La vera speranza per l’uomo moderno

Papa Francesco continua a stupirci. Anzitutto perché, come ha saggiamente affermato monsignor Cavina, si prende cura non solo delle grandi realtà ecclesiali ma anche di quelle più piccole, come un padre che ama intensamente ognuno dei suoi figli. Ma ciò che sorprende è soprattutto la modalità con cui coglie, nella drammatica condizione umana, una possibilità sempre nuova di ripresa, uno sguardo sull’esistenza che focalizza il vero problema dell’uomo di ieri e di oggi. Nella omelia in Piazza dei Martiri a Carpi, riflettendo sul Vangelo, il Santo Padre si è espresso con queste parole: «Attorno a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro. Da una parte c’è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale che, attraversata dall’angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta, un’oscurità interiore che pare insormontabile. La nostra anima, creata per la vita, soffre sentendo che la sua sete di eterno bene è oppressa da un male antico e oscuro. Da una parte c’è questa disfatta del sepolcro. Ma dall’altra parte c’è la speranza che vince la morte e il male e che ha un nome: la speranza si chiama Gesù. Egli non porta un po’ di benessere o qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà». Per questo decisamente dice: “Togliete la pietra!” e a Lazzaro grida a gran voce: “Vieni fuori!”». Papa Francesco davanti alla piazza gremita di gente, accorsa per incontrarlo e ascoltarlo, non ha tentennato nell’indicare la strada per uscire dai sepolcri nei quali tante volte soffochiamo il nostro anelito di vita: ferite, rancori, rimorsi, peccati ripetuti… E ancora ha sottolineato il fatto che noi stessi, a volte, preferiamo, con il nostro individualismo, lasciarci sprofondare nell’angoscia. Quale strada? «Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione del cuore, la via dell’“Alzati! Alzati, vieni fuori!”. È questo che ci chiede il Signore, e Lui è accanto a noi per farlo». I presenti, molti dei quali colpiti dal terremoto che ha così pesantemente devastato questa terra, e pure dalla non facile situazione nella quale tutti ci troviamo a vivere, sono stati sollecitati ad una rinnovata speranza. E una strana e rinnovata letizia appariva nello sguardo dei presenti, non perché i problemi fossero all’improvviso scomparsi! La vivida percezione della presenza di Cristo, la Sua chiamata ad uscire dai nostri sepolcri, riempie il cuore e rilancia con rinnovata intelligenza ed energia nella ricostruzione di sè e del mondo.

Don Pierpaolo Pasini

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