Mi sono svegliato presto oggi, non riuscivo a dormire. La luce insieme alla brezza dell’autunno mite di San Paolo entrava dalla finestra lasciata aperta la sera prima, quando ero rientrato da una cena con amici e mi ero messo a letto in fretta, sapendo che avrei dormito poche ore.
La domenica mattina a San Paolo non è come a Imola, ma io cerco di mantenere le buone abitudini prese da lontano e, dopo essermi svegliato di buonora, ho fatto la doccia e mi sono vestito rapidamente per andare a piedi a fare colazione alla “Padaria Vila Nova”, la pasticceria dell’angolo, e leggere la Folha di São Paolo, il quotidiano dei paulistani.
Se viaggio con la fantasia… è come essere a Imola da Otello, dove ci si siede con calma la mattina di sabato o di domenica prendendo un caffè, leggendo il giornale e restandoci tutto il tempo necessario, senza fretta e senza rimorsi, chiacchierando con l’immancabile amico appena arrivato o con i gestori, che diventano quasi dei confidenti in questi momenti che hanno dell’intimo. Prendere il caffè al bar la mattina nelle operose città di provincia italiane è un rito che, una volta considerato un lusso, durante i fine settimana è diventato un vero momento di riconciliazione con la città, così frenetica durante la settimana e così tranquilla di domenica.
Qui a San Paolo però, anche se ci vivo da alcuni anni, non conosco nessuno, tanto è il via vai delle persone. Oggi faccio colazione ad un orario insolito per me di domenica, le 9, e il panorama delle persone che affollano la padaria è certamente differente da quello delle 11 o delle 12… Ci sono famiglie con bambini piccoli che, noncuranti del week end, obbligano i loro genitori ad una sveglia forzatamente mattutina, anche perché le “babbà” – baby sitter a tempo pieno – di domenica hanno finalmente il giorno libero e le mamme ricche finalmente fanno le mamme, almeno un giorno alla settimana…
Vedo un padre quarantenne in scarpe da tennis che si improvvisa sportivo e che porterà i due figli a spasso al parque de Ibirapuera, il più grande parco di San Paulo, che si trova poco più in là. Il “mio” parco delle Acque sarà pure un decimillesimo in estensione, ma io lo paragono sempre a questo, e poi a noi imolesi piace un sacco fare i paragoni con Imola, ci fa sentire sempre a casa ovunque siamo. Ed oggi ancora di più, perché alla televisione c’è il Gran Premio di Formula 1 del Bahrein, che per la differenza di fuso orario capita giusto all’ora di colazione. Fa effetto sentire le Ferrari rombanti mentre mangio il classico “pão de manteiga na chapa”, una rosetta aperta in due e spalmata col burro, scaldata prima al testo con la faccia da imburrare all’ingiù. Il caffè, anche se siamo in Brasile, lascia a desiderare, per cui opto per un più esotico succo di papaya, che qui si chiama “mamão” e che spunta a bella vista dal bancone, fresco ed invitante.
Un’occhiata alla Tv accesa sul Gran Premio per vedere le Ferrari prima e seconda (muuuito bem!) poi controllo l’orologio, sono le 9.30: ritorno a casa, prendo la macchina e filo via all’appuntamento con il mio particolare dovere domenicale di cittadino italiano iscritto all’Aire, associazione italiani residenti all’estero. Mi attende il voto al consolato italiano per le elezioni anticipate 2008!
Quando, una settimana fa circa, ricevetti a casa la busta con le due schede elettorali, avevo già deciso: invece di spedire anonimamente la busta con le schede per il voto come feci due anni prima, questa volta mi sarei recato personalmente al consolato per avere la soddisfazione di introdurre la busta dentro l’urna, come ho fatto per tanti anni quando andavo a votare alle scuole Campanella di via Gioberti, a piedi, vicino a casa. Se non infilo il mio voto dentro l’urna che voto è? Il voto degli italiani all’estero per chi è italiano di prima generazione come me conta veramente e ha ancora un certo fascino, unito ad una sorta di responsabilità e importanza di cui ci sentiamo parte per potere contribuire fattivamente alla gestione della nostra Res Pública che tanto abbiamo denigrato in Italia e che ora invece troviamo più vicina…
“Infelizmente” qui i grandi giornali neanche si occupano della questione, ci sono sempre i soliti giornali della comunità italiana bilingue che purtroppo poco hanno a che vedere con i nostri settimanali o mensili. Evidentemente il pubblico a cui si rivolgono è ben differente da quello degli italiani nati ed educati in Italia come me. Il fatto è che io, pur essendo in Brasile da anni, mi sento profondamente italiano, meglio romagnolo, meglio ancora imolese, e mi risulta difficile accettare il cliché tipico di italiano all’estero che per me penso non valga ancora. Ma forse tutti noi imolesi siamo così…
E all’estero l’italianità non sempre è genuina e totalmente disinteressata… Comunque il voto è stato un grande vantaggio per noi italiani all’estero e anche se io non potrò votare nella circoscrizione in cui sono nato le facce conosciute alle quali ho già dato fiducia in passato, qui posso votare persone che, facendo parte della comunità italiana, conosco personalmente e sono sicuro faranno coscientemente il loro dovere di deputati e senatori. Almeno, visto che siamo italiani, fino a prova contraria…
Mentre sono immerso in tutti questi pensieri di pre-elettore, e stupendomi ancora della mia particolare coscienza civica, già intravvedo i grattacieli della Alameda Paulista che si stagliano all’orizzonte dal punto più alto della città. Imbocco rapidamente la Alameda Itú, passo davanti al Collegio Dante Alighieri, un collegio centenario di scuole medie e superiori di chiara origine italiana, giro a destra nella Rua Augusta risalendo veloce nel quasi inesistente traffico domenicale poi, arrivato finalmente in cima, imbocco la Paulista giusto per trovarmi improvvisamente incolonnato… a pochi metri dalla meta. Sono fermo per chissà quale avvenimento; dai corridori che si intravedono in lontananza capisco che si tratta dell’ennesima corsa podistica domenicale. E comincio ad aspettare tranquillo ma non troppo, preoccupato per il voto e per il timore di perdermi la fine della Formula 1, incolonnato in questo improvvisato ingorgo paulistano di fine settimana. Fortunatamente, dopo pochi metri svolto in una strada secondaria dove riesco a parcheggiare in tempo record praticamente a lato del Consolato Italiano. Entro nell’edificio che fu un tempo della Bnl, poi venduto al Consolato e ora sede sia del Consolato che dell’Ice, l’Istituto italiano del commercio estero. Subito a destra trovo una signorina seduta di fianco ad un’urna, che mi sorride timidamente. Introduco la busta non senza qualche difficoltà, perché l’urna è già piena e provo immediatamente una sensazione di sollievo e anche di soddisfazione: ho compiuto il mio dovere civico ed ho la certezza assoluta che il mio voto non andrà disperso. Infatti, una mia grande preoccupazione era quella che, considerati i servizi postali brasiliani, la busta non arrivasse in tempo…
Il Consolato era stranamente vuoto, cosa che di questi tempi appare come un miracolo, viste le file di almeno 200 o più persone al giorno che chiedono la cittadinanza o altro, in un consolato che gestisce i problemi di 60.000 persone e che ha una struttura infinitesima rispetto ad un qualsiasi comune di provincia italiana.
Senza esitare esco dall’edificio e mi rimetto in macchina, pensando alla corsa di Formula 1: chissà se avrà vinto finalmente la Ferrari di Felipe Massa, la nuova speranza di un popolo eternamente orfano di Senna. Arrivo di corsa alla padaria, inizio e fine di questo mio viaggio domenicale mattutino, mi fermo al bancone e compro alcuni cookies al cioccolato da portare via, vaga reminiscenza di quelli del Mulino Bianco, o ancora della paste imolesi della Rocca.
La corsa di Formula 1 è già finita, purtroppo non ho potuto vedere il finale, ma so già il risultato: è bastato chiedere ad alta voce ai garçons della padaria e vedere il loro sorriso per capire subito chi, “por fin”, aveva vinto… Nell’attimo che chiedo, quasi rispondendo alla mia curiosità la TV fa rivedere le immagini della premiazione appena conclusa e scopro con grande soddisfazione che il mio concittadino e quasi coetaneo Stefano Domenicali, con cui ho condiviso i banchi del mitico liceo scientifico Valeriani, è là sul podio, soddisfatto e raggiante. E anch’io sono soddisfatto, nel mio piccolo, dopo questa “domingo” paulistana insolitamente familiare: W la Ferrari, W Stefano Domenicali, W Imola! Fabio Costa