L’apostolo

Il sabato 13 luglio 2019 è avvenuta la consacrazione episcopale di monsignor Giovanni Mosciatti e l’inizio del suo ministero episcopale nella Diocesi di Imola. In merito mi sovviene l’articolo del Credo: «Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica». Don Giovanni, così si fa chiamare, è stato inserito con l’ordinazione episcopale nel Collegio apostolico, quindi successore degli apostoli che guidano la Chiesa e a Lui è stata particolarmente affidata la Chiesa imolese. Attraverso il vescovo la nostra Chiesa continua ad essere una, unita alle altre Chiese in primis alla Chiesa di Roma e al suo vescovo, il papa. È anche santa, perché riceve la Grazia di Cristo che continua a fluire dal Cristo morto e risorto. È anche cattolica, perché diffusa in tutto il mondo e chiamata ad evangelizzare nel mondo, la presenza di missionari/e figli di questa chiesa nel mondo sono un segno di fedeltà a questa vocazione. È cattolica anche perché Cristo ci dona attraverso i sacramenti la pienezza della redenzione se noi apriamo il nostro essere al mistero di amore, di misericordia, di perdono. Il vescovo ha il compito di insegnare e attualizzare il vangelo ai fedeli, di santificarli coi sacramenti e la preghiera personale, e di guidarli come Cristo buon Pastore a testimoniare la fede nella vita quotidiana e all’incontro definitivo col Cristo glorioso. Il 25 giugno u.s. abbiamo celebrato il primo anniversario della morte del vescovo emerito Giuseppe Fabiani, il cui magistero fu sintetizzato “La verità vi farà liberi”, titolo del libro ricordo. Domenica 12 luglio alle ore 21 il vescovo Giovanni Mosciatti celebrerà la santa Messa di ringraziamento a cui siamo invitati a partecipare. Ma anche ogni assemblea eucaristica è invitata a ricordare l’evento e a pregare per la nostra Chiesa. Il nostro animo deve essere grato al Signore per aver avuto un altro vescovo. Un grazie personale a lui per il suo sì al Signore per noi. Ritengo che la pandemia segni un cambio di epoca, ossia di modo di vivere superando la società dell’avere in quella dell’essere per costruire la civiltà dell’amore profetizzata da San Paolo VI, mettendo al centro della vita l’amore di Dio e del prossimo, per rendere più umano, più equo il mondo. Dobbiamo riscoprire la centralità dell’Eucarestia, come i martiri di Abitene: «Senza la domenica non possiamo vivere. Facciamo nostra la preghiera eucaristica! Fa che la Chiesa imolese si rinnovi nella luce del Vangelo. Rafforza il vincolo dell’unità fra i laici e i presbiteri, fra i presbiteri e il nostro vescovo Giovanni, fra i vescovi e il nostro papa Francesco: in un mondo lacerato da discordie la tua Chiesa risplende segno profetico di unità e di pace».

Monsignor Giovanni Signani

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