Con ricorrente frequenza compaiono su testate giornalistiche notizie relative all’unificazione di Diocesi confinanti in tutta la penisola italiana, spesso in occasione del settantacinquesimo compleanno di un vescovo. A quell’età infatti la vigente normativa canonica prescrive ai presuli di presentare al pontefice le dimissioni dalla guida della Chiesa locale loro affidata.
In questi casi la Santa Sede, avuto riguardo al bene dei fedeli, con lungimirante saggezza da diversi anni considera con attenzione in primo luogo se sia opportuno unificare la Diocesi vacante con una limitrofa. Può trattarsi di una unificazione in persona episcopi, cioè con unico vescovo che assume il governo pastorale di due Diocesi, che però mantengono la loro distinzione territoriale, giuridica e amministrativa. Oppure può consistere in una vera e propria unificazione, con la creazione di una nuova Diocesi, che comprende il territorio di entrambe, con un unico vescovo e un’unica curia.
È interessante rammentare come il concordato sottoscritto l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e il Regno d’Italia, di cui ricorre in questi giorni il 95° anniversario, all’art. 16 prevedeva che «Le Alte parti contraenti procederanno d’accordo, a mezzo di commissioni miste, ad una revisione della circoscrizione delle diocesi, allo scopo di renderle possibilmente rispondente a quella delle province dello Stato». Si trattava di una prescrizione fortemente voluta da Benito Mussolini che, intendendo utilizzare la struttura gerarchica ecclesiastica come instrumentum regni, riteneva più funzionale ai suoi scopi l’esatta sovrapposizione con l’articolazione territoriale pubblica, allora strutturata in Comuni e Province (l’ente Regione a quel tempo non esisteva). Ma i territori diocesani, spesso esistenti da oltre un millennio, si sono delineati nel corso del tempo rispondendo a criteri di reale necessità pastorale, geografica e storica, spesso divergendo dalle esigenze politiche e di potere coeve. Il progetto viene così rapidamente abbandonato. La revisione concordataria del 1984 in effetti non fa più menzione di questa surrettizia omologazione, limitandosi a precisare all’art. 3 che «La circoscrizione delle Diocesi e delle Parrocchie è liberamente determinata dall’autorità ecclesiastica», stoppando qualunque ipotesi di indebita interferenza. Allora come oggi.
Andrea Ferri