È il tema dei ristori del fondo mutualistico Agricat a tenere banco in questi giorni per i produttori agricoli del territorio emiliano-romagnolo. «Sono migliaia le aziende nella nostra regione che in questi giorni stanno ricevendo una risposta di diniego totale o parziale da parte del fondo Agricat per i ristori dei danni derivati dagli eventi catastrofali del 2023» è il grido d’allarme lanciato da Coldiretti e dalle altre organizzazioni di categoria.
Gli episodi in questione sono le gelate tra marzo e aprile e l’alluvione del maggio 2023, che hanno comportato in alcuni casi perdite fino all’80% della produzione dell’anno. «Non è accettabile – sostiene la Coldiretti regionale – che così tante domande non siano state ammesse, anche considerando che Agricat è stato pensato per dare sostegno agli agricoltori che abbiano subito danni alle proprie coltivazioni in conseguenza di un evento catastrofale ed è in gran parte finanziato con i fondi spettanti agli agricoltori dalla Pac (Politica Agricola Comune, interamente finanziati dalla UE, ndr)».
«Gli agricoltori versano il 3% al fondo rinunciando a una percentuale della Pac, i contributi che vengono assegnati a livello europeo alle diverse produzioni agricole e che sono stati a loro volta tagliati in maniera consistente – commenta Luana Tampieri, presidente di Cia -Agricoltori Italiani Imola -. Si tratta di tutele importanti perché da tre anni i cambiamenti climatici incidono in maniera più che consistente sulla produttività e non abbiamo molte armi per difenderci. Agricat che, ribadisco, è pagato dagli agricoltori, doveva essere uno strumento efficace per la difesa, mentre si sta dimostrando solo un altro modo fallimentare di gestire il rischio. Le lettere che stanno arrivando di rifiuto totale o parziale dei risarcimenti dimostrano che la gestione burocratica di queste risorse è lenta e male organizzata e rischia di far saltare il banco e di lasciare senza contributi le nostre aziende».
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