influenzato da Imola attraverso i legami e le esperienze che vi ho vissuto: un individuo non ha identità se non rappresenta un’appartenenza e io appartengo a Imola. Sin dai miei primi giorni di vita sono stato sempre “in trasferta”: la professione di mio padre mi ha dato l’opportunità di vivere tante piccole “vite” in luoghi e condizioni diverse. Quando poi ho avuto la possibilità di scegliere il mio “domani” ho seguito la mia natura… ho continuato a viaggiare. Ho avuto la fortuna di poter non solo visitare, ma “vivere” parte di ciò che non si può apprendere da Tv, libri, documentari o turismo. Oggi interpreto questo privilegio come un’inestimabile ricchezza che niente e nessuno riuscirà a portarmi via: al contrario, è un dono che può essere trasferito ad altri sotto forma di racconti: ai più audaci questo infonde un senso di curiosità verso ciò che non si conosce e che non è comune.
Ho trascorso parte della mia infanzia in Nigeria, Algeria, Siria, Turchia e, prima di approdare a Imola, a 12 anni, avevo trascorso alcuni periodi anche a Torino, a Napoli e a Noci, sulle Murge pugliesi. Dopo un’attenta valutazione da parte dei miei genitori, Imola è stata la città prescelta per fermarci e vivere un’esistenza più tradizionale: niente più foreste, deserti, lingue diverse, guerriglie… la scelta è caduta su una città dove tutti hanno  una storia, una famiglia, e nonni, cugini e amici di lunga data proprio lì a due passi.
Dopo la maturità tecnica all’Alberghetti, sono rimasto a Imola cercando di vivere una vita “normale”: non ha funzionato… Ho cercato un compromesso: la libera professione con disponibilità a trasferte estere e questo mia ha portato a fare esperienze in Germania, Francia e Giordania, ma non era ancora la formula giusta per soddisfarmi. Quando ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie (imolese) abbiamo deciso insieme di lasciare l’Italia: Filippine, poi Cina, destinazioni assegnatemi dalla compagnia di Tunneling che mi aveva ingaggiato (tunneling è lo scavo di gallerie e caverne artificiali nel sottosuolo per realizzare centrali idroelettriche e tunnel di trasporto), scegliendomi anche per via della mia conoscenza dell’inglese, le esperienze lavorative e le doti di adattamento in luoghi “estremi”. Molte delle mie esperienze all’estero risalgono a quand’ero ragazzino, ma le aziende sono ben disposte ad agevolare chi è già vissuto in determinati ambienti e situazioni.
Ho completato gli studi universitari in “Tecnologie di scavo meccanizzato in sottosuolo” alla “Colorado School of Mines” di Golden, il che mi ha portato a vivere una volta ancora esperienze molto intense.
La comunicazione è uno strumento quasi magico. Ho apprezzato ancor più la bellezza di poter comunicare apprendendo sul campo lo spagnolo, il francese, un pochino di cinese mandarino e il tedesco. Non è stato facile, ce l’ho fatta perché “dovevo” comunicare con le persone con cui lavoravo e vivevo. Coincidenze e occasioni mi hanno visto di nuovo in Africa, Germania e poi nel Texas. Ora vivo a Houston con mia moglie e quattro figli, uno nato in Cina, tre a Imola. Mi occupo di impianti petroliferi on-shore per un’azienda texana. Trovo la vita qui più equilibrata forse perché a popolare gli States sono in gran parte figli di emigranti giunti ognuno spinto da suoi motivi e/o costrizioni; molte persone di prima generazione sono diventate americane e parecchie hanno storie simili alla mia. Il Texas è la casa di persone che hanno il “vento nel cuore” e sentono il desiderio di appartenenza ai propri simili concependo la vita con criteri differenti dal resto del mondo. Un “luogo” unico per il suo territorio e per l’efficienza della legge: la giustizia è veloce, le leggi, chiare e uguali per tutti, proteggono i cittadini onesti da quelli che fanno i furbi. Non c’è perdono per chi è recidivo e per chi non ha l’onestà tra i sui valori. Il rispetto per il prossimo è presente ovunque. Le tasse sono giuste. Lo stato contribuisce ad alleviare la vita dei meno abbienti grazie a meccanismi di supporto pubblici e privati. La solidarietà è parte del Dna dei texani: non è raro vedere famiglie che “adottano” altre famiglie di razza diversa e provenienza diversa, anche senza l’impulso emotivo di emergenze come l’uragano Katrina. L’assistenza sanitaria è in via di miglioramento, persone e famiglie con redditi minori sono comunque assistiti. Il rispetto e la considerazione per la famiglia sono priorità per la comunità, di cui la famiglia è il cuore della comunità. Il senso di appartenenza di ognuno agli Usa è impressionante, l’unità fa la forza e le solide risorse economiche disponibili rendono il paese temibile.
Non tutti si trovano bene, soprattutto se decidono di vivere qui per rimanerci. La cucina è così così e il clima è particolare: tornado, uragani e piogge tropicali sono eventi violenti al punto che talvolta mi tolgono l’entusiasmo.
Noi siamo felici di vivere in Texas; i nostri figli frequentano la scuola statale e in circa tre anni hanno acquisito la padronanza della lingua, compatibilmente con la loro età.
Noto con tristezza che l’Italia sta perdendo la sua identità: la famiglia non ha la considerazione che merita, i figli sono spesso visti come un incidente, un inconveniente (spesso, quando mi sono trovato in Italia, sono stato criticato da chi apprendeva che io e mia moglie abbiamo quattro figli!).
In Italia la giustizia ha un corso lento e complicato, non sempre uguale per tutti; il senso di responsabilità della gente è minato dall’insicurezza cagionata da individualismi e assenza di leggi di protezione. Vedo uno stato che è un’entità distinta rispetto agli individui: uno contro gli altri. Il rispetto in generale e tra le persone ha subito una caduta di stile. L’appartenenza ad una nazione come l’Italia è un privilegio che i nostri padri, nonni e bisnonni hanno guadagnato con sacrificio e talvolta con la morte, è un dono che non onoriamo con il giusto spirito. L’italiano medio tende a respingere la sua appartenenza, tanto che il connazionale che incontri in un Paese lontano arriva a negarti il più semplice dei gesti, il saluto. Mi rattrista che chi vive un periodo all’estero faccia poi fatica a rientrare in Italia e vivervi una vita felice. Imola si è distinta in passato attraverso varie iniziative: un esempio è proprio questa opportunità che viene regalata a noi espatriati di poter raccontare le nostre esperienze. Aziende e persone imolesi sono spessissimo attori di iniziative che onorano il nostro Paese. Questa è una ragione in più di orgoglio e motivazione perché anch’io nel mio piccolo onori la mia città: Imola.

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