Secondo imolese individuato a San Diego… Oltre a Gabriele Guerrini in questa città della California c’è Wildmer Daniel Gregori, imolese doc ad onta del nome di battesimo: «Ho una mamma con tanta fantasia!» spiega Wildmer.
Al suo attivo ha un’altra esperienza all’estero, nove mesi di Erasmus a Plymouth, in Inghilterra, quando frequentava il 3° anno di università.
Wildmer ha abitato fino ai 16 anni in via Labriola a Imola, poi si è spostato a Casalfiumanese (il suo babbo è il titolare del ristorante “Le Marsiglie”).
Ecco cosa ci racconta.
«Sono Wildmer, per gli amici Willy, studio economia e sono iscritto al secondo anno della laurea specialistica all’University of California, San Diego (Ucsd). Inutile dire che sto vivendo un’esperienza straordinaria.
Uno dei motivi principali che mi ha spinto a partire è stato il desiderio di vedere con i miei occhi cosa sono davvero gli Stati Uniti e capire meglio un popolo (o meglio un insieme di popoli) che appartiene un po’ a tutti noi, per la storia, il cinema, la politica.
Non è facile riassumere in poche righe una realtà che racchiude una miriade di sfaccettature, opportunità e contraddizioni.
La prima sensazione che ho avuto una volta approdato a San Diego è stata quella della grandezza: tutto qui è “più grande”, la maggior parte delle strade sono a quattro corsie per senso di marcia, le macchine spesso hanno ruote alte come una persona (ho provato a descrivere ai miei coinquilini americani com’è fatta una Smart, ma non mi hanno creduto!) e lo spazio che hanno a disposizione per costruire nuove strutture è invidiabile (il campus copre un’area di circa 3 chilometri per 3).
Sono inoltre rimasto sorpreso dall’incredibile varietà di popoli e dalle culture diverse che convivono condividendo gli stessi valori. La California è uno stato dove la parola straniero ha un significato diverso da quello che conoscevo: la disponibilità ad accogliere persone nuove e l’integrazione culturale è una normalità, non è vista come un pericolo, ma come una risorsa.
Dal punto di vista pratico ho trovato molti servizi più veloci ed economici rispetto a quelli italiani: ho aperto un conto corrente in pochi minuti senza incorrere in nessuna spesa di apertura e gestione, non ne esistono per la sua chiusura; ho acquistato un’auto usata in 48 ore pagando 80 dollari tra passaggio di proprietà e bollo annuale.
L’altro lato della medaglia della società americana è il forte individualismo che la caratterizza; l’idea di sfondare, di essere il migliore e di perseguire l’”American dream” portano ad una competizione dura e continua. Nel caso dell’università, il sistema di valutazione è basato sul risultato ottenuto dallo studente in rapporto a quello degli altri, ovvero se il mio compagno di classe va peggio, io vado meglio. La meritocrazia viene quindi fortemente tenuta in considerazione e chi è più bravo ha di più. Da qui si capisce anche la disponibilità degli americani a sopportare talvolta notevoli differenze sociali.
Il concetto di libertà e individualismo è applicato un po’ a tutto, anche nel campo della sanità. Non è stato facile digerire il fatto di dover pagare 449 dollari al trimestre per l’assicurazione medica. In una sola occasione ho avuto necessità di andare all’ospedale: una volta trovata la struttura ospedaliera giusta (qui ci sono anche ospedali riservati ai soli veterani di guerra) e ricevute le cure necessarie, mi è stato chiesto se avevo l’assicurazione medica degli studenti. Ho riposto di sì e mi sono alzato per andarmene. Sbagliato: mi è stato fatto notare che il contratto con l’assicurazione copre solo parzialmente le spese e che era quindi necessaria una somma aggiuntiva. Errore mio, non avevo letto attentamente il contratto…
Un’altra differenza è il disinteresse verso la politica, fatta eccezione per le elezioni presidenziali (ho già visto in televisione il conto alla rovescia: -570 giorni!). Per le elezioni del governatore qui la propaganda è stata assai contenuta. Non ho visto cartelloni, scritte, dibattiti. Inoltre, quando la sera delle votazioni ho chiesto ai miei due coinquilini americani se avevano votato Arnold Schwarzenegger (governatore uscente della California) la risposta di entrambi è stata: «Ah, non sapevo fosse oggi il giorno per votare… e tanto non sarebbe cambiato molto anche se lo avessi fatto»«Ah, non sapevo fosse oggi il giorno per votare… e tanto non sarebbe cambiato molto anche se lo avessi fatto».
Sono rimasto inoltre stupito dal grande numero di italiani presenti a San Diego, in particolare all’interno dell’università, e ho notato quanto siano apprezzati. Molti di loro rimangono a studiare in California perché in Italia non ci sono le condizioni per poter effettuare ricerca e avere prospettive positive: per esempio un dottorato di ricerca in Italia viene pagato 800 euro al mese se si ha la fortuna di ottenere la borsa di studio, mentre qui si parte da 1.600 dollari garantiti.
Ammetto che l’Italia, e in particolare Imola, la famiglia e gli amici mi mancano molto. La lontananza permette di notare e apprezzare sfumature quotidiane che si danno per scontate. Penso ad esempio alle partite di calcio giocate con gli amici il sabato pomeriggio nel parco comunale del quartiere Arcella, alle passeggiate per il centro di Imola, alla cucina romagnola (la piadina e lo squacquerone sono ormai un vago ricordo!) e ai luoghi che mi hanno visto crescere e che sento “miei”. Un pezzo di cuore rimarrà sempre nella scuola superiore che ho frequentato, l’Itcg Paolini: in particolare vorrei salutare la mitica professoressa Arcangela Potente, che non essendosi mai sottratta al quotidiano confronto acceso e costruttivo ha rappresentato per me un fondamentale punto di riferimento, e il team di professori (Obino, Servadei, Ossani, Capra, Cardelli, Belfiore, Xella, Ravaglia, Fornaciari, oltre al preside Faggella), tutte persone che. avendo saputo gestire, controllare e talvolta coadiuvare la mia vivacità, mi hanno permesso di crescere e maturare sia come studente che come persona.
Vorrei infine mandare un forte abbraccio alla persona che più mi manca, ovvero Silvia, la mia ragazza, che rende il desiderio di tornare in Italia ogni giorno più forte.
A tutti un arrivederci presto!
Wildmer Daniel».