Marco, un ragazzino che ha inoltrato al Diario i suoi scritti per la pagina dei ragazzi, ci ha segnalato che sua sorella Clarissa si trova all’estero. I nonni di Marco e Clarissa, Tullio Tosi e signora, sono di Dozza. Clarissa è cresciuta a Bologna, ma si sente un po’ dozzese perché ha trascorso spesso le sue vacanze a Dozza con i nonni. Abbiamo quindi ritenuto che la sua esperienza possa rientrare tra quelle degli “imolians”. Clarissa si trova negli Stati Uniti a Wichita, la più grande città del Kansas, nei pressi del fiume Arkansas. Wichita è la 51esima città degli Stati Uniti, capitale mondiale dell’industria aeronautica.
«Eccomi: Clarissa Curà, 18 anni e pochi mesi. E’ stato un grande onore per me e per mio nonno, che è abbonato al vostro giornale da ormai 70 anni, sapere che vi interessa la mia storia. I miei nonni sono nati entrambi a Dozza; la mia mamma è bolognese, ma sia io che lei, abbiamo passato tanti periodi in estate a Dozza, un meraviglioso paese al quale mi sento profondamente legata, dove mio nonno ancora possiede la casa nella quale è nato. Il nonno suona il bombardino nella banda folkloristica dozzese. A me piace rifugiarmi a Dozza quando sono stanca di Bologna, del suo traffico, della gente che corre: sembra che tutti si sentano sempre in ritardo! A Dozza non è così, e a me piace alzarmi all’alba e mangiare il pane appena sfornato dalla panettiera locale, visitare i miei prozii che abitano in paese, andare nel parchetto a leggere e pensare. Dozza mantiene ancora quel sapore di passato e di pace che ormai è difficile da trovare e le tradizioni, le feste di paese, la processione… C’è una meravigliosa poesia che scrisse il professor Federico Ravagli, tramandata nella nostra famiglia dallo zio Alfiero, fratello di mio nonno che morì in Russia durante la seconda guerra mondiale. Dopo la sua morte mio nonno la imparò a memoria e così ho fatto anch’io e la tramanderò ai miei figli in un futuro.
Veniamo ad oggi. Vivo in Wichita nel Kansas, la mia è una storia un po’ particolare: a 15 anni vivevo le difficoltà che tutti i teenagers passano… per me era difficile stare alle regole, avevo qualche problema di rapporti in famiglia e soprattutto con la scuola, così mi sono consultata con l’insegnante di inglese e, poiché volevo andarmene per un po’, mi mise in contatto con un’agenzia che gestiva un programma di scambi per studenti. Nell’estate del 2006 sono partita per gli States per stare un anno con una famiglia ospitante e andare a scuola. Nei primi momenti ho fatto un po’ fatica, le mie conoscenze della lingua erano quasi nulle. Ma ora mi trovo molto bene ma non posso negare che mi mancano casa mia e le mie abitudini. Il sistema scolastico qui è molto diverso dal nostro, si sceglie il tipo di indirizzo, la scuola ti indica le 12 materie che devi seguire; ci sono tantissimi corsi diversi e ne devi frequentare 8 o 9 per semestre. Il tipo di scuola fino ad un certo punto è comune a tutti, solo verso la fine dei corsi scegli una specializzazione, così si arriva all’università con le idee chiare su quel che si intende fare. Da un punto di vista umano secondo me noi italiani siamo più aperti e più amichevoli, qui la gente è più fredda: sarà perché io sono particolarmente espansiva o perché loro sono proprio un po’ glaciali?
Per il momento non so se resterò per fare l’università qui con i miei nuovi amici americani o se rientrerò in Italia: mi piacerebbe fare psicologia, ma se tornassi forse potrei lavorare con i miei genitori che sono impegnati nel campo della moda. Per questo ambito mi sentirei portata. L’importante è che io possa fare un lavoro nel quale poter parlare ed esprimermi e stare a contatto con la gente. La cosa che mi manca maggiormente di casa sono i miei nonni, la mia famiglia e i miei amici. Se anche dovessi decidere di restare in America per l’università non credo che mi trasferirei poi definitivamente all’estero. Mi piace la storia e qui è un po’ carente, non ci sono certo reperti medievali o castelli come a Dozza! E’ tutto troppo nuovo! Intanto mi preme imparare benissimo la lingua perché sono certa che conoscere alla perfezione una lingua straniera ti apre tante porte anche dal punto di vista lavorativo. Ciao,
Clarissa».