Martedì 27 febbraio alle ore 20.45, nella chiesa di San Pio a Imola, sarà presente al secondo appuntamento dei Quaresimali Roberto Vecchioni: cantautore, paroliere, scrittore, poeta, ex insegnante, accademico e attore.
Il professore presenterà il suo ultimo libro “La Vita che si ama – Storie di felicità“, nel quale affronta la sfida dell’essere felici attingendo dalla propria biografia. Si potrebbe pensare che i racconti siano la raccolta dei suoi successi, della fama, degli applausi ricevuti durante la sua ricca e lunga carriera musicale e non solo; si tratta, invece, del racconto di storie semplici, bizzarre “favole” vissute insieme ai figli e ai priori cari. Gli episodi sono comici, drammatici, veri e sono un tentativo di definire la ricerca e il raggiungimento della felicità, felicità che molte volte viene confusa con la serenità. Vecchioni, infatti, sostiene che la felicità galoppi, corra sempre vicino al nostro fianco e che siamo noi a non vederla, poiché c’è altro che impedisce di scorgerla; tuttavia c’è sempre, anche nel dolore e nella malinconia. Le condizioni di uno dei suoi quattro figli, affetto da sclerosi multipla, e il suo stato di salute (senza un rene, senza mezzo polmone e con problemi cardiaci) fanno intuire che la ferita è vera e profonda. La cosa ancor più sorprendente è come Vecchioni riesca a stare di fronte a tutto questo, dichiarando che davanti al dolore riconosce sempre la gioia: “trovo sempre il modo di essere felice”.
Una persona che ha un tale sguardo su quanto gli accade è interessante da incontrare, poiché anche se ha vissuto in un contesto culturale, sociale ed educativo molto diverso dal nostro, prova a rispondere alle stesse domande sulla vita, sul dolore e sul destino che spesso pungolano anche noi; inoltre, un desiderio così grande di felicità, evidente nei vari racconti, non può che essere il frutto di un cammino di ricerca e di uno spiccato senso religioso. Il professore si dichiara credente e in alcune interviste ha affermato che “il suo dialogo non è col Dio punitivo della Bibbia, ma piuttosto con quello dei Vangeli….”. Il suo rapporto con Dio affiora in modo inequivocabile nelle canzoni degli ultimi anni. Un esempio su tutti: il Dio complice nella canzone “la stazione di Zima” (che in russo significa “inverno”) “non scendere, continua con me questo viaggio”.
Nel libro, oltre alle canzoni, sono presenti anche squarci letterari ed alcuni avvenimenti accaduti insieme ai suoi studenti durante i suoi anni di insegnamento, l’altro suo percorso professionale mai trascurato e rigorosamente compiuto al punto da dichiarare che “un insegnante deve essere credibile, un cantautore può esserlo meno”.
Paolo Saguatti e Francesca Marchi