All’ospedale di Imola tornano i clown del sorriso per «veder ridere i bambini»

Dopo tre anni di assenza causa pandemia, i pagliacci con il naso rosso sono tornati nel reparto di pediatria dell'ospedale: «Siamo stati lontani dai bimbi per troppo tempo»

per i bambini la pandemia è stata più dura che per agli adulti. E per quelli obbligati a rimanere in ospedale, il Covid non solo ha aggravato la solitudine, ma ha anche impedito la presenza degli operatori del sorriso, che prestavano i loro servizi per alleviarne la condizione. Finalmente, però, dopo quasi tre anni di assenza, il 12 marzo scorso i volontari imolesi sono tornati a dispensare buonumore nel reparto di pediatria dell’ospedale di Santa Maria della Scaletta. «Siamo stati lontani dai bimbi per troppo tempo – dichiara Antony Spinelli, l’imolese referente regionale delle attività di clownerie che, quando si traveste, diventa Quokka, il pagliaccio sorridente -. È vero che diamo tanto per questa attività, ma riceviamo molto di più».
Per diventare un clown di corsia o, ancor di più, un clown dottore, non basta indossare un naso rosso e un camice. «Clown si diventa, non ci si improvvisa. Svolgiamo lunghi corsi di formazione per diventare operatori del sorriso, non è un percorso semplice. Bisogna seguire, ad esempio, i corsi di volontario generico, quello di operatore sociale, poi di operatore del sorriso e infine di clown dottore. Sono centinaia di ore».

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