20, Luglio, 2025

Imola, centinaia di persone in piazza per una preghiera di pace

Il vescovo Mosciatti: «A volte la nostra speranza, la fede, sembrano spegnersi. È in questi momenti che dobbiamo sottenderci a vicenda»

Nonostante il freddo, nonostante il vento, nonostante la pioggia. Centinaia di persone si sono ritrovate sotto i portici di piazza Matteotti (e sotto gli ombrelli) per l’appello per la pace lanciato da Diocesi, Comune e confessioni cristiane del nostro territorio. Una serata di preghiera e canti in cui le bandiere dell’Ucraina hanno sventolato in piazza Matteotti. “Noi vogliamo la pace”, “via le mani dall’Ucraina” si legge in italiano e in ucraino sui cartelli esposti da alcune persone della comunità ucraina di Imola. Ed è proprio a loro che il sindaco Panieri si è rivolto aprendo con il suo intervento la veglia di preghiera organizzata dalla Diocesi di Imola: «A loro un abbraccio fraterno – afferma il sindaco -. Imola è una città di pace, che ripudia la guerra e condanna fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un atto di guerra unilaterale, sconsiderato, inaccettabile, una violazione del diritto internazionale ingiustificabile da ogni punto di vista. Quello che sta accadendo riguarda tutti noi».
Sul palco è quindi salito il vescovo Mosciatti, che ha voluto sottolineare la scelta simbolica delle candele accese: «Ognuno di noi può essere portatore di pace in virtù del battesimo, della fiamma che ci è stata accesa e consegnata quel giorno. A volte la nostra speranza, la fede, sembrano spegnersi, è in questi momenti che dobbiamo sottenderci a vicenda. Perché la pace nasca dai cuori che accolgono l’amore e la luce di Cristo. Tutto il mondo sta provando angoscia e preoccupazione per quanto sta accadendo in Ucraina. Dobbiamo tutti fare un serio esame di coscienza davanti a Dio. Che è Dio della pace e non della guerra, di tutti e non solo di qualcuno, che ci vuole vuole fratelli e non nemici».
Pace e preghiera sono parole che si ritrovano spesso nell’intervento di padre Vasyl Romaniuk, sacerdote che segue la comunità ucraina greco-cattolica di rito bizantino imolese: «Grazie a tutto il popolo italiano, al vescovo e al sindaco – le parole di padre Vasyl -. Grazie perché consolate ogni ucraino, perché avete telefonato a coloro che conoscete. Io ho ricevute tante telefonate. In tutte le manifestazioni nelle piazze si sono riunite le persone che vogliono la pace, che non restano indifferenti. Che sentono questo dovere di portare la luce, di cui abbiamo bisogno. Nella realtà ci sono anche le tenebre: il nostro compito è portare la luce con tutta la forza che abbiamo».
«In questi momenti è facile indicare, puntare il dico contro l’altro, anche contro Dio – sottolinea invece padre Marius Cote, parroco della Chiesa ortodossa rumena di Imola -. Ognuno possa fare pace con Dio e con il mondo intero. Da sacerdote, non conosco arma più forte contro ogni tipo di guerra che la preghiera. La preghiera vuol dire fede, amore e speranza». Ed è proprio l’importanza della preghiera, in attesa di poter fare qualcosa di concreto, il cuore dell’intervento del pastore Francis Appiah della Chiesa evangelica: «Tutti noi possiamo fare qualcosa se preghiamo come se fossimo uno di loro. Non possiamo andare là con il nostro corpo, ma con la nostra preghiera, con la nostra pace. E così vedremo la differenza».
Il video completo della veglia di preghiera è disponibile sul nostro sito (fai click qui), sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube!


 

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