Inizieranno domani, 28 agosto, le Paralimpiadi di Parigi 2024, in programma fino a domenica 8 settembre. Quest’anno, tra i 141 atleti italiani che vi parteciperanno ce ne sono tre che, in passato, hanno trascorso un periodo della loro vita nella struttura di Montecatone, a Imola. I loro nomi? Carlotta Ragazzini, Giada Rossi e Stefano Travisani. Non è un caso che siano passati proprio dalla struttura romagnola. A Montecatone, infatti, «l’inserimento dello sport nel progetto personalizzato di riabilitazione del paziente ha lo scopo di utilizzarne i benefici per incrementare i risultati del programma riabilitativo – spiega Roberta Vannini, coordinatrice del programma Riabilitazione tramite Gesto Sportivo -. L’utilizzo del gesto sportivo in modo mirato e specifico, ha l’obiettivo di aumentare la capacità di reazione, la forza e il tono muscolare, la resistenza allo sforzo e la capacità cardiorespiratoria, il controllo del tronco, la coordinazione e la sicurezza nella gestione della carrozzina». È infatti grazie a questo programma che iniziano le storie di questi atleti.
Quello di Carlotta Ragazzini, 23 anni originaria di Faenza, impegnata nel tennistavolo, è il racconto di un evento che le ha cambiato la vita. Scopre questo sport quando, durante il ricovero nell’unità spinale di Montecatone, sente il rumore di uno scambio di tennistavolo proveniente dal terzo piano della struttura, dove si tenevano le attività ricreative. E così, incuriositasi, decide di provare quello che in breve tempo sarebbe diventata una vera e propria passione.
L’amore per il tennistavolo caratterizza anche la vita della 30enne Giada Rossi proveniente da San Vito al Tagliamento. Dopo l’incidente avvenuto nel 2008 all’età di 14 anni (un tuffo nella piscina di casa che le ha causato una tetraplegia), riceve la prima convocazione in Nazionale «da appena diplomata». Si tratta dunque di una vera e propria veterana, in quanto ha partecipato alle Paralimpiadi di Rio nel 2016 e ai Giochi di Tokyo nel 2020, conquistando in entrambe le occasioni un bronzo. Ad accomunare le due atlete non è solo l’amore per lo stesso sport, ma anche la società di cui fanno parte: la società imolese Sport è vita.
L’ultima storia è infine quella di Stefano Travisani, 39enne di Milano, impegnato nel tiro con l’arco. A Stefano lo sport ha tolto tanto, ma anche restituito molto. La sua paraplegia è, infatti, dovuta a un incidente avvenuto nel 2015 in sella alla sua mountain bike. Oggi è, però, una delle punte di diamante della Nazionale. Inoltre, dopo un passato che lega anche lui a Montecatone, dal 2018 è diventato cittadino onorario di Dozza per meriti sportivi e nel 2020 ha partecipato ai Giochi di Tokyo conquistando la medaglia d’argento nel mixed team. Sono storie, le loro come quelle di altri, che trasudano sofferenze, ostacoli, ma anche gioie e soprattutto rinascita perché, come ricorda Travisani: «Quando tutto sembra finito, è proprio là che comincia la storia».
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