Il vescovo Mosciatti accende il cero pasquale, che simboleggia la luce di Cristo risorto che vince le tenebre della morte e del male. Foto Isolapress


03/04/2021
Messa nella notte di Pasqua

Carissimi,
anche quest’anno ci troviamo a vivere la Santa Pasqua nel contesto della pandemia. Dobbiamo essere sinceri, speravamo che non fosse così eppure in questi mesi ci siamo trovati tutti in una realtà che non avremmo desiderato, impensabile: a distanza, isolati, impediti a compiere tanti gesti, limitati.
Come possiamo allora guardare la realtà che è davanti a noi senza soccombere allo smarrimento o alla rabbia? Occorre guardare alla profondità del nostro bisogno, il bisogno di qualcuno che si prenda cura delle nostre ferite, che ci risollevi dalla nostra afflizione.
Papa Francesco ci ha detto domenica scorsa: “Cosa maggiormente stupisce del Signore e della sua Pasqua? Il fatto che Lui giunge alla gloria per la via dell’umiliazione. Egli trionfa accogliendo il dolore e la morte, che noi, succubi dell’ammirazione e del successo, eviteremmo. Questo stupisce: vedere l’Onnipotente ridotto a niente. Lo ha fatto per noi, per toccare fino in fondo la nostra realtà umana, per attraversare tutta la nostra esistenza, tutto il nostro male.”
Ed ora, questa notte, risplende l’annuncio che ha attraversato tutta la storia ed è giunto fino a noi: Cristo è risorto. “Morte e Vita si sono affrontate in un duello straordinario: il Signore della vita era morto, ora, regna vivo. Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria di Cristo risorto; e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le vesti; Cristo mia speranza è risorto e precede i suoi in Galilea.” (dalla liturgia).
La cosa più importante è che la Risurrezione di Cristo è un avvenimento. Ed è un avvenimento che è una persona che è morta ed è risorta e che quindi è viva adesso. Se è un avvenimento non può essere ridotto a dottrina o a formule morali. E’ qualche cosa a cui si partecipa, è qualche cosa con cui si va. Se è un avvenimento ed è un fatto fisico allora il problema diventa ancora più importante. Perché l’uomo, l’uomo concreto, io e te, non può essere se stesso senza Cristo. Anzi, è meno uomo.
Noi, con i problemi che abbiamo, con le esigenze e le speranze che abbiamo, senza Cristo non possiamo essere noi stessi. Ce lo dice Lui stesso: “senza di Me non potete fare niente” e che questo non sia un modo di dire ce ne accorgiamo tutti i giorni. Ci diamo tanto da fare e non costruiamo, senza di Lui è come costruire sulla sabbia, appena arriva la tempesta tutto crolla. Come è drammatico rendersi conto di questo nelle circostanze che viviamo.
Se la Risurrezione di Gesù è un avvenimento è qualcosa da riconoscere, è un fatto, è qualcuno che vive, che è presente. Allora se vogliamo essere veri umanamente, seri, realmente costruttivi, dobbiamo avere rapporto con Lui. E allora tutto quello che è profondamente nostro, la sensibilità, la curiosità per il bello, il giusto, il vero, l’amore per la natura, per l’amicizia, per gli affetti, tutto è nella posizione giusta, valorizzato ed esaltato se è vissuto nel rapporto con Lui, con Cristo. Altrimenti è la vittoria del nulla, del niente, di ciò che non resiste e che è destinato alla morte.
Tutto questo si realizza nel grande Sacramento del Battesimo che celebriamo questa notte: “Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, perché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.” (Gv 3,26-27) L’incontro con Cristo, nella nostra vita, con il Battesimo, ha iniziato a diventare un evento reale per noi. Siamo stati afferrati da Cristo, ed abbiamo accettato di essere parte dell’avvenimento di Cristo. Come ogni fatto può avere una apparenza fragilissima, ma con quell’incontro che ha una data precisa e anche dei testimoni, ha avuto inizio qualcosa di irriducibilmente nuovo in noi. In una compagnia cristiana viva si comincia a sperimentare una novità di vita. La mia persona partecipa al Mistero della persona di Cristo. “Voi che siete stati battezzati vi siete immedesimati con Cristo” (Gal 3,27) dice Paolo. Tanto che non esiste più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, ma tutti voi siete uno, una persona sola in Cristo Gesù.
Cristo, nella Risurrezione assimila tutto a sé, tutto in Lui consiste. E questo si realizza nel Battesimo, dove la Risurrezione di Cristo penetra nella storia, è il Corpo di Cristo Risorto che vive nel mondo. E’ l’inizio di una personalità nuova, di una creatura nuova nel mondo. E allora l’Eucarestia è il cibo del cammino, alimento vero della persona, della sua speranza.
Tutti gli uomini hanno bisogno ultimamente di una cosa: la certezza della positività del loro tempo, della loro vita, la speranza. E questo dentro il tempo che viviamo è proprio evidente. L’annuncio di Cristo risorto è proprio l’affermazione della positività della realtà; senza la Risurrezione di Cristo c’è una sola alternativa: il niente.
Con il Battesimo Cristo ci prende, si rende presente, in quanto Risorto, in ogni tempo, attraverso tutta la storia. Lo Spirito di Gesù, cioè del Verbo fatto carne, si rende sperimentabile, per l’uomo di ogni giorno, nella Sua forza redentrice, nel cambiamento radicale che produce in chi si imbatte in Lui.
E’ proprio un alba nuova all’orizzonte della nostra vita, l’esperienza di un significato positivo del tempo, cioè di qualcosa di più grande e più forte del male, e di più potente dell’angustia e della fatica del presente.
Mons. Giovanni Mosciatti
Vescovo della Diocesi di Imola