10, Luglio, 2025

Alessandra, col passaparola, scovata negli Usa

Le nostre ricerche di “imolians” continuano, con i sistemi più disparati. Ricerche in Internet, contatti con siti di italiani all’estero, segnalazioni che giungono al Diario e il sempre utile “passaparola”. Qualche volta ci vengono in aiuto gli imolians stessi: è il caso della protagonista di questa storia, segnalataci da Simon Teame Chierici. Alessandra Mongardi è originaria di Riolo Terme, ma è conosciuta anche a Imola, dove ha lavorato otto mesi e dove ha alcuni amici. Ci scrive da una cittadina nei pressi di San Francisco, ma al suo attivo ha soggiorni a Londra, alle Bahamas e nel Nevada.

Ciao. Mi chiamo Alessandra e abito a San Ramon, un paese di 50.000 abitanti situato a circa 30 miglia da San Francisco. Ogni volta che incontro qualcuno e dico di essere italiana, tutti mi chiedono come ho fatto a finire tanto lontano da casa e soprattutto come mai ho lasciato un paese bello come l”Italia. Preceduto da un lieve sospiro, il mio racconto comincia sempre con la stessa frase: “E’ una storia lunga…”.
Originaria di Riolo Terme, mi sono diplomata al Liceo linguistico Torricelli di Faenza nel 1991. Il conseguimento del diploma fu per me una liberazione indescrivibile. Il mio piano era quello di andarmene in Inghilterra per “imparare a parlare l’inglese come l’italiano”, mezzo indispensabile per realizzare il mio obiettivo finale di vivere e lavorare negli Stati Uniti. Quello era sempre stato il mio sogno e l’unico motivo per cui mi ero iscritta  al linguistico. Così, nel gennaio del ’93, andai a Londra come ragazza alla pari e fu lì che una ragazza ungherese mi convinse a presentare domanda di lavoro presso una compagnia di navi da crociera, la “Carnival Cruise Lines”. Partii all’avventura e trascorsi sei mesi bellissimi alle Bahamas. Tornata in Italia, mi venne offerto un impiego all’Hotel Zio’ di Imola, dove conobbi il nostro amico Simon Teame Chierici, protagonista di una puntata della vostra rubrica, che ha poi segnalato il mio nominativo al Diario. Dopo circa otto mesi… il richiamo del mare e degli Stati Uniti – unito anche ad un ambiente di lavoro che non mi si confaceva del tutto – mi convinsero a ritornare a lavorare alla Carnival. Ed ecco che il mio destino fu segnato per sempre: nel ’97 conobbi un sassofonista americano, Lawrence, due anni dopo ci sposammo e andammo a vivere a Reno, nel Nevada. Ci rimanemmo cinque anni, durante i quali lui prese il Master in Music Performance ed io la laurea in Business Administration all’University of Nevada. Pochi mesi dopo la laurea mi venne offerto un impiego presso una finanziaria di mutui per la casa, qui a San Ramon.
Da allora sono passati due anni e mezzo. La finanziaria purtroppo é fallita e io mi sono trovata senza lavoro da un giorno all’altro. Così questi ultimi tre mesi li ho vissuti un po’ nel caos, cercando di analizzare il mercato del lavoro statunitense e di capire quale potrebbe essere la “mossa” migliore da fare. Ho cercato, insieme ad un ex-collega, di mettermi in proprio e avviare una ditta di mediazione per acquisto immobili e consulenza legale, ma il mercato finanziario in questo momento é in una condizione assolutamente proibitiva per nuovi avventurieri.
Così ho deciso che il mio  prossimo passo sarà continuare il cammino accademico e prendere un Mba alla San Francisco State University. Nel frattempo sto cercando un lavoro da fare fino all’inizio del semestre autunnale che comincerà solo nell’agosto del 2008.
Sono passati quattordici anni da quel giorno piovoso in cui mi presentai negli uffici della Carnival a Londra. Ho pensato tante volte a come sarebbe la mia vita oggi, che tipo di persona sarei se non fossi mai partita, se non avessi mai fatto quelle esperienze, incontrato quelle persone. Non saprei dire se la mia vita sarebbe migliore o peggiore.  L’unica cosa di cui sono certa è che non rimpiango assolutamente nessuna delle scelte che ho fatto. Alcune “mosse” non hanno dato i risultati sperati, il futuro é ancora abbastanza incerto, ma del resto, come si dice qui, «Di certo ci sono solo due cose: la morte e le tasse…».
In tanti anni, non c’é stato un solo giorno in cui abbia pensato: «Che cavolata che ho fatto a lasciare l’Italia…». Certo, a volte é stata molto dura, la nostalgia di casa e della famiglia é sempre viva e presente, ma dopo un po’ si impara a conviverci.  Una delle cose che maggiormente mi aiuta  a vivere serenamente la lontananza da casa è il pensiero della gioia profonda che anche le piccole cose ‘italiane’ riescono a suscitare: il semplice udire una frase tipicamente italiana da parte di un turista di passaggio, oppure il sapore di un certo piatto così simile a quello che prepara mamma hanno il potere di provocare un brivido giù per la schiena… E’ difficile da spiegare, a volte può essere un semplice suono oppure un odore che riporta la memoria al paese natale.
Poi, ovviamente, ci sono gli avvenimenti più tangibili, come il Festival Italiano di Reno, dove centinaia di italo-americani si danno appuntamento per festeggiare con musica, pasta e vino il loro paese d’origine. Oppure la vittoria della Coppa del mondo, un evento talmente grande che è difficile trovare le parole giuste per descriverlo. Ecco, ciò che importa é il pensiero che, nonostante la lontananza, l’italianità me la porto sempre dentro. Penso che uno degli errori più grandi che un italiano emigrato possa fare sia quello di adattarsi al nuovo paese e cercare di dimenticare quello d’origine. In conclusione, consiglio a tutti i giovani di fare un’esperienza all’estero anche di pochi mesi. Ne trarrete beneficio, lo dico soprattutto a quei giovani disillusi oppure anche solo annoiati che criticano o disprezzano l’Italia. Andate a conoscere altri paesi, ci sono opportunità per tutti. Qualcuno deciderà di restare, qualcuno di tornare, ma posso garantire che una cosa  sarà un elemento comune a tutti: la ritrovata “italianità”. Saluti a tutti. Alessandra Mongardi

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